Lunedi

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Il lunedì arriva,Tommy è partito prima dell'alba e mio malgrado devo andare a scuola,in autobus.

Appena varco l'ingresso della Montale adocchio subito Diego.

Approfitto del fatto che non può vedermi dalla mia postazione e lo fisso.

Mi manda gli ormoni in confusione.

Ammiro i pettorali attraverso la maglia attillata e mi verrebbe voglia di saltargli addosso. La tuta che indossa gli fascia perfettamente il culo rendendolo ancora più attraente e sexy.

Delle ragazze del primo anno sicuramente,lo stanno ammirando e mi verrebbe voglia di spaccargli la faccia...

Diego sta a parlando con Mario di qualcosa che non riesco a sentire ma credo sia importante vedendo la sua espressione dura.

Fissa ogni movimento labiale del suo migliore amico mettendo bocca il meno possibile.
Potrebbero parlare di una guerra nucleare ma in questo momento sento solo che il mio corpo ha bisogno di lui.

"Asciugati la bava!" Mi avverte Jonny passando a fianco. Si ferma qualche passo avanti al mio.

"È vero ciò che dice? Sul fatto che a letto è tra i migliori ragazzi di Roma"

Ignorandolo lo supero entrando nell'edificio,supero anche Diego che si accorge solo adesso della mia presenza e tenta di dirmi qualcosa.

Bello e sfacciato. Crede di potermi ancora rivolgere la parola!
Per quanto possa essere innamorata di lui,ha scommesso su di me,su di noi.
Tutta la nostra breve storia è stata una bugia,una grande bugia.

"Ciao amica!" Lia come al suo solito è di buon umore. La osservo mentre eccitata saltella sul posto con i suoi stivaletti morbidi.

A me sembrano delle ciabatte,ma contenta lei!

"Ciao Lia" dico annoiata mettendo i libri che non mi servono nell'armadietto.

"Okay Soph, non per allarmarti ma Diego sta venendo verso di te" borbotta sporgendosi dalla mia spalla.

Cerco di respingere la sensazione di voltarmi e continuo nel mio intento sistemando nervosamente i quaderni.

"Sophia" si schiarisce la voce "Non dovresti essere qui"

Mi volto incuriosita dalle sue parole.

"Sentiamo,perché?" Stringo le braccia al petto godendomi il suo sorrisetto.

"Le puttane non stanno qui,ma nel corridoio a destra vicino ai bagni" me lo indica col dito.

Alzo la mano in aria pronta per mollargli un ceffone ma lui mi afferra,fa scontrare i nostri petti.

"Fai schifo!"Soffia sul mio viso. Pochi millimetri dalle mie labbra.

"Hai scommesso per un cazzo dì biglietto e vieni a farmi la morale?" Lo aggredisco nonostante la presa stretta al mio polso mi fa tremare gli ormoni portandomi ad immaginare scene a dir poco caste.

"Se mi avessi fatto parlare avresti capito tutti,invece sei stata con le cosce belle aperte tanlmente eri dispiaciuta" Urla tirandomi verso l'armadietto.
Mi sfugge un lamento quando sbatto la schiena contro la lamiera.

"Sei solo una puttana Sophia Marchetti!" Strilla andandosene.

Mi concedo di accasciarmi e lasciarmi sovrastare dal dolore,sia fisico che emotivo,appena gira l'angolo.
Tiro le ginocchia al petto e affondo la testa fra le mie gambe mentre le lacrime mi inondando il viso.

Ogni tanto mi scappa qualche singhiozzo mentre Lia mi accarezza la testa.

In classe Glenda mi lascia il posto libero e Aurora,la sua compagna di banco,va a sedersi accanto a Diego.

Dopo tre interrogazioni che mi distolgono dal ragazzo davanti a me è ora di andare a casa.

Non so come farò a vivere sotto il suo stesso tetto in questa situazione.

Durante il tragitto in autobus altre lacrime mi inondano il viso rovinando per l'ennesima volta il trucco.

Se lo avessi saputo avrei messo il waterproof.

Sto per aprire la porta quando la mamma mi precede.

"Tesoro,è da mezz'ora che vi aspettiamo"

Che ci aspetta?

"Scusa Margareth, abbiamo dovuto accompagnare Lia e Glenda" La sua voce proveniente dalle mie spalle mi fa tremare. Entra sfiorandomi la spalla e da un bacio alla mamma.

Ci sediamo a tavola e mentre nonna e mamma parlando in continuazione noi ci lanciamo solo sguardi.

Dopo pranzo la mamma va al supermercato e la nonna ha un impegno di lavoro,lei dice. So benissimo che esce con un uomo. L'ho capito dal fatto che ogni sera sento il suo cappotto puzzare di fumo e non di fiori. Evidentemente non passa tutto il tempo a lavoro come si ostina a farci credere.

Presa dalla noia inizio a fare i compiti.
Matematica per me è un abominio soprattutto il lunedì.

Quando per l'ennesima volta sbaglio l'esercizio sbotto lanciando la penna sul tavolino.

"Devi sottrarre, non dividere" Mormora poggiando il suo petto sulla mia schiena facendomi tremare lo stomaco,prende la penna e mi termina l'esercizio per me.

Ancor prima che possa ringraziarlo si rintana nella sua camera e io di certo non entrerò lì dentro.

[SPAZIO AUTRICE]
Dopo questo capitolo andate subito a leggere il sequel di Non lasciarmi mai più, si chiama Ci sarò sempre.
Comunque scusate se aggiorno dopo tanto ma è estate e sono spesso fuori.

ƗnsȺŧɨȺƀłɇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora