parte 38 (poesia)

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Amavo quando la notte ti sognavo
e gli incubi se ne andavano.
Amavo quando mi baciavi un po’ dappertutto
e mi toccavi prima il cuore
e poi la pelle.
Amavo quando mi parlavi piano
e con la tua voce
risvegliavi in me il sole
per riscaldarti.
Amavo quando mi baciavi la fronte
come per dirmi che amavi la mia mente
e amavo quando mi baciavi le mani
come per dirmi
che tutto quello che faccio vale.
Amavo quando mi facevi ridere,
che forse la mia risata ti rallegrava tanto
dopo una giornata passata a combattere
contro il mondo.
Amavo quando guardavamo le stelle
e tu mi dicevi che la stella più bella
ce l’avevi di fronte
e non nel cielo.
Amavo quando mi stringevi forte
mentre piangevo
e quando ero arrabbiata non dicevi “calmati”,
ma mi calmavi tu.
Amavo quando il tuo corpo faceva da coperta al mio
e quando mi usavi come cuscino;
amavo anche quando eri troppo incazzato
per degnarmi di uno sguardo
ma la notte mi chiedevi sempre scusa,
perché di notte è il cuore che parla
e di giorno la mente.
Amavo quando durante un litigio
ti fermavi di colpo e mi guardavi
e poi scoppiavamo a ridere,
come per dire
“che sciocchezze le cose che non parlano di noi!”.
Amavo quando davi a me il bicchiere più pieno,
ma se fosse stata cola mi davi quello più vuoto,
perché la coca mi faceva male.
Amavo quando d’improvviso mi prendevi la mano
e me la stringevi forte
e amavo quando volevo fare una foto
e tu dicevi “solo una”,
ma alla fine ne facevamo minimo dieci;
e amavo il fatto che di foto ne avessimo poche,
perché il bello di noi non si vedeva mica in foto.
Amavo quando la sera uscivamo
e non volevi più starci in un posto come quello,
dicevi che avresti voluto vedere più posti,
meno gente,
più paesaggi da far fermare il cuore
ed io amavo tutto questo,
perché sapevo che ci sarei stata anch’io
lì con te.
Amavo quando mentre ti baciavo
i miei capelli ti davano sempre fastidio:
li tenevo lunghi ed erano troppo lunghi,
li tenevo corti e ti venivano in faccia,
tu odiavi i miei capelli come io odiavo la gente
ma io i capelli li tagliavo per te
mentre la gente mica cambiava per non farsi odiare.
Amavo quando durante le giornate troppo calde
ci mettevamo a giocare come dei bambini
e non avevamo paura di far vedere
che noi eravamo ancora un po’ bambini;
e che forse le nostre risate erano così diverse dal mondo
che eravamo come un fiore nel deserto:
così diversi.
Amavo il fatto che quando ti dicevo di lasciarmi un po’ stare,
mi lasciavi stare,
ma se stavo troppo da sola
venivi ad accedermi il cuore.
Amavo il fatto che se qualche volta
mi mettevo il rossetto quando uscivo con te
dovevo toglierlo subito,
che tu volevi baciarmi
e mi dicevi che tanto ero più bella senza
e che se le labbra le avessi volute più rosse
le avreste rese subito così con qualche bacio o morso.
Amavo quando non riuscivi mai a baciarmi sul collo,
perché io lì,
tra l’orecchio e la spalla,
soffrivo sempre il solletico.
Amavo tutto l’amore che mi davi
e amavo noi, insieme.

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