A Beautiful Disaster - Robert Downey Jr.

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NOTIZIA BOMBA
Se andate sul mio profilo troverete una storia, appena pubblicata, su Robert, il nostro caro amico d'infanzia.
È abbastanza diversa da questa, fatemi sapere cosa ne pensate.

È il terzo giorno che siamo a Los Angeles, se contiamo quello in cui siamo arrivate. Qui sto bene, e con Avice è tutto diverso. Sembra di essere a un anno fa, quando io andavo a casa sua o lei da me e passavamo la notte sveglie a ridere come deficienti, consapevoli che il giorno dopo avevamo lezioni.

Non ci è mai importato davvero di arrivare con la mente fresca la mattina, di dormire e studiare seguendo gli orari, di organizzarci così da poterci trovare bene.

No, noi facevamo le cose come ci venivano.
Se avevamo voglia di stare sveglie fino a tarda notte lo facevamo, se volevamo saltare la prima lezione solo per poter fare una colazione più prolungata al nostro bar preferito lo facevamo.
Da quando l'ho conosciuta non ho avuto più regole, spensierata e felice. Ed ora sono qui con lei, a vivere un'esperienza sensazionale, che ho sempre desiderato.
Cosa avrei potuto volere di più?

«Shopping?» Guardo la mia amica con un sorriso complice, il solito che usiamo in tutte le situazioni più bizzarre e divertenti.
«Sii, perciò sbrighiamoci.»
Ieri sera siamo uscite a mangiare in un ristorante non molto lontano da qui e siamo tornate tardi, così questa mattina il sonno ha preso la meglio su di noi e quando ci siamo svegliate erano circa le 11:00.
Così siamo rimaste in camera e abbiamo visto un film.

Sono le 14:30 e siamo già in una delle strade più conosciute di tutta Santa Monica, nella Third Street Promenade.
Resto incantata dalla meraviglia che mi circonda, edifici alti con insegne illuminate, bambini che corrono ovunque mentre i genitori dietro di loro cercano di fermarli e le fontanelle al centro della piazzetta avanti a noi dove alcune famiglie mangiano un gelato e qualcuno legge il giornale.

Questo è ufficialmente il mio mondo.» Avice scandisce bene le parole incantata tanto quanto me.
«Oh, penso che chiederò ai Downey di farmi una casa qui.» Annuisco abbastanza convinta della mia idea.

«Sorella, verrò anch'io, lo sai?»
Rido immaginando una vita con Avice dentro una casetta, su questa strada.

Le ho raccontato tutto in taxi mentre venivano qui e per poco non è svenuta mentre le ho detto della casa che avrebbero preso per noi.
Mi sento un po' in colpa per questo, come se stessi sfruttando il loro 'denaro', ma alla fine io stessa avevo proposto di diminuire il mio stipendio e pagarci la casa, però non hanno accettato.

Magari una volta che avrò finito di lavorare lì tornerà utile a loro avere una casetta, anche se non vedo il perché.

«Ok, entriamo prima qui.»
Seguo Avice che entra in un negozio di vestiti femminile e mi perdo in tutta quella quantità di colori ovunque.
Se diventerò povera è colpa di Los Angeles, lo metto in chiaro sin da ora. «Voglio questo pantalone!»
Indico in alto dove sta appeso un pantalone verde militare a zampa di elefante, ma di un tessuto leggerissimo.
Mi giro verso Avice e vedo che prende una maglietta rosa poggiata sullo scaffale, ma prima che possa afferrarla, un'altra mano la ruba da sotto i suoi occhi.

Seguo il suo sguardo che a sua volta segue la mano di chi ha preso la maglietta e una ragazza bionda con una quantità di trucco in viso da far invidia all'industria della Kiko, la guarda indifferente.
Al che Avice porta le mani sui suoi fianchi.

«Senti, quella maglia la stavo prendendo io! Ti sembra il caso?» Sgrano gli occhi quando mi accorgo del sorrisino strafottente che si forma subito dopo sul volto della ragazza dagli occhi scuri.
«Beh, ora l'ho presa io e la indosso io» - «Ma se vuoi te la faccio indossare io così ti ci affogo anche.»
Non resisto alle parole della mia amica e una risata mi parte spontanea. «E tu cosa ridi? Ti sembro un pagliaccio?» Si rivolge la bionda a me aprendo le braccia.