Capitolo 15 - Tua

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Capitolo piccolo piccolo...ma sarebbe stato di troppo sia col precedente sia con il successivo.
Un regalino domenicale, insomma, visto che mi faccio sempre aspettare.
Grazie, sempre.♥️

È notte, tardissimo. Sento la sua bocca, sul collo, sulla gola, sul seno. Succhia e morde con le labbra fino a quando mi stendo sulla schiena e può continuare il suo percorso, e arrivare a farsi spazio tra le cosce. Le sue labbra e la sua lingua invadono il sogno di sole e uva matura che sto facendo e lo trasformano in un tripudio di piacere che mi fa urlare forte, aggrappata alle lenzuola, la testa rovesciata all'indietro. Nemmeno il tempo di ritrovare il respiro e lo sento entrare, e farsi spazio fin nel profondo, con un sospiro voluttuoso, poi muoversi per assecondare la sua voglia e richiamare subito la mia. Viene con un ansito rauco, e abbandona la bocca tra i miei capelli. Sussurra “sei mia, solo mia” e ci lasciamo nuovamente avvolgere dal sonno così, un groviglio di corpi e bocche e capelli.
È ancora allacciato a me, anche se il caldo ci ha costretto a distanziarci un pochino. Sento il peso del suo braccio sulla spalla e il tepore del suo fiato appena sotto l'orecchio. È mattina, c’è una vita incredibile di uccellini festosi, fuori dalla finestra.
Non ho ancora aperto gli occhi ma anche un istante fa, in quel limbo meraviglioso tra sonno e veglia sapevo, sentivo, che ero con lui. Sapevo dov’ero, con chi ero…e sapevo che ero nel posto giusto. E lo so anche ora che sono sveglia e ben conscia di ciò che significa questa consapevolezza. Sono con lui e sono nel posto giusto.
Sollevo piano le palpebre e nella penombra della stanza osservo il suo viso addossato al mio. I capelli scomposti gli velano la fronte celando quelle piccole rughe che la increspano così bene quando parla. Allungo una mano e con un dito sfioro l'argento della tempia, seguo il segno forte della mandibola e traccio il contorno della sua bella bocca. Ne ricordo il calore nel profondo della mia carne e ricordo la sua voce possessiva a reclamarmi sua.
Ha ragione, sono sua.
Lo sono stata dal primo momento, da quando mi sono sciolta in lacrime tra le sue braccia, in quel pomeriggio lontano in ospedale. La mia anima lo aveva capito già allora che avrei potuto arrendermi alla sua. Ho lottato, per non ammetterlo, dilaniata da mille paure e frenata da mille remore. Ma ora sono qui in questo letto, dove ogni cosa dice che noi, insieme, siamo perfetti e mi arrendo alla vita e al suo amore.
“Mi sono innamorata di te, Giuseppe”
Appoggio l'intera mano sulla sua guancia e sorrido. Non ho più paura di dirlo “Mi sono innamorata di te …”
Quando apre gli occhi e risponde al mio sorriso, in un tripudio di fossette, trattengo il respiro. Porta la sua mano sulla mia e cerca le mie labbra. “Anche io sono innamorato di te, Anna” Preme piano sulle mie labbra “Lo sono da quando hai pianto tra le mie braccia, in ospedale” il suo sorriso si fa più ampio, e si specchia nel mio. Si alza a mezzo, in appoggio sui gomiti e circonda il mio volto con le mani. “E sono sicuro che anche tu mi ami da allora.” Annuisco e anche io gli circondo il volto con le mani, e continuo a sorridere come mi sembra di non aver più sorriso da tantissimo tempo. Lui continua a baciarmi, piccoli baci sulle tempie, sulle ciglia, agli angoli della bocca “Ti ho amata dal primo momento…ma volevo che anche tu  fossi certa di amarmi, prima di dirtelo.”
Lo stringo forte e sento le sue braccia fare lo stesso. Ritrovo le sue labbra e la sua pelle e respiro forte il suo profumo, quello vero, quello che rimane sulla pelle dopo una notte in cui si è stati altra carne.
Non facciamo l'amore, non serve. Ciò che serve, sentirci, parlarci e ascoltarci senza usare parole possiamo averlo semplicemente restando allacciati stretti, aspettando che il sole illumini un altro giorno tutto per noi, il primo forse davvero completamente nostro, senza più alcuna ombra.

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