Capitolo 18 - Il giorno più lungo - Fase 2

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Quando sento il rumore della portiera che si chiude lo stomaco mi si contrae talmente violentemente che devo cercare la mano di Giuseppe, e chiudere gli occhi.
“Dimmi ancora una volta perché lo stiamo facendo, ti prego.”
Lui intreccia le dita alle mie. La sua mano è grande, e calda. Come la sua voce, carezzevole e paziente.
“Perché in questo calderone infernale che è la politica, il gossip, i social media e tanto altro  il modo migliore per diventare invisibili è uscire allo scoperto.”
Ok, me lo ha ripetuto almeno cento volte da ieri sera, e ogni volta che lo sento non posso che trovarlo sensato, salvo poi farmi prendere dal panico, quando entro in gioco in prima persona.
“ E non si poteva risolvere tutto con un comunicato stampa? Dovevo…Dobbiamo per forza fare…questo?”
Lui sospira e sorride. Mi bacia la punta delle dita, che non lascia andare, anzi, stringe ancora di più.
“No, purtroppo un comunicato stampa non sarebbe stato sufficiente. La corsa a scoprire ogni segreto della nuova donna del Premier si sarebbe scatenata in modo ancora più folle.
In questo modo invece verranno rese pubbliche fotografie di noi due insieme, ad un evento sportivo al quale io interverrò in modo.uffiale, ricoprendo il mio ruolo istituzionale.
Non saranno le foto sfocate rubate a una sagra della salamella qualsiasi…ci sarà un comunicato del mio ufficio stampa, con informazioni che riguardano te e il tuo passato, il documento che abbiamo concordato con Roberto, e una diffida ufficiale a diffondere notizie o fotografie non autorizzate.”
Mi dà un altro piccolo bacio sulle dita “Questo non vuol dire che tu non sarai al centro dell’attenzione…succederà. Per qualche tempo ti troverai oggetto di foto o di articoli.  Ma con meno veemenza, dal momento che c’è di mezzo l’ufficialità di una dichiarazione da parte della Presidenza del Consiglio. Ci penseranno due volte prima di scrivere cattiverie o infastidirti troppo: la mia discesa in campo  ufficiale è un monito severo, di quelli con cui sanno che non si deve scherzare.
Inoltre da domani cominceremo a frequentarci alla luce del sole senza nasconderci. Non ci sarà quel tocco di proibito, o morboso che la stampa scandalistica ama tanto, non avranno nulla in cui valga la pena affondare i denti. E tempo un paio di settimane, al massimo un mese, diventeremo così normali che smetteranno di considerarci una notizia."
Si sporge per quanto glielo permette la cintura di sicurezza e mi bacia la guancia, proprio vicino alle labbra.
“Rilassati, andrà tutto bene. Stiamo andando a vedere la gara di Carlotta, pensa solo a questo.”
Per un istante sento i rumori che di solito affollano i palazzetti, l’odore tipico del grasso che impregna le ruote e dei caffè dei baretti improvvisati, il vociare che di solito caratterizza questi eventi, cui partecipano centinaia di persone. E mi vedo camminare vicino a lui, sotto lo sguardo di tutti. Devo appoggiarmi allo schienale e respirare a fondo un paio di volte. Lui deve accorgersene perché mi chiama. Dice il mio nome, con quella sua voce profonda e roca, in quel modo speciale, come nessun altro al mondo sa dirlo. “Anna. Anna.”
Lo guardo. C’è così tanto amore nel suo sguardo e così tanta serenità che riesco a riprendere a respirare in modo normale. “Andrà tutto bene, fidati di me. Devi solo camminare al mio fianco e se ti va, qualche volta, sorridermi. Pensi di potercela fare?” Come potrei non sorridergli? È il mio turno di avvicinarmi alla sua guancia, e depositarvi una carezza: “Grazie” sussurro. Lui ferma la mia mano con la sua e deposita un bacio, proprio dentro al palmo “Non devi ringraziarmi…non c’è nulla che non farei per te.” Vorrei baciarlo ma la presenza dei due agenti della scorta mi imbarazza e credo lui lo capisca perché con una piccola smorfia rassegnata torna ad appoggiare le nostre mani sul sedile.
Dà  una rapida occhiata all’orologio poi mi sorride, uno di quei sorrisi irresistibili, e mi ammalia del tutto con una strizzatina d'occhi: “Facciamo una prova generale, che ne dici?”
Mi si ferma un istante il cuore, poi respiro a fondo, annuisco e gli sorrido. Un po’ tirata, in verità, ma gli sorrido.
“Ragazzi, appena possibile gradiremmo fermarci per un caffè.” 
La nostra richiesta viene comunicata a tutto il corteo e all'autogrill successivo ci fermiamo per una sosta. Attendiamo in macchina che arrivino tutte le auto, poi quando lo staff è ad attenderci di fronte all'ingresso del bar, insieme a un notevole numero di curiosi, gli uomini della scorta aprono la portiera a Giuseppe. Lui scende, si abbottona la giacca, saluta con la mano in direzione di chi per primo l'ha riconosciuto e ha gridato il suo nome, poi, seguito dai due agenti gira intorno all'auto e apre la mia portiera.
È come se tutto procedesse al rallentatore: Giuseppe tende la mano verso di me, e sorride, affascinante e perfetto. Cerco di escludere ogni altra cosa dalla mia mente che non sia quel sorriso, in cui mi riesce così facile specchiarmi. Scendo dall'auto, indosso gli occhiali da sole che avevo tra i capelli e mi affianco a lui. Sento un suo tocco leggero sul fianco e mi incammino, cercando di calibrare i miei passi con i suoi. Sono pochi metri, ma mi sembrano chilometri. All'ingresso, nuovamente mi concede il passo e di nuovo avverto la presenza delle sue dita, alla base della schiena. Siamo arrivati al bancone, il mondo riprende a muoversi alla velocità consueta e riprendo a respirare, anche se quasi non mi ero accorta di aver trattenuto il fiato. Cerco il conforto del suo sguardo e ottengo un sussurro, vicinissimo al mio orecchio. “Non avresti potuto essere più perfetta” Me lo conferma anche Caterina, con un ampio sorriso “Fantastica, una First lady nata! Quel gesto di indossare gli occhiali, poi… Jacqueline Kennedy in persona!”
La pausa caffè stempera un po’ di tensione e persino l'arrivo di Roberto, costantemente collegato ai social e alle agenzie di stampa on-line non mi causa troppa ansia. Ci mostra il messaggio che ha rilasciato e che le prime agenzie stanno iniziando a divulgare.                                                                            Nel pomeriggio di oggi il Presidente del Consiglio presienzerà alla fase finale di un torneo dilettantistico di pattinaggio artistico su rotelle, a Misano Adriatico, per sottolineare quanto grande sia la sua passione per lo sport, impareggiabile strumento di aggregazione e condivisione.
Il Premier, che non assisterà da solo all'evento, terrà un piccolo discorso introduttivo e consegnerà le medaglie alle atlete a fine gara.
Nessuna fotografia, solo un velato accenno alla mia presenza, una sorta di campanello d'allarme per tenere alta l'attenzione. Termino il mio caffè e mio malgrado sospiro: sarà una lunga, lunga giornata.
Siamo ripartiti da meno di un quarto d'ora quando mi squilla il cellulare. È Claudia, che non ho più richiamato e che di sicuro vorrà sapere se sono in arrivo. Attivo l'altoparlante e rispondo “Stellina dove sei?” domanda infatti “Tra quanto pensi di arrivare, che ti mando Luca in stazione?” Giuseppe mi fa segno di non dire nulla, e io abbozzo “Sto arrivando, tranquilla, ma mi aggiusto. Conosco la strada non preoccuparti…” Lei come sempre non demorde “No, ma qui è un casino che non ti puoi immaginare” urla tanto che devo allontanare il telefono, ridendo per la faccia di Giuseppe “deve essere in arrivo qualche politico del cazzo, uno importante credo, perché sono arrivati polizia, carabinieri, un macello! E di sicuro farà iniziare tutto in ritardo! Una rottura di coglioni di decimo livello, come minimo …” Giuseppe sta letteralmente soffocando nelle risate e anche io faccio fatica a trattenermi. Cerco di chiudere più velocemente possibile “Allora a maggior ragione non mandarmi incontro Luca. Mi aggiusto… ci vediamo prestissimo, dai.”
Chiudo prima senza darle la possibilità di rispondermi e appoggio la fronte alla spalla di Giuseppe che sta ancora ridendo.
“Rottura di coglioni di decimo livello, eh? Mannaggia, quando la vedo!”
Provo a ricompormi, anche se con scarsi risultati dal momento che pensando alla faccia di Claudia quando ci vedrà non riesco a smettere di ridere “Quando scoprirà che hai sentito quello che ha detto proverà a suicidarsi con tutto ciò che avrà a disposizione” Mi asciugo una lacrima, cercando di non sbavarmi troppo il trucco. “È una persona meravigliosa, in realtà, a parte questa predilezione al torpiloquio. E ha la tendenza ad essere un po' invadente ma non vorrei ti facessi idee sbagliate su di lei.”
Ha smesso di ridere anche lui, ma gli è rimasta sul viso un'espressione di grande dolcezza. Mi sfiora una guancia, con la punta delle dita “Si vede che le vuoi bene, sai? Ti brillano gli occhi quando parli di loro…”
Ripongo lo specchietto in cui ho controllato che la risata non abbia fatto troppi danni e mi appoggio allo schienale con un sospiro “Hanno fatto per me cose inimmaginabili. Non credo avrei superato certi momenti, senza di loro…di sicuro non sarei qui con te, per esempio.” Lui alza un sopracciglio, incuriosito “ La casa in cui abito è di Luca, il marito di Claudia.” gli spiego “È stato lui a convincermi che Roma era la la scelta giusta da fare, quando ho deciso di trasferirmi. La più completa per le esigenze dei ragazzi, la più lontana dal tipo di vita che avevo vissuto fino a quel momento. Mi ha aiutata col lavoro, ha dato una mano a Riccardo e Massimo con le iscrizioni, mi ha affittato quella che era casa sua…” vado avanti un bel po’ a spiegargli quanto hanno fatto per me gli amici meravigliosi che mi stanno aspettando in quel Palazzetto e torno a sorridere, guardandolo fisso negli occhi, pensando alla loro reazione, quando mi vedranno arrivare al suo fianco. “Spero di poterli ringraziare, per averti condotto da me…” mormora lui “ E di convincerli che non sono un decimo livello, dopo tutto!” Ridiamo di nuovo e lo sto ancora rassicurando che di certo lo adoreranno, quando Giovanni ci informa che mancano poco più di dieci minuti all'arrivo.
Giuseppe torna a cercarmi la mano.
“Pronta?” mi sussurra. Non del tutto, ma posso farcela, risponde il mio sguardo al suo. Ci sono i miei amici e la mia bambina ad attendermi, devo semplicemente dimenticare tutto il resto. Concentrarmi su di loro e sul fatto che da domani Giuseppe, anzi il Presidente Giuseppe Conte, farà parte della mia vita e io della sua, e nulla e nessuno potrà più essere di ostacolo a questa meravigliosa verità. Sì, posso decisamente farcela. Sorrido e annuisco.
“Pronta.”

Fase 3 in arrivo in serata. A più tardi!

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