Attendiamo in macchina, come all'autogrill, ma per parecchi minuti in più. La restante parte della scorta, quella che viaggiava in una delle macchine del corteo è schierata intorno all'auto e si mantiene in comunicazione con Giovanni e l'altro agente che ha viaggiato con noi per coordinarsi con il resto dei nostri accompagnatori.
Dopo un periodo di tempo che percepisco come un'eternità finalmente sembra che tutto sia a posto. "Il sindaco e gli organizzatori sono pronti a riceverla, Presidente, quando lei vuole ci muoviamo" ci comunica Giovanni.
Che Dio mi aiuti, si va in scena.
Giuseppe si volta verso di me e stringe piano il mio ginocchio. "Quando vuoi" mi sussurra, poi incurante degli agenti e della folla che si è assiepata dietro alle transenne a pochi metri dalle auto si china verso di me e mi bacia. Insiste fino a che non apro le labbra, accolgo la sua lingua e ne gusto il sapore, dentifricio e caffè. Sorrido, quando mi lascia e lo vedo mordersi il labbro inferiore dopo avermi sorriso a sua volta. "Andiamo dai..." gli dico "che stiamo facendo ritardare la gara, e ad ogni minuto tu sali di livello" Lui ridacchia alzando gli occhi al cielo, poi fa un piccolo cenno agli agenti, che prontamente scendono dall'auto.
La scena si ripete, come all'autogrill: scende prima lui, saluta, sorride, poi raggiunge la mia portiera, la apre e mi porge la mano. Stavolta riesco a governare il respiro, e a sorridergli, malgrado il vociare intorno a noi sia davvero assordante. Sono certa di udire distintamente anche il rumore di parecchi scatti fotografici ma cerco di non farmi prendere dal panico, e mi concentro sugli occhi di Giuseppe, sul ricordo del suo sapore che sento ancora sulle labbra, sul braccio che mi porge e sulla sua mano che per un attimo avvolge la mia, quando la stringo al suo avambraccio. Il cuore mi rulla impazzito nelle orecchie ma credo di riuscire a mantenere un'espressione serena.
Camminiamo lentamente tra centinaia di richiami e migliaia di click impazziti, sino a raggiungere l'ingresso dove ci attendono gli organizzatori e le autorità. Istintivamente lascio libero il braccio di Giuseppe perché possa salutare tutti nel modo adeguato, poi torno a cercare il conforto del suo sostegno quando entriamo. Non so cosa preveda il protocollo, non so nemmeno se ci sia un protocollo per occasioni come questa, ma non credo che riuscirei a reggere l'emozione dell'applauso che accoglie il nostro ingresso, senza sentire il calore del suo corpo, attraverso la stoffa: un fragore, amplificato dalla forma a cupola della struttura, che mi causa un piccolo capogiro e mi spinge a voltarmi verso di lui, per essere certa che tutto sia a posto. Giuseppe sembra perfettamente a suo agio, saluta col braccio libero, un meraviglioso sorriso stampato in volto e nessuna esitazione nell'incedere. Mi lascio guidare da lui e, di nuovo, sono abbastanza certa di riuscire a sorridere, senza far trapelare nulla di ciò che mi si agita dentro. Cerco qualche volto conosciuto, tra quelli più vicini ma non riconosco nessuno anche se giurerei di sentire qualcuno che urla il mio nome, ma sono molto confusa dai tanti flash e dal troppo rumore.
Quando raggiungiamo la tribuna in cui prenderemo posto mi trattengo a stento dal tirare un sospiro di sollievo. Giuseppe, come poco prima, mi cede galantemente il passo e finalmente posso prendere posto sulla sedia, a destra rispetto a dove si siede lui. Sono stanchissima e frastornata ma credo di essermele cavata bene: me lo conferma il tocco leggero di Caterina, seduta dietro di me e il suo sussurro al mio orecchio: "Tutto perfetto, bravissima."
Finalmente posso rilassarmi e fare correre lo sguardo tra le atlete, sedute in un gruppo coloratissimo, proprio davanti al palco su cui mi trovo. Il bisogno di vedere Carlotta a questo punto è quasi un dolore fisico, devo vederla o non so se ancora riuscirò a respirare di nuovo, o...eccola. Meravigliosa, sorridente, felicissima di avere i miei occhi tutti per lei. Porta la mano alle labbra e mi manda un bacio, poi saluta con la mano, leggera e bellissima.
"Carlotta, amore..." il suo nome mi scivola dalle labbra senza che possa trattenerlo così come non riesco a trattenere una lacrima, piccolissima, di felicità assoluta.
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CIÒ CHE CONTA DAVVERO
FanfictionLa nostra vita è fatta di momenti. Alcuni ci scorrono addosso senza lasciare tracce, altri invece sono destinati ad essere il punto di partenza di eventi che non saremo in grado di controllare e rimangono impressi nella nostra mente e nel nostro cuo...