LITIGATA

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Martedì, 18:26
Certo che Roma di sera è proprio bella. Illuminata, movimentata, con le macchine che sfrecciano tra le vie principali. Mi perdo a guardare il Colosseo, ogni volta che lo guardo è sempre più bello. Vengo distratta dal cambio di canzone nelle cuffiette. Continuo a camminare, in cinque minuti al massimo dovrei essere a casa. Ho lasciato casa di Edo a malincuore, perché con lui stavo veramente bene e soprattutto perché quando tornerò a casa mi imbatterò quasi sicuramente in mio fratello, e non mi sembra una prospettiva allettante dato che non ci rivolgiamo la parola da circa due giorni. Sbuffo. A volte mio fratello sa essere proprio insopportabile. Decido di non pensare più a niente e di godermi la musica che intanto suona nelle mie cuffiette.
Però mi si ferma il battito
Quando ti incontro per strada
Sembra un derby di coppa
Noi siamo superclassico
E riempirei di mazzate quel tuo vecchio ragazzo
Che è un coglione galattico
E c'è una parte di te
Che è una parte di me
Che non andrà via in un attimo
Sorrido ascoltando il ritornello della canzone. Ormai ogni canzone mi fa pensare a Edoardo, è incredibile come ogni canzone mi ricordi lui. Una signora mi passa davanti e mi guarda stranita. Ricambio lo sguardo, non capendo cosa abbia da guardare. Ma poi mi rendo conto che ho un sorriso da ebete in faccia, e rido sotto i baffi. Questo è l'effetto che mi fa Edoardo. Pochi secondi dopo sono arrivata sotto casa, e apro svogliatamente il cancello. Salgo le scale, e sento una musica assordante provenire dalla camera di mio fratello. Fantastico, cazzo. Non ho ancora visto Filippo e già mi sta dando sui nervi. Quando entro dentro casa la musica è altissima, ma non ho per niente voglia di parlare con mio fratello, così mi infilo le cuffiette e mi sparo a tutto volume la mia playlist. Mi chiudo in camera, per evitare che Filippo venga a rompere le scatole, e mi stendo sul letto ad occhi chiusi. Pochi istanti dopo mi balena in mente una cosa: non ho fatto i compiti. Mi alzo di scatto dal letto e tiro fuori i libri dal mio zaino. Fortunatamente tra due giorni iniziano le vacanze estive, non ne posso più. Non vedo l'ora di dormire un po' di più al mattino. Fortunatamente per domani ho pochissimi compiti, solo qualche esercizio di matematica, perciò li finisco velocemente e mi stendo nuovamente sul letto. Dopo pochi istanti mi arriva un messaggio.
Edo: ehi che fai? posso chiamarti? già mi manchi
Sorrido all'istante e gli rispondo di sì con un sorriso a trentadue denti. Proprio in quel momento sento un rumore strano. Mi tolgo le cuffiette e mi rendo conto che Filippo sta praticamente sfondando la porta di camera mia.
«Apri Eleonora cazzo!»
Sta urlando come un pazzo, e temo che se non aprirò la porta la sfonderà sul serio, perciò mi alzo e la apro svogliatamente. Filippo entra e inizia ad urlare e a parlare velocissimo, quasi non capisco niente.
«Ma dove sei stata? Ti pare che mi lasci da solo così?» e altre parole che non capisco. Mentre lui urla mi suona il cellulare, ed è Edoardo. Faccio per rifiutare la chiamata, non è proprio il momento adatto per parlare con Edo, ma mio fratello mi strappa il telefono dalle mani e lo lancia sul letto.
«Filippo cazzo! È l'unico telefono che ho, se si rompe me lo paghi te!» comincio ad urlare anch'io.
«Ma figurati, io i miei soldi li spendo in cose più importanti» Ho i nervi a fior di pelle ma non ho voglia di litigare, quindi decido di lasciar perdere e di rimettermi le cuffiette. Ma lui mi strappa le cuffiette dalle mani e - come per il telefono - me le lancia da qualche parte nella stanza. Tento di stare calma, ma se continua a lanciare le mie cose per aria temo che non riuscirò a resistere ancora per molto.
«Dove cazzo sei stata? Non puoi lasciarmi così da solo!» Eccola. La goccia che fa traboccare il vaso. Non ci vedo più dalla rabbia, eppure parlo normalmente, senza urlare, anche perché non penso che i vicini abbiano voglia di sopportare un'altra delle mie litigate con Filippo.
«Ma ti rendi conto di quello che dici? Io lasciare da sola te?» dico calma, marcando la voce sulla prima e sull'ultima parola.
Filippo sembra stupito dalla mia calma, ma non ci do molto peso e continuo a parlare.
«Filippo io ora ho un ragazzo. E, com'è giusto che sia, voglio passare del tempo con lui. Non puoi impedirmelo.»
«Ma anche io ho avuto dei ragazzi e-»
«Non osare paragonarmi a te!» urlo.
Faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi.
«La sai qual è la differenza tra me e te? È che io, a differenza tua, una relazione la so mantenere. Non vado con il primo che capita e per me legarsi ad una persona è importante» dico, sottolineando l'ultima parola.
Filippo mi guarda, sembra senza parole. Colpito e affondato. So che posso sembrare stronza, ma mio fratello certe volte è seriamente insopportabile, e io sono veramente stufa dei suoi sbalzi d'umore.
«Ah, è un'altra cosa» dico, con tutta la calma di cui sono capace.
«Non ti permettere mai più» dico, alzando la voce sull'ultima parola, «di dire che ti lascio da solo. Perché onestamente, Filippo, se non ci fossi io, te saresti morto. Chi è che ti prepara da mangiare? Io. Chi è che va a fare la spesa? Io. Chi è che pulisce casa? Io. Chi è che fa la lavatrice? Io. Chi è che lava i piatti? Io. Quindi Filippo, ti consiglio di essere un po' meno egoista e pensare un po' di più alle altre persone.»
Proprio mentre finisco di parlare sento bussare alla porta insistentemente. Vado ad aprire e mi trovo davanti Edoardo, visibilmente preoccupato.
«Oddio! Ero preoccupato!» mi dice, abbracciandomi.
Non capisco. Mi scosto dal suo abbraccio.
«Ehm, non sto capendo» dico.
Lui mi prende per mano e mi porta in camera mia, recupera il mio telefono e me lo mostra. Noto che c'è una chiamata in corso con Edoardo, è c'è il vivavoce. Capisco tutto all'istante e abbraccio Edo, che è ancora preoccupato, poi, senza degnare di uno sguardo mio fratello, mi dice: «Stasera stai da me»
Gli sorrido, prendo lo zaino e mi avvio fuori dalla mia stanza. Intanto mio fratello non ha spiaccicato parola, è visibile che abbia timore di Edoardo, anche perché Edo è molto più alto e muscoloso di lui. Ma non deve averne. Sono sicura che Edoardo non lo toccherebbe con un dito. Esco di casa senza neanche salutare Filippo e io ed Edo ci avviamo alla sua macchina.
«Ero così tanto in pensiero» mi dice.
Sorrido e stringo forte la sua mano. Apprezzo molto il fatto che non mi chieda di parlare di cosa è successo con Filippo, sono visibilmente incazzata e non ho voglia di parlarne. Una volta arrivati a casa sua decidiamo di cenare, sono le sette e mezza. Edoardo si rivela un ottimo cuoco e mi prepara il pollo al limone, buonissimo. Dopo aver mangiato sparecchiamo la tavola e lo aiuto a lavare e asciugare i piatti, poi decidiamo di guardare un po' la tele ma finiamo per fare zapping perché non c'è nulla di interessante. Alle dieci decidiamo di andare a dormire: domani è il penultimo giorno di scuola e dobbiamo alzarci presto. Salgo le scale che conducono alla camera di Edo e mi lancio sul letto, con lui che sghignazza.
«Potrei abituarmici, sai?» mi fa.
«A cosa?» dico, colta alla sprovvista.
«A te, nel mio letto tutte le sere» dice, molto lentamente con una voce sensuale.
Ecco. Mi sembra che la mia temperatura corporea sia arrivata a quaranta gradi. Che caldo. Mi si avvicina, e comincia a baciarmi molto lentamente, ma non voglio farlo ora. Domani c'è scuola e dobbiamo alzarci molto presto, perciò, proprio quando il bacio si comincia a intensificare, mi stacco da lui e gli dico, imitando il suo tono di voce: «Beh, allora abituati» E mi stendo sul letto accanto a lui.
«Eleonora Stronza Sava» mi chiama
Per tutta risposta, scoppio a ridere.
«Mi hai fatto eccitare e ora non riesco a dormire!»
«Dormi dormi, bel bambino» lo prendo in giro.
Stare con Edoardo si sta rivelando più facile di quanto pensassi, ormai ci ho fatto l'abitudine, e sta diventando un vizio, che molto probabilmente non riuscirò a togliermi mai.

incantava - an epic loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora