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Alle 8:00 precise esco di casa e una macchina nera dai vetri oscurati è parcheggiata avanti il giardino. 

Posso dire che in questioni di orari sono davvero precisi.

Mi avvicino stando attenta a non inciampare e cadere per terra, oramai sono abituata a ogni brutta figura possibile. Apro la porta della macchina e il sorriso di Michael di prima mattina mi dà la spinta giusta per iniziare la giornata. 

Vado per sedermi ma mi blocca con un'espressione alquanto imbarazzata. 

«Mi spiace signorina, dovrebbe sedersi dietro» Sgrano gli occhi imbarazzata anch'io. Chiudo la porta e poi apro quella posteriore e mi siedo. «Mi scusi. Buongiorno.» 

Mi accomodo per bene e porto la borsa sui jeans. «Non si preoccupi.» Mi sorride attraverso lo specchietto retrovisore e poi parte. "Impara bene la strada" aveva detto, perché dovrei? «Quant'è lontana la casa dei signori Downey?» - «Oh, in fondo la strada. 2 minuti circa.» 

Non ha senso. Mi ha fatta venire a prendere da Michael anche se casa loro è distante solo 2 minuti. Non ha davvero senso. 

Quando sono uscita di casa Avice dormiva ma le ho lasciato la colazione già pronta. Mi dispiaceva svegliarla, ma almeno si prenderà cura lei di tutte le cose che andavano sistemate. Mentre pomeriggio andremo insieme a fare la spesa, così da riempire gli scaffali vuoti e poterci nutrire come persone normali.

L'auto si ferma e siamo esattamente dove la volta scorsa ho suonato il citofono per poter entrare. 

Il cancello scuro pian piano si apre e Michael entra con la macchina all'interno per poi fermarsi di nuovo e spegnerla. 

Sono abbastanza tranquilla, la prima volta è andata abbastanza bene, perché non dovrebbe anche oggi? In fondo devono solo spiegarmi come lavorerò da loro, la mia prima impressione l'hanno già avuta e non devo per niente preoccuparmi. 

Scendo dall'auto e mi sistemo la t-shirt grigia che ho infilato all'interno dei jeans. 

«Mi segua.» Seguo l'uomo che esattamente come la volta scorsa mi porta all'interno della casa e non mi stupisco di trovare tutto come l'ho lasciato. L'unica cosa che noto essere diversa, è il profumo. Questa volta è molto forte, sembra pino selvatico. 

Mi accorgo che la timidezza inizia già a farsi presente, e non va per niente bene. Odio questo mio carattere bipolare. Mi rovina tutti i momenti per poi cambiare proprio quando non dovrebbe. 

Michael inizia a camminare e va verso il piccolo corridoio dove la volta scorsa Susan si era allontanata per portarmi non ricordo cosa. È leggermente buio ma subito dopo si apre in una grande stanza divisa in due dalla cucina e da un salone, molto diverso da quello principale. Non ci sono divani o televisione ma solo delle panche in legno, mobili e cristalliere, e al centro un gran tappeto e su di esso un tavolo da pochi posti dov'è seduta la coppia. 

«Buongiorno» saluto una volta che entrambi mi rivolgono lo sguardo. «Ciao Matilde, vieni- Susan si alza dal suo posto e viene verso di me, una volta vicina mi abbraccia. Inizialmente rimango ferma e sbalordita dal suo gesto, poi mi lascio andare più morbida -come stai?» si allontana sorridendomi. «Bene, grazie.» A differenza di lei, gentile ed educata, suo marito guarda la scena con quell'aria di superiorità.

Ci avviciniamo al tavolo e mi fa sedere di fronte a loro. «Hai già fatto colazione?» Annuisco alla domanda della donna che non fa altro che guardarmi sorridente. Io a quest'ora vorrei solo sbattere la testa al muro così tante volte da svenire e dormire mentre lei sorride pimpante. Ma esattamente tutta questa energia da dove l'acquista? 

«Come vi trovate nella casa? Qualche problema?» - «Oh no, abbastanza bene. Grazie» - «Mi fa piacere. Spero non ti diano fastidio i miei attrezzi e tutti quei dvd.»

A Beautiful Disaster - Robert Downey Jr.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora