La notizia della morte di mio fratello Fabio ci aveva sconvolto non poco, per giorni interi mia madre si era rifiutata di uscire dalla sua stanza, non mangiava più e di notte la sentivo camminare avanti e indietro, recitando rosari su rosari.
Maria e Pietro avevano cercato di farla ragionare, ma lei era irremovibile.
-Cosa possiamo fare con lei?- domandò Maria.
-Non saprei...- Pietro si accasciò sulla sedia subito dopo aver finito di cenare. -Potrei provare a portarle da magiare, ma dubito che lo accetti.-
Io nel frattempo ero rimasto con lo sguardo perso nel vuoto, il colpo di aver perso una persona cara aveva preso anche me, ma non ero del tutto tranquillo perché rischiavo di perdere anche l'uomo che amavo.
Non avere notizie di Viktor mi faceva stare male. Se mi soffermavo troppo a pensare a questo, stavo doppiamente in ansia.
Il giorno successivo, Isabella si decise ad uscire dalla camera. -Dobbiamo andare in chiesa!-
-Ma è ancora presto. Non hanno nemmeno aperto...- si lamentò Maria, stringendosi nel suo scialle di lana.
Ormai il freddo si era fatto vivo e al mattino il sole sorgeva dopo le otto.
-Non importa... aspetteremo fuori...- Isabella si mise un cappotto pesante.
-Allora vacci da sola!- Maria si impuntò.
-Come vuoi!- era la prima volta che sentivo mio madre rispondere con tono freddo e quasi distaccato. -Lorenzo! Andiamo!-
-Madre io...-
-Vieni!- urlò.
Feci quello che mi disse senza obiettare e in un attimo mi misi addosso degli abiti pesanti.
Per le vie del paese vi eravamo soltanto noi, la natura era ancora immersa nel buio e il ghiaccio si era depositato sulle piante.
Appena giunti davanti all'ingresso della chiesa, restammo in attesa che il parroco venisse ad aprire.
Il tempo passava a rilento è il freddo cominciava ad insinuarsi nelle mie ossa, nel frattempo il sole cominciava a spuntare all'orizzonte. Istintivamente guardai verso di esso. E rimasi di pietra quando mi parve di scorgere due figure in lontananza. Una di loro la riconobbi immediatamente. Era Viktor.
Senza pensarci due volte corsi verso di lui, ignorando i richiami di mia madre.
Corsi con quanto fiato avessi in corpo, rinvigorito dalla presenza di Viktor. Lui alzava il braccio per farsi notare da me.
-Sei qui...- dissi, riprendendo fiato.
-Ho mantenuto la promessa... e come puoi vedere non sono solo...- indicò la persona dietro di lui.
Sbigottito esclamai. -Fabio... sei davvero tu?- cercai di vederlo meglio. -Avevano detto che eri morto.-
Viktor rispose al posto suo. -L'ho trovato lungo il cammino... voleva salutarti.-
-Certo... nostra madre sarà felice di vederti.-
-Mi dispiace Lorenzo, ma tuo fratello non può seguirti.-
-Ma che dici Viktor...- provai a scostarlo, ma il suo corpo era quasi irraggiungibile. -Che succede?-
Il silenzio di Viktor fu la risposta.
-No. Ti prego.- cominciai a piangere.
-Lorenzo mi dispiace, ma non devi disperare.
Noi saremo sempre accanto a te.- la voce di Viktor era dolce e melodiosa.
-Ti amo....-
-Anche io... sei la prima persona che io abbia amato con tutto il mio cuore.-
Mi trovavo inginocchiato ai suoi piedi e non appena il sole lasciò l'orizzonte, per prendere il suo posto in cielo, l'immagine di Viktor e Fabio scomparve.
Ho amato Viktor nonostante lo squallido mondo in cui vivevamo, segnato non solo dalla guerra ma anche dai pregiudizi razziali. Ma era stato proprio il nostro amore che mi aveva dato la forza per andare avanti. E lo avrei fatto per il resto della mia vita.
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Il conflitto del cuore
RomantikAnno 1943. Il giovane Lorenzo fugge da Milano con i genitori, trovando rifugio dalla zia nella cittadina di PonteVecchio. Ma la tranquillità di quel paese quasi fiabesco, viene interrotta dall'arrivo di un piccolo convoglio di soldati dell'esercito...