Sono seduto sul letto e la guardo dormire.
Mi sono alzato un paio di ore fa, per mettere in moto il complesso meccanismo che ho illustrato ad Anna ieri sera e ora che tutto ha preso il via devo risolvermi a svegliarla, anche se mi dispiace moltissimo. Innanzitutto perché così, sdraiata su un fianco, con i capelli sciolti intorno e i tratti del viso distesi è di una bellezza disarmante e poi perché stanotte non ha riposato affatto bene. L'ho sentita girarsi e rigirarsi nel letto e a nulla è servito prenderla tra le mie braccia e amarla, e provare a rassicurarla, sussurrandole che sarebbe andato tutto bene.
Non lo ha ammesso ad alta voce ma so che ciò che ho intenzione di fare oggi, anzi ciò che faremo, la spaventa moltissimo.
La capisco: per lei è letteralmente un salto nel buio ma sono sicuro che sia il passo giusto da fare per spianare la via a quel nostro futuro insieme che entrambi bramiamo con tutto il cuore.
Appoggio una mano sulla sua spalla nuda e la muovo in una carezza. “Anna…” Si gira a mezzo ma ancora non è sveglia. Appoggio una mano oltre il suo corpo e mi chino a depositarle un bacio sulle labbra, poi scendo sotto la mandibola, nell’incavo della gola e continuo a scendere. La sento emettere un piccolo sospiro, poi stirandosi languida alza le braccia sopra la testa e fa sì che il seno resti completamente scoperto, e totalmente alla mercé della mia bocca. Lo lambisco e succhio piano prima un capezzolo e poi l'altro, fino a quando sento le sue mani tra i capelli.
“Mmm…” sospira “ buongiorno….”
Stacco malvolentieri la bocca dalla sua pelle “Buongiorno a te, dormigliona.” Le sorrido e di nuovo, mi perdo a contemplarla. Dio solo sa quanto vorrei potermi spogliare e poterla raggiungere tra le lenzuola godendo del suo profumo e della sua pelle tiepida. Ma non ne abbiamo il tempo, tra poco questo posto sarà pieno di gente. “Mi spiace tanto, ma devo metterti fretta” le dico, mentre le dò un ultimo bacio sul lato del seno prima di rimettermi seduto “ho chiamato le truppe, un paio d’ore fa, e temo che non manchi molto al loro arrivo.”
Anna rimane ancora un attimo in bilico tra sonno e veglia, poi quando metabolizza le mie parole e ricorda ciò che ci attende oggi afferra un cuscino e ci nasconde il volto. ”Ti prego” bofonchia “ti prego, dimmi che non dicevi sul serio ieri sera, …che non dovrò…” Rido, mentre le sottraggo il guanciale e la aiuto a sollevarsi. “Ero serissimo.” La abbraccio, poi le sollevo il viso e le dò un piccolo bacio sulla fronte. “E andrà tutto bene. Ma tu adesso devi alzarti e buttarti sotto la doccia.” Cerco la sua bocca, nel groviglio di riccioli che sta appoggiato alla mia spalla “Così, nuda e arruffata sei bellissima, ma preferirei che il mio staff ti vedesse con qualcosa di più indosso.” Lei ridacchia, il lenzuolo malamente drappeggiato sul seno. ”Quindi niente doccia condivisa, Presidente?” La desidero da star male e vorrei con tutto me stesso passare il resto della giornata a dimostrarglielo ma davvero non c’è tempo. “No, niente doccia condivisa” le rispondo e lei si ributta sui cuscini con un gemito deluso. “Per ora posso offrirti solo la colazione… stasera spero molto di più.”
Poco meno di un’ora dopo, come avevo immaginato la casa è piena di gente. Il corteo di auto blu è arrivato in grande stile, e ben presto il soggiorno sembra una diramazione rustica del mio ufficio di Palazzo Chigi.
Presento Anna al mio staff tenendola allacciata al mio fianco: so bene quanto può essere difficile essere al centro dell’attenzione all'inizio e voglio che non le manchi mai il mio sostegno.
Illustro nel dettaglio ciò che ho solo accennato al telefono a Roberto, il capo del mio ufficio stampa e a Caterina, poi comunico a Giovanni l'indirizzo del luogo in cui dobbiamo recarci in modo che possa iniziare a coordinare il percorso con il resto della scorta.
Pochi minuti dopo Caterina ha già fatto un elenco di tutte le persone da contattare, e imbastito il piccolo testo di cui abbiamo parlato. Stiamo considerando le tempistiche, per poterci coordinare con le varie autorità da contattare quando vedo lo sguardo della mia accorta segretaria correre più volte, preoccupato, in direzione del divano su cui sono seduti Anna e Roberto.
“La signora Anna mi sembra parecchio agitata, Presidente” mi sussurra “Forse dovrebbe fare qualcosa per tranquillizzarla.”
Caterina ha ragione. Riesco a vedere il panico nello sguardo di Anna, benché stia coraggiosamente provando a rimanere concentrata sul documento che Roberto le sta leggendo. Li raggiungo e mi siedo vicino a lei, cercando una delle sue mani da stringere. Ha le dita ghiacciate e gli occhi, quando mi guarda, hanno lo stessa disperata fissità di un animale preso in trappola. Prova a sorridermi ma si vede che è terrorizzata.
Faccio un cenno a Roberto pregandolo di lasciarci soli un attimo. Le accarezzo una guancia e le porto un ricciolo dietro all'orecchio. “Come sta andando?” domando “Il documento è come vuoi tu?” Lei abbassa gli occhi, ma non risponde “Deve essere come tu vuoi che sia, Roberto può cambiarlo tutte le volte che vuoi, non devi farti problemi a domandarglielo. E non lasciarti mettere in soggezione dai suoi modi: è un ottimo collaboratore ma dopo aver passato così tanti anni a combattere con la mia testa dura non si rende conto che a volte, con il suo cipiglio, mette in difficoltà le persone.”
Finalmente riesco a strapparle l'ombra di un sorriso “Roberto è bravissimo” dice stringendo uno dei cuscini gialli del divano. “Sono io che mi sento fuori posto. Faccio così fatica a parlare…e a pensare che tutti… Non so se ce la farò, Giuseppe” Vedo qualche lacrima brillare tra le sue ciglia e me la stringo al petto. “Certo che ce la farai” accarezzo la sua schiena contratta, più volte, fino a quando mi pare si distenda un poco. “Ce la faremo insieme.” Mi distacco da lei e le sorrido “Rimango qui, con te e Roberto, se vuoi” La mia presenza in qualche modo sblocca la situazione e dopo una mezz’ora di lavoro siamo tutti e tre soddisfatti. Prima di raggiungere la sua assistente e passare alla vera e propria fase divulgativa, Roberto ci dà le ultime informazioni.
“Le agenzie di stampa daranno la notizia dell'evento, circa mezz’ora prima dell'inizio, dapprima con informazioni molto vaghe. Nomi, luoghi e fotografie verranno passate alle agenzie solo quando l'evento sarà concluso e ne verrà fatto accenno nei tg serali. Naturalmente le fotografie verranno scattate solo dai fotografi che abbiamo concordato, Presidente.
Verrà precisato, nel momento in cui passeremo la notizia che ogni informazione o fotografia non accreditata sarà fatta ritirare e perseguita. Se per voi va bene, inizio a contattare le agenzie”
Guardo Anna. Non ho più lasciato la sua mano e questo contatto sembra averla tranquillizzata: ricambia il mio sguardo, poi si volta verso Roberto e annuisce. Gli faccio a mia volta un cenno affermativo “Anche per me è tutto a posto, Roberto, puoi procedere, grazie”
Mentre il mio addetto stampa raggiunge la sua assistente mi volto verso Anna. È molto pallida. E molto bella, come lo era ieri, più o meno a quest’ora, con le labbra imbrattate di marmellata di fragole e solo le mutandine indosso, intenta a imboccarmi di pane e Nutella, allegra e sensualissima. Vorrei poter schioccare le dita e tornare a quel momento, ma so che ciò faremo oggi ci porterà verso un futuro pieno di momenti così. Stringo forte la sua mano, per richiamare il suo sguardo
“Hai già avvisato Riccardo e Massimo?” le domando. Lei scuote la testa “Non ne ho avuto ancora il tempo. Tu, l'hai detto a Nicolò?”
Scuoto la testa anche io, poi la conduco verso la nostra camera, la sola in tutta la casa a non essere stata colonizzata dal mio fin troppo solerte staff. Chiudo la porta e la prendo tra le braccia. La bacio, tenendola stretta, senza dirle nulla, e mi rendo conto che ho bisogno di quel bacio quanto lei. Ho bisogno di saperla mia, come ieri, come stanotte. Stacco le labbra dalle sue e prendiamo fiato insieme, senza scioglierci dall'abbraccio. Ci teniamo stretti, respirandoci ancora per un po’, prima di staccarci all’unisono, qualche minuto dopo. “Chiamiamo?” domando, recuperando i nostri telefoni dal comodino. Lei deglutisce e sorride. E per la prima volta, in questa strana mattina, è quasi un sorriso convinto. “Chiamiamo.”
Verso le due del pomeriggio tutto sembra essere avviato nel migliore dei modi: i complessi meccanismi mediatici affidati a Roberto e Caterina si stanno lentamente mettendo in moto. Abbiamo tempo per consumare un piccolo spuntino, poi sarà il momento di vestirci e partire. Mentre sto ringraziando Caterina di essere passata a prendere il mio abito, e di aver scelto splendidamente, vedo Anna sbiancare nuovamente: evidentemente non si era ancora posta il problema di cosa indossare. Non posso fare altro che domandare con lo sguardo nuovamente aiuto a Caterina, perché stavolta davvero non sarei in grado di aiutarla. Pochi istanti dopo le vedo chiacchierare sottovoce qualche minuto, poi confortata dal sorriso di Caterina, Anna annuisce e insieme si dirigono verso la camera da letto. Ne riemergono parecchio tempo dopo ma ammetto che attendere è valsa la pena. Anna è bellissima: indossa dei pantaloni e una camicetta blu scuro che di armonizzano perfettamente con l'abito blu notte che indosso io. Ha raccolto i capelli e indossa gli orecchini e la collana di ametiste che abbiamo acquistato insieme a Volterra. L’insieme è un mix di semplicità ed eleganza assolutamente perfetto: mi avvicino e le dò un piccolo bacio su una guancia “Sei una meraviglia,” le dico, facendole arrossire sotto il trucco leggero. “Li stenderai tutti.”
Poi la prendo per mano e ci avviamo verso la macchina.
“Il giorno più lungo” è il titolo di un film del 1962 che racconta dello sbarco in Normandia. Mi è sembrato parecchio adatto, perché fatte le debite proporzioni, anche per Anna e Giuseppe è un giorno cruciale.
La suddivisione in fasi, oltre che un richiamo alle fasi che abbiamo appena vissuto, è a causa della mia sconfortante prolissità…non so se ve la caverete con due o se ci sarà anche una fase tre. Abbiate pazienza…mi sforzo di essere concisa, ma proprio non ci riesco!
♥️
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CIÒ CHE CONTA DAVVERO
FanficLa nostra vita è fatta di momenti. Alcuni ci scorrono addosso senza lasciare tracce, altri invece sono destinati ad essere il punto di partenza di eventi che non saremo in grado di controllare e rimangono impressi nella nostra mente e nel nostro cuo...