Capitolo 38

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*pov Francesco*

Mi alzai anch'io da tavola poco dopo. Dovevo riuscire a parlarle e non volevo mollare.
Camminai a passo spedito verso le sue stanze.
Dentro di me provavo ad immaginare un possibile discorso ma non riuscivo a trovare le parole giuste per esprimere il mio dispiacere.
Avrei detto solo ciò che mi sarebbe venuto in mente al momento. Più sinceri di così non si poteva essere.
Entrai senza neppure bussare.
<<Anna so che non hai impegni perciò parliam->> mi bloccai appena la vidi in difficoltà.
Era appoggiata al letto con una mano alla pancia e il viso sofferente.
<<Cosa vuoi ancora? Non sono stata chiara?>> disse con un tono più seccato di prima ma anche con la voce tirata per il dolore
<<Voglio aiutarti in questo momento>> dissi avvicinandomi.
<<Non ne ho bisogno. Sono io che lo porto in grembo, me ne occupo io>>
Si distese a letto, ignorando la mia presenza.
<<È anche mio figlio>> dissi cercando di mantenere la calma.
<<No, è figlio di Martin, giusto Francesco?>>
Non potevo risponderle.
Mi aveva proprio paralizzato.
Restammo in silenzio per poi di 5 minuti, mentre lei faceva profondi respiri per riprendersi.
<<E poi non so se tenerlo>> disse mettendo fine all'imbarazzo che si era creato.
<<Cosa vorresti dire?>>
<<Quello che ho detto. Non so se voglio tenerlo>>
<<Non puoi abortire>>
<<Non posso?>>
<<No>> risposi con un tono acido.
<<Hai in grembo il futuro erede. Credi di poter decidere di abortire?>> chiesi con una risata nervosa.
<<Per questo vuoi che lo tenga. Per la Francia. Per il regno. Non per te, o per me. Non perchè è nostro figlio, ma perchè è un erede>>
Quegli occhi, prima spenti, adesso iniziavano a mostrare rabbia e delusione.
<<Anna, ascoltami, e non interrompermi>> dissi avvicinandomi al letto.
<<Oh si continua a dirmi quello che devo fare. Prego fa pure>>
<<Sai più di chiunque altro quanto io voglia un bambino, e non per la corte, ma per noi. Mi dispiace per ciò che è accaduto ieri, ma non successo ciò che credi sia successo. Sei arrivata in tempo. Devi credermi se ti dico che non ti ho tradito. Ero solo furioso>>
<<Francesco, anche solo il pensiero di fare una cosa del genere è tradimento. Non lo capisci? Mi dispiace solo di essere arrivata in quel momento e di non avervi fatto finire>>
<<Anna ti prego>>
<<No Francesco smettila. Mi hai frantumato in tanti piccoli pezzi, che non ho intenzione di ricomporre, non di nuovo. Mi dispiace solo che questa cosa sia successa dopo aver deciso l'alleanza. Non posso più cambiare nulla. Tu hai creduto che io potessi averti mentito. Mentito a te, capisci? Come ti è solo passata per la mente una cosa del genere>>
I suoi occhi finalmente incontrarono i miei, ma io non avevo il coraggio di reggere un confronto di sguardi. Era più difficile delle parole.
<<Mi fa male ricordare e mi fa male ancora di più farlo con te. Ti ringrazio per quella notte, mi hai salvato la vita, ma quello che è venuto dopo mi sta rovinando ancor più di quanto avrebbe potuto fare uno stupro>>
<<Mi dispiace davvero per tutto quanto... Non so cosa dire. Mi dispiace di aver creduto ad Olivia. Dovevo immaginare che mi avrebbe ingannato solo per ferirti>>
<<Ormai è fatta. Anzi sai cosa ti dico Francesco? Le cose più brutte non sono queste. Non sono il tradimento e la tua mancata fiducia.
La cosa più grave è stata credere che questo figlio non è TUO.
Lì mi hai persa>>
<<Non dirlo, ti prego. Non farlo mai più>>
Scrutò la mia espressione prima di ricominciare a parlare.
<<Voglio farti solo un'ultima domanda, poi cercherò di vederti direttamente il giorno delle nostre nozze. Hai parlato tu di Martin a Olivia?>>
<<No>>
<<Dimmi la verità>>
<<Te lo giuro su ciò che ho di più caro, non sono stato io. Ho fatto tante cose terribili ma questa non è compresa>>
<<Va bene, ora se non ti dispiace voglio che tu vada, devo riposare>>
Durante la conversazione si era alzata in piedi e si era avvicinata, ma ora stava ritornando di nuovo verso il letto.
<<Anna, questa sera ci sarà la festa delle future nozze. Dovremo presentarci insieme>>
<<Ci sarò. Ora vai, sono molto stanca>> disse voltandosi definitivamente.
Aspettai che si distendesse a letto prima di lasciare la stanza.
Non sembrava, ma ci tenevo a lei, più
di qualsiasi altra cosa, e il fatto che non avesse versato neppure una lacrima mi preoccupava, perché sembrava non avere più amore per me.
La rabbia le divorava gli occhi e quasi non la riconoscevo più.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29, 2021 ⏰

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