parte 35 (prosa)

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Avevo così tanta paura di perderti che cominciavo ad essere stressante con le mie paranoie. Ti dicevo “prima o poi ti stancherai di me” perché volevo sentirmi dire il contrario, nonostante tutte le volte che me lo ripetevi. Mi dicevi che mi amavi così com’ero, con le mie paranoie, con i miei temporali, con i miei uragani, ma che a volte forse erano così forti che non riuscivi a reggerti.
  “Allora cos’è che ti tiene ancorato a me?”
  “Forse l’amore” avevi risposto.
  Poteva davvero l’amore tenerti vicino a me quando io mi sentivo sbattere tra le onde in un mare in tempesta? Quando io volevo mandarti via per stare da sola, tanto che tu alla fine te ne andavi davvero?
  “Cosa può fare veramente l’amore?”
  Mi hai baciato d’improvviso ed io avevo sorriso così forte che le guance mi bruciavano.
  “Ecco cosa può fare l’amore!” mi avevi risposto, riferendoti al mio sorriso.
  Quando avevo l’ansia e ti cercavo per parlare delle mie solite paranoie mi vergognavo a dirti che erano le stesse del giorno precedente ma con qualche tocco in più. A volte ti sedevi e mi dicevi di dirti tutto, altre invece ti incazzavi perché non parlavo mai d’altro e allora io mi chiudevo nel mio guscio e accumulavo così tanta rabbia che non ti parlavo più, soltanto finché mi rendevo conto che forse era solo colpa mia.
  Pensavo come mai una come me, paranoica, ansiosa e immatura, fosse capitata proprio a te, che del mondo non ci capivi niente ma del mio conoscevi ogni virgola, che volevi solo vivere felicemente senza preoccuparti di cose che non esistono realmente ma delle quali io avevo la testa piena.
  Avrei voluto avere la tua testa e non pensare a niente, e non passare le notti a piangere, a non preoccuparmi troppo della gente, a non stare con la gente falsa solo perché non avevo nessun altro; avrei voluto essere più leggera e sentirmi volare tra nuvole quando mi pareva, invece di nuotare tra gli abissi insieme ai miei pensieri, peggiori degli squali.
  Forse il tuo amore mi ricaricava, mi ridava la vita, ma dentro avevo un vuoto che voleva essere più grande di te, di noi due insieme, e allora pensavo che magari non eri quello giusto. A volte pensavo questo, altre invece mi chiedevo come fa a non essere giusto chi, quando ridi, ti guarda e gli brillano gli occhi e quando lo fai incazzare vorrebbe darti un pugno, ma invece ti abbraccia così forte che la rabbia va a farsi fottere? Come fa ad essere sbagliato chi quando ti bacia ti porta in un altro universo? Come fa ad essere sbagliato qualcuno che quando ti prende per mano ti prende anche il cuore e allora ti chiedi ma davvero pensavo di voler stringere altre mani?  Davvero pensavo di poter star meglio tra altre braccia, di poter andare in universi migliori di quello in cui mi portavi tu? No, e allora mi davo due schiaffi e mi dicevo che magari ero io troppo sbagliata e tu troppo tutto.
  Mi dicevo “ma allora forse sono io che non mi merito il suo amore, le sue labbra e le sue mani, le sue parole e le sue carezze”. Mi dicevo che mi drogavo troppo del tuo profumo ed io a te non davo niente in cambio.
  “Chissà perché mi ama” pensavo.
  Poi un giorno ti ho detto che meriti di più.


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