9. I

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Ci tengo che leggiate a fine capitolo.

Sono a metà strada e sono le 7:55. Camminare a quest'ora mi ha davvero svegliata abbastanza e spero di arrivare in orario. Almeno dimostrerò di essermi organizzata bene senza portare ritardi il primo giorno di lavoro.

Proprio così, oggi inizio ufficialmente a lavorare a casa dei signori Downey. Mi hanno chiamata esattamente 3 giorni fa, 3 giorni dopo l'ultima volta che si siamo visti.

A chiamarmi fu Michael che mi disse che oggi avrei iniziato ma in presenza della coppia, così se ci fossero stati problemi i genitori erano presenti. L'orario è esattamente quello che mi ha detto Susan e quella di oggi sarà soprattutto una prova per conoscere i bambini e far sì che si fidino di me.

Nella chiamata Michel, dopo averlo obbligato a darmi del tu, mi ha anche detto: "Ti conviene partire alle 7:50 così da essere sicura di non arrivare tardi". Ciò mi ha fatto capire che lui questa mattina non sarebbe potuto venire a prendermi ma per non sembrare invadente non ho chiesto spiegazioni.

Ho fatto come mi ha detto e secondo la mappa online sul mio telefono manca davvero poco.

Sono felicissima di poter conoscere i bambini, quasi elettrizzata direi. Mi piace poter stare con loro, trasmettono tranquillità e spensieratezza in modo constante. E cosa molto più bella, vivono nella loro ingenuità e generosità senza odio come nessuno.

Dovrebbe essere così per tutti, e invece poi crescendo la gente peggiora ed è come se gli venisse iniettata malignità nel sangue.

I piccoli esseri umani sono ricchi di bontà, non hai paura di come ti rivolgi a loro perché pensano che ogni cosa che tu faccia sia giusta. Ti apprezzano per quello che sei e imparano da te come se tu fossi per loro un punto di riferimento.

A volte vorrei che noi umani sviluppassimo ma solo fino ad una certa età. Vorrei che in tutti rimanesse quel pizzico di infantilità, sarebbe tutto più bello.

Ma allo stesso tempo ho paura di non riuscire a relazionarmi con i figli dei signori Downey, tutto dipende dal rapporto che ci sarà tra me e loro. Se andrà bene, se riuscirò a costruire con loro un bel rapporto, tutto andrà come deve, ma se succederà il contrario mi sarò giocata male la mia opportunità.

Mi accorgo di essere arrivata avanti la loro piccola villetta nascosta, mi avvicino al cancello e clicco sul pulsante del citofono. Aspetto che come al solito risponda qualcuno ma passa qualche minuto e nessuno apre. Sto per cliccare di nuovo quando il rumore del piccolo cancello mi fa ritirare il dito.
Spingo leggermente e si apre lasciandomi entrare.
Una volta dentro lo richiudo assicurandomi che sia chiuso bene. Cammino verso la porta d'entrata che oramai conosco bene e la trovo aperta.

Mi avvicino insicura su quello che devo fare e a salvarmi è Susan che mi viene incontro.
Ha il solito sorriso stampato in viso e a differenza del solito porta dei pantaloni stretti ed eleganti ed una camicetta ben stirata. È anche truccata e pettinata.

«Ciao Matilde, entra!» Le sorrido e sorpasso l'entrata «Buongiorno». Inizia a camminare verso il salotto e la seguo tenendo ben stretta la borsa al fianco.

Non mi stupisco di trovare anche questa volta in casa un odore diverso da quello delle altre volte, sembra lavanda. 

Susan si avvicina a suo marito che è in piedi appoggiato al divano ed è vestito anche lui in modo elegante ma a differenza del solito porta degli occhiali da vista dalla montatura spessa e nera. 

Alza leggermente il viso dai fogli che aveva in mano e mi guarda.                                                     «Allora Matilde, mi dispiace che ti sei svegliata presto e i bambini ancora dormono. Robert mi ha riferito che gli hai detto che preferivi venire a piedi. Apprezzo questo tuo spirito di prima mattina!» 

A Beautiful Disaster - Robert Downey Jr.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora