L'APPUNTAMENTO

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Venerdí, 18:56
Mancano pochi minuti all'appuntamento con Edoardo e sono in ansia.
Beh, non è un vero e proprio appuntamento, infatti esco con lui solo per togliermelo definitivamente di torno.
Decido di vestirmi con dei pantaloni grigi della tuta e sopra una felpa della nike dello stesso colore dei pantaloni, raccolgo i capelli in una mezza-crocchia e metto i miei adorati stivaletti neri.
Direi che sono pronta.
In quel momento mi arriva una notifica.
Edoardo: sono qui sotto.
Mi dò un'ultima occhiata allo specchio e mi cade l'occhio sulla frase che ho deciso di attaccare al muro.
Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always.
Quella frase mi ricordava un momento particolare della mia vita, molto triste: quando il mio ex fidanzato mi aveva lasciata solo perché non volevo fare sesso con lui. Ci ero rimasta veramente male, ma alla fine sono riuscita a superarlo. Certe persone è meglio perderle che trovarle.
A risvegliarmi dai miei pensieri è il trillo del mio telefono.
Un messaggio da Filo: Tesoro stanotte non torno, ci vediamo domani.
Beh, perfetto, almeno non dovrò sorbirmi mio fratello che mi fa domande scomode su dove ero e con chi.
Esco di casa e mentre scendo le scale cerco di prepararmi mentalmente a quello che sta per succedere.
Appena esco dal cancello vedo l'Audi nera di Edoardo.
Spaccone.
Entro nella macchina molto velocemente, senza degnarlo di uno sguardo.
«Ciao» è lui a rompere il silenzio.
Continuo a guardare davanti, improvvisamente interessata alle macchine che sfrecciano per le vie di Roma.
«Dove vuoi andare?» mi chiede.
Mi concedo di guardarlo per tre secondi, e ho un colpo al cuore.
Mi sta guardando con un sorrisino divertito, e quando mi giro a guardarlo si morde il labbro.
Ma cosa dico? Smettila, Eleonora.
«Non me ne frega niente» rispondo, nel modo più acido di cui sono capace.
«Bene, hai deciso di fare l'antipatica anche stasera» fa lui, con un pizzico di ironia nella voce.
Mi giro a guardarlo con gli occhi strabuzzati. Ma come si permette? Decido di non rispondere, non ho proprio voglia di litigare.
Mette in moto e partiamo, ma non riesco a riconoscere le strade che imbocca per portarmi nel posto del nostro "appuntamento".
Guardo fuori dal finestrino, perdendomi nei miei pensieri.
Pioviggina, e io amo la pioggia. Da piccola mi piaceva ballare sotto l'acquazzone, mi divertivo un mondo. Mia mamma tentava di sgridarmi, ma poi finivamo per ridere spensierate sotto la pioggia come due pazze.
Edoardo ferma la macchina e io mi risveglio dai miei pensieri.
Scende e prende una scatola, non  ho proprio idea di cosa ci sia dentro. Io, invece, non muovo un muscolo: guardo fisso davanti a me tentando di riconoscere il posto dove mi ha portata.
Fiumicino.
Come sa che amo Fiumicino?
Non lo sa, Eleonora. Smettila di farti film mentali su quanto possa essere dolce Edoardo Incanti, sai benissimo che è uno stronzo.
«Tu resti lí?» mi domanda sorridendo.
Sbuffo e decido di scendere.
Ci incamminiamo verso il porto di Fiumicino, in un silenzio interminabile.
Quando arriviamo, lui si siede per terra e io lo seguo a ruota.
«Beh, allora? Hai intenzione di parlare per stasera, oppure il gatto ti ha mangiato la lingua?»
Eccolo l'Edoardo che conosco. Lo stronzo.
«Non capisco il perché io debba parlare con te. Non mi interessa conoscerti.» rispondo.
Bugiarda. Mi interessa tantissimo conoscerlo, ma questo non lo ammetterei mai, nemmeno sotto tortura.
«Beh, hai accettato di uscire con me, quindi qualcosa mi dovrai dire, no?»
A quelle parole scatto in piedi.
«Accettato? Tu mi hai costretto! Ma come ragioni?» urlo.
«Costretto? E come ti avrei costretto?» chiede ridendo.
Mi prende in giro? Decido di sedermi, nel tentativo di calmarmi.
«Dicendo a Silvia che volevi parlare con me, perché volevi farle credere che tra noi due ci fosse qualcosa» gli dico.
«E quindi è vero» dice.
«Cosa?» domando confusa.
Questo ragazzo mi fa perdere la testa.
«Che tra noi due c'è qualcosa» conclude con un sorriso sghembo.
Sbuffo.
«Sei bravo a rigirarti le cose»
Lui ride, e io non capisco più niente.
«Ma che cazzo ti ridi sempre? Me lo spieghi? Così magari rido anch'io»
Mi guarda e mi dice: «Io credo semplicemente che tu abbia detto una cazzata ad una tua amica e adesso stai scaricando la colpa su di me».
«Io non le ho detto la verità perché le voglio bene» dico.
Ed è una mezza verità. Perché Edoardo, anche se non lo ammetterei mai, mi piace. Ecco, l'ho detto.
«Non mi è andato giù comunque il fatto che tu l'abbia insultata davanti a tutti» gli dico.
«Ma Ele, io volevo semplicemente che non mi venisse più dietro. Non esiste un modo carino per rifiutare una persona» mi fa notare.
Decido di cambiare argomento, perché so che ha ragione.
«Cosa c'è in quella scatola?» domando curiosa.
Lui sorride e me la passa.
La apro e dentro ci sono dei biscotti super-profumati.
«Prendine uno» mi dice.
Ne prendo uno al cioccolato, buonissimo.
«Li ha fatti mia nonna» mi spiega.
Accidenti, è davvero brava.
Mentre mangio il mio biscotto comincia a piovere forte. Per me non è un problema dato che starei sotto la pioggia per ore, ma credo che Edoardo non la pensi come me.
Dopo neanche due secondi siamo completamente zuppi, vittime di un acquazzone.
«Non fraintendere, ma possiamo andare a casa mia? Così almeno ti cambi, sei tutta bagnata» mi dice.
Gli dico di sì e corriamo verso la sua macchina più veloci della luce.
Quando arriviamo mi rendo conto che casa sua è immensa.
Entriamo, e mi da subito dei pantaloni della tuta neri e una sua felpa grandissima.
Vado nel bagno e mi cambio. La sua felpa profuma di lui, e questa cosa mi piace più del dovuto.
È incredibile come mezz'ora fa odiassi così tanto Edoardo e ora ne sono completamente cotta.
Una delle tante cose che non avevo previsto nella mia vita.
Esco dal bagno e me lo ritrovo davanti. Mi guarda intensamente, e alla fine se ne esce con un: «Sei bellissima»
Deglutisco imbarazzata, e lui mi chiede: «se vuoi posso riaccompagnarti a casa»
Cazzo. Io non voglio andare a casa.
«Ehm si. Aspetta che prendo la borsa» farfuglio.
Decido di inventarmi la prima scusa che mi passa per la testa: di aver perso le chiavi.
«Ehm, non t-trovo le chiavi. Le devo aver perse» balbetto guardandolo.
«P-posso chiamare mio fratello anche se è fuori, lui di sicuro mi v-»
«Ele, puoi dormire qui se vuoi» mi dice, interrompendomi.
«Beh, se non disturbo...»
«Scema. Te non disturbi mai.» mi dice sorridendo.
Il mio cuore perde un battito quando sento "scema". Mi sto innamorando troppo in fretta.
«Se vuoi possiamo vedere un film» mi dice.
Accetto e andiamo in camera sua.
L'unica pecca della sua villa è che fa freddissimo. Sto letteralmente congelando.
Mentre guardiamo il film lui se ne accorge e sorride, poi mi chiede: «vuoi una coperta?»
«Eh? no, ma va, sto benissimo» dico battendo i denti.
Dopo neanche due secondi mi sento tirare verso di lui e mi sposta tra le sue gambe. Mi piace troppo questa posizione, così non mi oppongo.
Il film continua, anche se non mi piace molto. Mi sto per addormentare, ma ad un certo punto sento qualcosa posarsi sul mio collo. Una fila di baci bagnati. Un brivido corre lungo la mia spina dorsale.
Mi giro a guardarlo e ci guardiamo intensamente per un tempo che pare infinito.
Poi lui preme le sue labbra sulle mie.

incantava - an epic loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora