INTERRUZIONE

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Lunedì, 13:10
«Ele!» Silvia richiama la mia attenzione, scuotendomi dai miei pensieri. Le rivolgo uno sguardo di scuse, e dico: «Scusate. Stavo pensando a matematica, non ci ho capito nulla delle disequazioni». In realtà stavo pensando a Edoardo, non vedo l'ora di vederlo e di andare a casa sua, ma ovviamente questo non posso dirlo a Silvia.
«Beh se vuoi posso aiutarti io!» esclama Silvia, appoggiandosi al muretto di mattoni. Cazzo.
«Ehm, v-va bene.» farfuglio.
«Dai vieni a casa mia dopo, così ti aiuto» mi propone. Porca puttana.
«Ehm, in realtà io dovrei aiutare Filippo perchè ha comprato una specie di cassetto per mettere le sue cose però non sa come montarlo» dico velocemente. Spero che Silvia se la sia bevuta.
«Ah. Vabbeh dai, facciamo un'altra volta» Le sorrido come a scusarmi, ma poi mi accorgo che Eva mi lancia uno sguardo complice. Sicuramente avrà già capito tutto.
«Vabbè regà io mi incammino verso casa» dice Federica.
«Vengo anch'io» dicono Sana e Silvia all'unisono.
Sorrido e le saluto, mentre Eva si avvicina a me. La guardo stranita, facendo la finta tonta, sperando che non abbia capito che ho mentito spudoratamente a Silvia.
«Tu non me la racconti giusta» mi dice squadrandomi. Sbuffo. A Eva non sfugge mai niente.
«Devo andare a casa di Edo» dico, tutto d'un fiato. Mi guarda, poi fa un sorriso a trentadue denti prima di urlare: «Ma che cariniiii!»
«Evaaa, ma cosa urli! Sta zitta!» bisbiglio.
Ride, poi si scusa. In quel momento mi arriva una notifica nel cellulare.
Edoardo Incanti: Vieni al parcheggio.
Sorrido come un'ebete, guardo Eva e le dico: «Scusami, ma devo andare»
Mi sorride, così inizio ad incamminarmi verso il parcheggio della scuola ma dopo pochi secondi mi sento tirare per un braccio.
«Dopo aggiornami» mi dice tutto d'un soffio, dopodiché mi lascia un bacio sulla guancia e corre via, con i capelli rossi che svolazzano con il vento. Arrivata al parcheggio, noto subito l'auto di Edoardo e mi ci fiondo dentro. Edo mi sorride e mi lascia un bacio a fior di labbra, ma poi si stacca subito, facendo un sorrisetto.
«Sei uno stronzo» gli dico.
«E tu mi ami» dice sorridendo.
Rido sotto i baffi e mi sistemo meglio sul sedile. Da scuola a casa di Edoardo sono cinque minuti di macchina, così arriviamo subito a casa sua. Scendiamo dalla macchina e ci avviamo verso la casa. Quando apre la porta non faccio in tempo a mettere giù lo zaino che sento le sue braccia circondarmi i fianchi e sbattermi al muro.
«Ti ricordi della promessa di stamattina?» mi bisbiglia all'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca. Dio, questo ragazzo mi fa uscire fuori di testa. Deglutisco, perchè non riesco a parlare: è come se la voce non mi uscisse. Infila le sue mani sotto il top e comincia a salire verso l'alto. Ansimo, e lui ridacchia. Alzo lo sguardo verso il suo viso, soffermandomi sulle labbra, e non ce la faccio più: rompo la distanza tra noi baciandolo. Baciare Edoardo è un sollievo: è come una droga, ogni volta ne voglio sempre di più. Mi prende in braccio e si avvia di sopra. Mi lascia sul letto, mentre lui si toglie la felpa rimanendo a petto nudo. Torna sopra di me, togliendomi il top, dopodiché io mi alzo a sedere per slacciargli i pantaloni. Mi leva i jeans bianchi, così rimaniamo in intimo. Si stende su di me e comincia a muovere i fianchi lentamente. Impreco sottovoce. Sa esattamente cosa sta facendo: mi sta torturando. Affondo il viso nella sua spalla, nel tentativo di distrarmi dalla lenta tortura dei suoi fianchi, ma non ce la faccio e con una mossa repentina alzo i miei fianchi verso di lui. Inizialmente rimane di stucco, ma poi ridacchia e comincia a togliermi l'intimo, mentre io gli tolgo i boxer.
«Mi sei mancata tanto cazzo» mi dice.
Ormai non riesco più a parlare: ho la gola secca e la voglia che ho di lui non aiuta. Nonostante questo riesco a farfugliare: «Ma Edo non lo facciamo solo da due giorni». Lui mi guarda, poi fa un sorrisetto e si morde il labbro inferiore, e io non riesco a capacitarmi di quanto sia bello. Con mia sorpresa si china a baciarmi all'altezza dell'ombelico, e da lì mi lascia una scia di baci bagnati fino all'inguine. Respiro affannosamente, ma lancio un urlo quando la sua lingua si posa sulla mia zona più delicata. Muove la lingua in circolo, mentre io mi contorco dal piacere. Quando raggiungo l'orgasmo, lui si alza e si stende su di me, ma io ho altri piani: lo faccio stendere sul letto e gli monto sopra.
«Non ce la faccio più, ho bisogno di te» gli dico. Si alza a sedere per baciarmi il collo, facendomi venire la pelle d'oca, e nel mentre gli infilo il preservativo e mi calo sopra di lui. «Cazzo» sibila lui appena entra dentro di me. All'inizio fa un po' male, ma poi comincio a muovere i fianchi in circolo, lentamente. Lui impreca e si avventa sulle mie labbra. Dopo pochi minuti il dolore se n'è andato, lasciando il posto al totale piacere. Mi chino a leccargli il collo, e lui impreca.
«Verrò se lo fai di nuovo» boccheggia.
Sorrido, consapevole dell'effetto che ho su di lui, e dopo pochi minuti raggiungiamo il culmine insieme. Mi accascio su di lui, sfinita, e lui mi abbraccia. La tranquillità non dura però a lungo: sento brontolare il suo stomaco, e scoppio a ridere. Edo alza il suo viso verso di me e dice imbarazzato: «Scusami, ma ho un po' fame». Sorrido, poi comincio a rivestirmi e dopo alcuni minuti scendiamo in cucina per mangiare. Edo si rivela essere un ottimo cuoco, infatti cucina un ottimo sugo all'arrabbiata con delle penne. Spazzolo via tutto quello che ho nel piatto, dato che ho molta fame. Lui mi guarda e sorride, poi dice: «Sei bella anche se sei tutta sporca di sugo»
Mi sento avvampare, e arrossisco. Lui, di tutta risposta, prende un tovagliolo e comincia a pulirmi molto lentamente, risvegliando in me il desiderio. Dio, sono diventata una maniaca sessuale. Ma poi lui si stacca improvvisamente, facendo un sorrisetto, e io gli urlo: «Ma sei uno stronzo!» Scoppia a ridere, e poi comincia a sparecchiare la tavola e a lavare i piatti. Una volta finito, si avvicina a me prendendomi in braccio e mi posa sul bancone della cucina, posizionandosi tra le mie gambe.
«Mi voglio far perdonare» esordisce.
Devo aver fatto una faccia confusa, perchè lui scoppia a ridere e mi dice: «Per prima».
Mi ci vuole un minuto buono per capire che si riferisce a quando mi ha pulito con il tovagliolo, e arrossisco improvvisamente.
«Vabbè io vado a fare la doccia» dice.
«Vieni con me?» chiede.
Non me lo faccio ripetere due volte, ma una volta entrati in doccia cominciamo a baciarci appassionatamente e riesco a farfugliare: «Ma dobbiamo per forza fare la doccia?»
«Vabbè ho capito» fa lui, poi mi prende in braccio e ci avviamo verso il letto.
Siamo completamente bagnati, ma a noi va bene così. Siamo due pazzi. Mi scosta i capelli bagnati dalla faccia, poi comincia a baciarmi il collo. Gli circondo i fianchi con le gambe e lui si mette il preservativo con una velocità che non credevo esistesse. Comincia a spingersi dentro di me e io mi lascio andare alla passione, ma veniamo interrotti da un rumore proveniente dalla cucina.

incantava - an epic loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora