❄︎ Prologo ❄︎

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Urla, urla, solo urla.
Guardavo i miei fratelli terrorizzata, consapevole che in quel momento toccasse a me ricevere lo stesso trattamento. Però no: il mio turno non arrivò mai. Fu un momento, li guardai per l'ultima volta per chissà quanti anni e fuggii. Cominciai a correre più forte che mai e scappai perfino dalle grinfie di mio padre, uscendo dalla porta e dal cancello.
Non smisi, continuai a correre senza una meta precisa e delle lacrime cominciarono a scorrere sul viso.
Ero solo una bambina quando scappai di casa, non avevo un posto in cui rifugiarmi né tantomeno la forza di domandarmi come avrei fatto a sopravvivere senza un soldo e in mezzo alla strada.
Mi fermai dopo chissà quanti minuti di corsa, ormai convinta di essere fuori pericolo, guardando il parco dove ero finita.
Era sera, poco ma sicuro, ma non seppi con certezza che ore fossero.
Cercai di calmarmi: avevo il respiro trafelato e singhiozzavo di tanto in tanto cercando di evitare che le lacrime scorressero sul mio volto.
Per quella notte sapevo di non avere altre alternative che cercare una posizione comoda lì, sdraiata sulla terra, oppure tornare a casa e subirmi sia il pessimo carattere di mio padre che, probabilmente, l'odio dei miei fratelli per averli abbandonati.
No, non mi sarei fatta fregare dalla seconda opzione.
Fortunatamente fin da piccola ero sempre stata una bambina molto intelligente per comprendere la situazione, analizzarla e agire di conseguenza.
Come dettava l'altra opzione, mi rannicchiai su me stessa, appolaiandomi vicino ad un albero.

Venni svegliata il mattino dopo da qualcuno che mi scuoteva piano.
"Kacchan, guarda!"
"Deku, non perdere tempo!"
"Ma Kacchan-"
Aprii gli occhi piano, guardandomi intorno. Ero dove mi ero addormentata, le guance ancora umide dal pianto. Accanto a me c'era accovacciato un bambino, aveva i capelli verdi e due grandi occhi curiosi dello stesso colore. Qualche lentiggine spruzzata sul volto gli dava un aspetto ancora più angelico, mentre mi porgeva la mano. Non troppo distante, dietro di lui, c'era un altro bambino. Aveva i capelli biondi, gli occhi rosso rubino, riempiti di curiosità dopo avermi vista.
"Io sono Izuku Midoriya" disse il primo con un sorriso dolce.
"Katsuki Bakugou" rispose l'altro avvicinandosi.
"Miya" risposi solamente. Non ci tenevo a presentarmi per ciò che veramente ero.
"Cosa ci fai qui tutta sola?" domandò cautamente ma in maniera gentile Midoriya.
"Non volevo stare a casa... mamma e papà-" mi fermai. Ebbi una sorta di tuffo al cuore: i miei fratelli. Mi sentivo estremamente in colpa.
"Fa freddo, non trovi?" domandò Bakugou.
A pensarci ora riderei e basta. Bakugou gentile... già, ancora non aveva manifestato il suo Quirk.
Annuii lentamente, dando la colpa anche alla mia di unicità.
"Andiamo a casa mia" continuò il biondo ottenendo un cenno del capo positivo da parte di Midoriya.

Il tragitto tra il parco e casa di Bakugou era relativamente breve, difatti dopo poco tempo lui stava bussando

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Il tragitto tra il parco e casa di Bakugou era relativamente breve, difatti dopo poco tempo lui stava bussando. Io ero rimasta in silenzio per tutto il tempo, ancora scossa dalla sera precedente, ma in fondo rincuorata dall'aver trovato degli amici. O almeno, qualcuno con cui stare, dato che già mi mancavano i miei fratelli.
Ci aprì poco dopo una donna alta, uguale a Katsuki, che prima salutò i due e poi si accorse della mia presenza. Nonostante ciò, mi fece entrare comunque. Ancora oggi le sono infinitamente grata.

"Lei è Miya" mi presentò Katsuki, forse intuendo che non avevo molta voglia di parlare. "L'abbiamo trovata a dormire nel parco!" continuò subito dopo facendomi arrossire e nascondere nel colletto della maglia.
"Dormire... al parco? Come mai?" domandò la donna, Mitsuki, giustamente confusa.
"Non volevo più stare con mamma e papà" mormorai appena.
"Non è il modo giusto di reagire.
Di sicuro saranno preoccupati per la tua assenza!" cercò di dire. Restai con uno sguardo abbastanza apatico. Gli unici preoccupati... beh, tra di loro non ci sarebbe stato mio padre di sicuro. "Scommetto che stasera, quando tornerai a casa, sarà tutto sistemato!" evitai nuovamente di rispondere, accettando solo la colazione che mi aveva preparato.

Passarono tutto il giorno a farmi domande e cercare di conoscermi meglio, riuscendo anche a farmi sentire a mio agio. Solo, sfortunatamente, il pomeriggio era giunto a termine e Izuku doveva tornare a casa.
"Ci vediamo domani, promesso!" esclamò prima di tornare alla sua abitazione. Mitsuki ci raggiunse in camera di Kacchan poco dopo.
"Penso sia meglio che vada anche tu, i tuoi genitori saranno veramente preoccupati!"
Mi vennero improvvisamente in testa tutte le punizioni che avevo subito, le parole ricevute, la consapevolezza di esser loro inutile.
Scoppiai a piangere scuotendo la testa terrorizzata.
"Non voglio tornare a casa! Mamma e papà... non sono bravi! Vogliono solo sfruttare i miei fratelli!" singhiozzai lasciando stupiti gli altri due.

A differenza di Kacchan, io ero spesso tagliata fuori dal comportamento... come dire... brusco di Mitsuki. Con me si era sempre dimostrata gentile e, da quel giorno, le devo solo essere grata.
Mi aveva donato una casa e da lì, in giro, mi conoscevano come Miya Bakugou.
E sì, non ne potevo essere più contenta.










| Spazio autrice |

Ciau :)
È stato un parto scrivere questo prologo, è dallllll 25/05 che tento di scriverlo ma continuava a non piacermi e non mi piace nemmeno ora, rip.

Quiiindi
Ci immergeremo presto in quest'avventura, spero sia di vostro gradimento!

Baci,

-Vic🖤

𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐲 | Mʏ Hᴇʀᴏ AᴄᴀᴅᴇᴍɪᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora