Era il 1557.Dopo la scomparsa di Carlo Orsini, dittatore della signoria veneta, morto per mano di una congiura da parte di una famiglia rivale che aspirava al potere, il comando passò alla figlia Anna, ragazza con grandi capacità, ma ancora giovane e inesperta.
_______________________________________POV ANNA
Vi starete chiedendo quanto dura un viaggio in carrozza dall'Italia alla Francia per raggiungere la corte di Caterina de Medici.
Erano passati 5 giorni dalla mia partenza e la meta era ancora lontana. Non che io mi stessi lamentando della durata del viaggio, si sa che i cavalli hanno bisogno di riposare, ma l'ansia e l'adrenalina si stavano impossessando del mio corpo ed erano difficili da controllare.
Da quando i miei genitori non erano più con me, le emozioni erano aumentate ma erano più complesse. Esternarle significava rendersi deboli agli occhi degli altri nobili, che in un soffio mi avrebbero portato via la posizione che mio padre aveva creato per me.
Ma dovevo farcela.
L'impressione che dovevo dare ai reali francesi era tutt'altro che quella di una ragazzina giovane e inesperta. Sono l'erede della signoria veneta e mi devo mostrare forte e sicura.Per ingannare il tempo rileggevo e rileggevo la risposta alla lettera che mandai a mio zio, cardinale influente nel Vaticano, unico parente a me caro rimasto in vita.
Quella lettera che scrissi con tanto dolore e che ricordavo a memoria per tutte le volte che avevo cambiato le parole, cercando sempre il modo migliore di apparire forte e capace di andare avanti.Ma facciamo un passo indietro: cosa scrissi effettivamente a mio zio?
"Caro zio Giuliano,
Sono la tua Anna. Ti è giunta notizia che tuo fratello è venuto a mancare poco meno di un mese fa? Bene, ora la signoria veneta si aspetta qualcosa da me.
Come puoi capire ho le idee molto confuse e non posso permettermi di fare passi falsi. Tutto dipende da me e ho bisogno che tu mi dia consiglio su cosa fare.
Raggiungimi al più presto.
Tua, Anna. "*3 settimane prima*
Era arrivato il giorno: mio zio era giunto in città. Non ero riuscita a dormire perché l'ansia aveva deciso di farmi compagnia tutta la notte. Quando finalmente ero riuscita a prendere sonno, però, erano le sette e poiché era già giorno, la luce che filtrava dalle finestre non ci mise molto a svegliarmi.
Decisi di alzarmi e, dopo essere passata dal bagno, le mie domestiche mi mostrarono alcuni vestiti, più modesti del solito poiché non volevo dare nell'occhio mentre mi recavo in piazza. Ne scelsi uno verde con uno scialle rosso e preferii non indossare nessun gioiello.Uscii di casa e mi recai nella stalla per recuperare il mio cavallo: un grande cavallo bianco, che apparteneva a mio padre, a cui, quindi, ero molto legata. Purtroppo stava iniziando a diventare vecchio e, con il passare del tempo a ogni passeggiata, anche se piccola, si stancava sempre più.
<<Buongiorno, Charles. Ti trovo bene stamattina! >> gli dissi accarezzandolo. Era tanto bello quanto in gamba ed ero sicura che dopo la sua morte mi sarebbe mancato parecchio.
Salii in sella e mi recai in piazza per raggiungere mio zio. La strada sembrò molto breve poiché la fretta era grande e il tempo per agire era poco.
Lui era già lì, proprio come me lo ricordavo ma con qualche ruga in più, che scrutava i passanti attentamente nel tentativo di scorgere sua nipote. Indossava un abito lungo proprio come la sua barba, ben curata e dello stesso colore grigiastro dei suoi capelli.
Scesi dal cavallo e, dopo averlo legato ad un palo di legno, corsi incontro a mio zio.
<<Buongiorno zio, bentornato a casa>> dissi con la voce che tremava per la gioia.
<< Anna! Come sei cresciuta...>> mi disse abbracciandomi.
<<Allora, come stai?>> mi chiese con una voce molto più dispiaciuta della precedente.
<<Non preoccuparti per me, starò bene. Non l'ho ancora superata del tutto ma il dolore diminuirà prima o poi. Tu come stai? D'altronde non sono l'unica ad aver perso qualcuno.>>
<<Non lo vedevo da molto tempo e mi è dispiaciuto non averlo salutato un'ultima volta; ma un giorno ci rincontreremo.>>
Non volevo portare a galla pensieri tristi e negativi perciò passai direttamente al motivo per cui l'avevo chiamato.
<<Ti ho scritto perchè non so veramente da dove iniziare e ho bisogno dell'aiuto di qualcuno di cui mi fido veramente.
Cosa dovrei fare?>> dissi con tutto il timore che avevo cercato di nascondere in quei giorni.
<<Per te cara Anna ci sono sempre lo sai.>> affermò mettendomi una mano sulla spalla per tranquillizzarmi. <<È il momento che tu conosca la storia di tuo padre e di Caterina de medici, regina di Francia.>>
<<Hanno avuto una relazione?>> dissi scioccata.
<<Assolutamente no! Caterina deve "semplicemente" un favore alla tua famiglia.>>
<<Parecchi anni fa la regina Caterina venne a Venezia per affari senza il marito Enrico. E mancavano poche settimane al parto del primogenito Francesco. Purtroppo però mentre era in giro per le strade della città, il bambino decise di venire al mondo ben tre settimane prima, non lasciando il tempo a Caterina di fare ritorno alla corte di Francia o di alloggiare in Italia, dato che stava per ripartire di lì a breve. Ed ecco che entra in scena tuo padre Carlo. Lui aveva sempre avuto un gran cuore e non avrebbe mai abbandonato nessuno in una situazione difficile come quella. Decise, allora, di aiutare Caterina facendo lui stesso nascere il bambino, non senza difficoltà però.
Infatti il bambino era in una posizione rischiosa e bisognava cambiarla per farlo nascere.
Questo metteva, però, a rischio la vita sia della regina che del bambino.
Non c'erano medici nelle vicinanze e lui era la sua unica speranza. Ma con l'aiuto di dio e con tanta pazienza il bambino venne al mondo e Caterina rimase in vita.>>
Ero immobile e ascoltavo mio zio senza interromperlo. In realtà non avevo parole, sia perchè ero confusa ma anche sconvolta.
<<Come dovrebbe essermi utile tutto ciò? Dovrei presentarmi da Caterina e dire "Sono la figlia di colui che ha fatto nascere tuo figlio"?>> dissi con un po' di ironia nella mia voce. Questa situazione mi sembrava assurda.
<<Le ultime parole di Caterina a Carlo prima di fare ritorno al regno furono "Qualora voi e la vostra famiglia aveste bisogno di un aiuto, in qualsiasi momento, io ci sarò, come lei c'è stato per me in questo momento difficile." È arrivato il momento di ricambiare il favore.>> mi disse con una voce soddisfatta. <<Tu presentati da lei, ti assicuro che ti stupirà la sua gentilezza nei tuoi confronti>>
Il piano di mio zio mi sembrava perfetto ma ad un certo punto un pensiero mi attraversò la mente.
<<Non posso lasciare venezia, mi ruberebbero la posizione in men che non si dica!>>
<<E io che ci sto a fare allora. Prenderò io le tue veci, sono pur sempre un Orsini. E poi te l'ho detto:
Ci sono sempre per te.>>
Posso dire solamente che mi si formò un sorriso che andava da una parte all'altra del mio viso.
<<Puoi davvero lasciare Roma per così tanto tempo?>> gli dissi con una voce dispiaciuta. Questo mi sembrava un favore enorme e avevo paura che si sarebbe cacciato nei guai.
<<Il Signore mi perdonerà per questa scappatella.>> disse ridendo.
Successivamente, mio zio mi comunicò, però, che dovevo dimostrare in qualche modo di essere le figlia di Orsini.
Così lo accompagnai a casa mia, dove scrisse una lettera indirizzata a Caterina de Medici, che avrei dovuto portare io stessa, che l'avrebbe informata del mio arrivo alla corte di Francia.
*FINE FLASHBACK*
A interrompere i miei pensieri fu una voce che proveniva dall'esterno della carrozza:
<<Signorina siamo arrivati al castello>> disse il cocchiere.
Mi affacciai dalla carrozza e quello che vidi mi mozzò il fiato.
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Unexpected|| Francis de Valois
FanfictionDopo la morte del padre, doge della repubblica veneta, la giovane Anna si trova a dover governare e mantenere il potere, ma non avendo nessuna esperienza si rivolge a Caterina de Medici, regina di Francia e vecchia "amica" del padre. Qui Anna conosc...