*Mi ricordo bene quella volta in cui, pur di farti ridere, incominciai a gridare fuori dalla finestra quanto ti amassi ed un vicino mi urlò di smetterla, quando mi voltai verso di te vidi quella tua risata...che mi scaldò il cuore.*
La mattina seguente ebbi un risveglio traumatico, mio fratello si era messo ad urlare e a piangere, una delle sue solite bizze.
Le sue grida mi entrarono in testa e così misi il cuscino sopra la testa, ma il pianto isterico di Francesco e la voce di mia madre che lo rimproverava, si sentivano ancora molto bene.
Perciò mi alzai e quando vidi che erano solo le 8:45 avrei voluto dare due schiaffi a chi mi aveva appena svegliato.
Ervamo tornati a casa la sera prima, il matrimonio era andato per le lunghe, tra una cosa e l'altra mi ero addormentata all'incirca verso le 3:30.
Andai al piano di sotto così da tirarmi su il morale con una gustosa tazza di latte e cereali.
- buongiorno cara - mio padre era sulla sua sedia a dondolo mentre leggeva il giornale, non curandosi affatto che suo figlio stava portando mamma ad una crisi isterica.
Ricambiai il buongiorno e aprii la mensola per prendere i cereali, guardai bene tra una scatola di biscotti e una confezione di cioccolatini.
Dei cereali non vidi nemmeno l'ombra.
Sbuffai e presi uno yogurt nel frigo, qunado finii di mangiare, quella colazione davvero triste, tornai in camera.
- chi era quella ragazza? - sentii la voce acuta di mia sorella appena entrai nella stanza che condividevamo.
- chi..?- domandai non capendo, dovevo ancora riprendermi da quel risveglio.
- ma come chi? quella con cui parlavi ieri...- mi voltai verso di lei e corrugai le sopracciglia, non pensavo mi avesse vista con Alessia, ma quella ficcanaso era capace di tutto, non si faceva mai gli affari suoi.
- quando hai portato Franci fuori, una ragazza ti ha seguito... - incrociò le braccia - avete parlato per un po'... sembravate prese...credi che dovrei dire qualcosa a mamma e papà? -
Ho già detto che non la sopportavo?
Beh lo ripeto.
Io non sopportavo mia sorella, soprattutto da quando mi beccò con Elisa.
Elisa si era trasferita nella nostra città un anno e mezzo fa, ci avevo legato fin da subito ed eravamo sempre insieme.
In quel periodo avevo persino trascurato Matilde e di questo me ne pentii molto.
Un giorno portai Elisa a casa, non c'era nessuno, lei si avvicinò e mi baciò, io ricambiai.
Provavo qualcosa per lei e in quel momento mi sentii davvero libera.
Mia sorella però era appena rientrata a casa e ci beccò in quell'istante, Elisa scappò via ed io rimasi senza parole.
Da quel giorno mia sorella sapeva tutto, ed oltre a lei e a Matilde, nessun'altra persona sospettava della mia sessualità.
Sarebbe stato un colpo troppo forte, i tempi erano cambiati un po' rispetto a qualche anno fa, ma i miei mi avrebbero cacciata di casa, questo era certo.
- è semplicemente un'amica di Nicola, abbiamo parlato di fotografia...tutto qui- aprii l'armadio e tirai fuori un paio di jeans e una polo larga.
- vedremo...- Veronica si avvicinò alla porta e quando fu sulla soglia di essa mi guardò attentamente - ti tengo d'occhio.- poi sparì ed io rimasi a fissare il vuoto.Finalmente era arrivato il momento di uscire, perciò salutai i miei genitori e per non far incuriosire mia sorella dissi che sarei andata da Matilde.
Il tragitto, per arrivare all'indirizzo che mi aveva dato Alessia, non era molto lungo.
Dopo 20 minuti di camminata arrivai ad un grande palazzo moderno, era stato costruito da poco, era davvero grande.
Non la trovai fuori vicino all'entrata, così presi coraggio ed entrai dentro.
Mi ritrovai in una grande sala dove uomini e donne camminavo avanti e indietro, chi usciva, chi entrava, chi prendeva le scale e chi l'ascensore, c'era chi andava di fretta e chi invece più con calma, alcuni parlavano tra colleghi altri invece erano soli.
Un'enorme via vai di gente, la testa iniziò a farmi male, ma continuai a guardarmi intorno in cerca di Alessia.
- ragazzina...?!- percepii una voce maschile - ehi ragazzina..- mi voltai e vidi un giovane ragazzo venirmi incontro -ti sei persa...?- mi domandò con un sorriso.
- oh, no...cercavo...Alessia- dissi impacciata, lui ci pensò su poi mi rispose.
- Alessia la giornalista?- io annuì e lui sorrise - sta ancora lavorando...- mi disse ed io annuì delusa, il ragazzo mi guardò bene e sorridendo mi disse - dai vieni ti accompagno!- portai il mio sguardo su di lui e ricambiai il sorriso.
Era davvero giovane, forse avrà avuto l'età di Alessia o qualche anno in più, aveva i capelli mori corti e degli occhi scuri.
Il ragazzo mi fece strada e mi portò all'ascensore, entrammo e premette un tasto.
Dopo qualche secondo le porte dell'ascensore si aprirono e ci ritrovammo in un lungo corridoio con numerose porte ai lati.
Percorrendo il corridoio il ragazzo ad ogni stanza salutò chi stava all'interno di essa.
Arrivammo poi ad una delle tante porte, notai che il ragazzo si fermò e io allora lo imitai.
Il giovane si affacciò e notai il suo sorriso, una voce familiare ci disse di entrare.
Entrammo ed appena Alessia mi vide cambiò espressione, il suo lieve sorriso si pronunciò ancora di più e i suoi occhi brillarono.
- Ho trovato questa ragazzina nell'atrio, era un po' smarrita...mi ha chiesto di te- spiegò il ragazzo rivolgendosi ad Alessia.
- Oh...si, giusto- sussurrò lei ricordandosi.
- siete sorelle..?- domandò incuriosito il giovane sistemandosi la giacca.
- ehm no..- rispose la ragazza, percepii in lei un po' di imbarazzo, alla breve risposta il giovane sorrise impacciato -beh allora vi lascio...devo sbrigare delle cose..- indietreggiò verso la porta - ciao Giovanni!- lo salutò Alsssia.
Appena il ragazzo se ne andò la giovane ragazza mi passò accanto e chiuse delicatamente la porta cercando di non far rumore.
Osservai attentamente l'ufficio, la scrivania era piena di carte si intravedeva il telefono e un porta penne un po' disordinato.
L'ufficio aveva delle grandi finestre, si poteva ammirare il panorama della città da quell'altezza.
Dall'altra parte della stanza c'era un divano grigio, senza pensarci troppo mi ci sedetti.
- spero di non averti disturbata..- portai i miei occhi sui suoi e lei mi sorrise lievemente.
- non lo hai fatto...anzi, una pausa è più che lecita- incrociò le braccia e si appoggiò alla scrivania.
- bella la vista..- indicai una delle grandi finestre e lei annuì.
Ci fu un silenzio imbarazzante per qualche attimo, poi lei si voltò e prese da un cassetto la macchina fotografica.
Tornò a guardarmi e me la porse, mi alzai velocemente dalla poltrona e presi in mano la macchinetta, la guardai attentamente come se mi fosse stata appena regalata una scatola piena di soldi.
- fa ancora perfettamente...- sussurrò lei, alzai lo sguardo e le sorrisi, posai l'occhio sul buco della macchinetta.
Alessia iniziò a ridere ed io scattai -sono in condizioni orribili..!- esclamò ridendo e coprendosi metà volto con una mano, scattai nuovamente.
- ma se sei perfetta..- risi io, solo dopo mi accorsi di ciò che le avevo detto, cercai però di fare finta di nulla e di non farmi prendere dall'imbarazzo.
Alessia fece un timido sorriso, forse non si aspettava il mio complimento.
- grazie per la macchinetta..- la ringraziai - anche se dopo questo regalo dovrei sdebitarmi.- portai lo sguardo verso il panorama - che ne dici se...- continuai a guardare fuori dalla finestra le minuscole case e macchine - e se ti portassi al miglior ristorante della città?- mi voltai verso di lei, rimase a bocca aperta - Tu scherzi?- mi domando incerta, io scossi la testa sorridendo.
- Lara costa un'occhio della testa..!- mi fece notare - rimarresti al verde - iniziò a ridere e la sua risata contagiò anche me.
- okay okay, all'ora ti porterò al lago!- esclamai trovando un'alternativa perfetta.
- al lago?- mi chiese sorridendo, io annuì contenta della mia idea - sì al lago, però sappi che un giorno ti porterò a quello stramaledetto ristorante- iniziammo a ridere entrambe.
- va bene...comunque, domani ho il giorno libero...- mi disse
- perfetto allora domani andiamo al lago...aspetta...- chiusi gli occhi, mi ero dimenticata di una cosa fondamentale -io non ho la patente, come ci arriviamo?- le chiesi, le sorrise -io però ce l'ho- sorrisi anch'io alla sua affermazione -passa da me domani mattina- si voltò verso il mucchio di fogli sopra alla scrivania e strappò un pezzetto di carta da una fotocopia venuta male, con una biro nera scrisse un altro indirizzo.
- ecco tieni - appena finì di scrivere mi porse il piccolo pezzo di carta ed io la ringraziai.
- adesso ti lascio lavorare- le sorrisi e mi diressi verso la porta.
- grazie ancora per la macchina fotografica- le dissi posando la mano sulla maniglia della porta
- se mi ringrazierai ancora una volta non verrò al lago- accennò una risata -okay ho afferrato, allora a domani- le sorrisi e lei fece lo stesso salutandomi con una mano.
Appena uscii dall'edificio appoggai la schiena ad un muro e sospirai, guardai la fotocamera e sorrisi poi alzai lo sguardo ricordando quale fosse l'ufficio di Alessia e osservai le grandi fineste, subito dopo mi incamminai per tornare a casa.

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1995 - Io, Te e nient'altro.
RomanceDue ragazze. Lara e Alessia. Ambiantata nel bel mezzo degli anni 90, Lara è un'adolescente, ancora 17enne, sta per abbandonare l'età della gioventù affacciandosi ai 18 anni e così all'età adulta. Alessia, ormai, è una giovane donna di 25 anni, già...