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*"Mi ami?" "Certo amore." "Davvero?" "Ovvio." "Per sempre?" "Per sempre." "Sempre sempre?" "Sempre sempre, promesso, tu?" "Promesso."*

Io e Alessia convivevamo da qualche mese.
Dopo essere stata un per un po' a casa di Matilde, insieme alla mia ragazza decisi di vivere a casa sua.
Non volevo essere un peso per la famiglia della mia amica, nonostante mi continuassero a ripetere, anche quando ormai abitavo insieme ad Ale, che io sarei sempre stata la benvenuta a casa loro.
Arrivata la primavera io non avevo più rapporti con i miei genitori da mesi.
Mi era capitato di incrociare mia madre, qualche volta, al supermercato.
Ricordo bene quando un giorno accompagnai Alessia a fare la spesa, mentre eravamo nella corsia della pasta la vidi da lontano camminare verso di noi.
Inizialmente non ci vide, ma quando fu vicina mi fissò negli occhi, poi guardò attentamente Alessia, la mia ragazza rivolse un sorriso a mia madre che lei non si aspettava, lo capii dal suo sguardo stupito.
Vidi anche Veronica molte volte, andavamo in due licei differenti, ma erano vicini e la strada più corta per arrivarci era una sola, per questo, dopo qualche tempo, iniziai a percorrere la strada più lunga.
Quando Veronica mi vedeva mi guardava da lontano, come se volesse parlarmi, ma non trovasse il coraggio di farlo.
Francesco lo vidi solo una volta quando un giorno passai accanto all'asilo.
Lo vidi lì fuori, nel giardino della scuola, insieme ai suoi amichetti.
Rideva e giocava, spensierato e sereno, mi commossi quando lo vidi e dovetti andarmene dopo pochi minuti perché se le maestre mi avessero beccato a spiare i bambini avrebbero sicuramente chiamato la polizia.
Beccai mio padre al bar, non mi rivolse nemmeno uno sguardo, anche se mi aveva vista eccome.
Dopo vari mesi iniziai ad abituarmi a quella situazione, ormai era vita quotidiana.

  - Buongiorno dormigliona..- Alessia iniziò a ricoprirmi di baci su tutto il volto in modo da svegliarmi, ero stanca e avevo dormito molto quella mattina perché la sera prima io e Alessia ci eravamo concesse un momento tra noi.
  - Buongiorno..- dissi sorridendo con la voce roca.
  - Dai alzati, è tardi! Faremo colazione con la pasta al sugo.- scherzò lei tirandomi un cuscino in testa, perciò mi tirai su e la presi da dietro facendola distendere sul letto, iniziai a farle il solletico.
  - Smettila!- mi ripeteva mentre rideva cercando di liberarsi.
  - Se mi dai un bacio mi fermo- le dissi e lei annuì subito, mi diede un bacio ed io smisi di farla soffrire.
Si alzò dal letto e invece di uscire dalla stanza acciuffò di nuovo il cuscino e me lo tirò.
  - Te lo meriti!- esclamò facendo la finta arrabbiata.
Di colpo le nostre risate vennero interrotte dal suono del campanello.
Io e Alessia ci guardammo con sguardo interrogativo.
Il suono del campanello divenne insistente così ci affrettammo ad andare in soggiorno.
Alessia guardò lo spioncino della porta e subito mi fissò con occhi sgranati.
  - Sono i miei!- cercò di gridarmi senza alzare troppo la voce per paura che la sentissero.
  - E che faccio?!- le chiesi in panico.
  - Nasconditi!- io corsi in camera e chiusi la porta, appoggiai il mio orecchio ad essa per sentire.
  - Mamma...papà!- esclamò fingendo di essere stupita -Che sorpresa! Che ci fate qui?- domandò subito dopo.
  - Siamo passati a salutarti, andremo in viaggio per una settimana!- esultò allegra sua mamma.
  - Oh che bello..! Per.. Perché c'è Pongo?!- questa volta il tono di voce di Alessia mi risultò davvero sopreso.
Pongo?
Non sapevo chi fosse, ma a occhio e croce intuii fosse un cane.
  - Eravamo andati a portarlo fuori...poi tua madre voleva passare- il tono distaccato del padre di Alessia mi fece ricordare quello di mio padre.
  - Oh bene, grazie mille per avermi fatto sapere della vostra partenza, ma..non potevate chiamarmi?!- parlò la mia ragazza.
  - Volevo rivedere mia figlia!- esclamò la donna - Sei sempre così impegnata che non ci vediamo mai!- le ricordò.
- Beh...- la voce di Alessia venne interrotta dal cane che iniziò ad abbaiare.
  - Ma che cos'ha?- chiese con tono confuso Annalisa.
Il cane continuò ad abbaiare.
  - Sente qualche odore sconosciuto...- intuì l'uomo.
  - Può darsi che senta l'odore dell'idraulico, è venuto ieri!- inventò Alessia cercando di cavarsela.
  - E spiegami perché il cane si sta dirigendo verso camera tua?- il padre di Alessia iniziò a insospettirsi.
  - Idraulico? Mi sono confusa, ieri è venuto il muratore per tappare un buco orrendo in camera!- mentì nuovamente.
Ci fu silenzio tra i tre e dei passi si avvicinarono alla camera, sentii anche le zampe del cane camminare sul parquet.
Pongo iniziò ad abbaire insistentemente ed io lo sentii bene perché si trovava proprio di fronte a me, proprio dietro alla porta.
Notai che la chiave della porta non c'era, mi guardai velocemente intorno, ma subito vidi la maniglia piegarsi e dopo pochi secondi si aprì.
Ero immobile.
Renato, il padre di Alessia, era davanti a me.
Mi guardava con disprezzo, intravidi che scorse lo sguardo verso il letto, il quale, era completamente disfatto.
  - Lo sapevo.- sentenziò il papà di Alessia continuando a guardarmi con gli stessi occhi con cui mio padre mi cacciò di casa.
  - Cosa c'è Renato?- chiese sua moglie senza comprendere la situazione.
  - Vieni fuori.- mi ordinò e senza esitare uscì dalla camera.
Guardai Alessia, aveva lo sguardo serio, poi vidi la signora che mi osservò senza sbattere ciglio.
  - Sapevo che di te non ci potevamo fidare!- l'uomo rivolse un'occhiata a sua figlia, la quale sobbalzò dalla cattiveria e dal tono di volce che utilizzò il padre per dirle quella frase.
Il signore si avvicinò ad Alessia e a pochi centimetri di distanza dai lei parlò.
  - Da oggi in poi io avrò un solo figlio!- sentenziò gridando, Alessia aveva la testa china.
Il padre uscì dalla casa senza voltarsi indietro, la madre invece ci guardò per qualche secondo, intravidi nei suoi occhi un po' di dispiacere, quando però suo marito la richiamò dalle scale lei uscì velocemente dall'appartamento raggiungendolo.
Eravamo sole.
Alessia aveva Enrico, suo fratello.
Io avevo Matilde, la mia migliore amica.
Avevamo l'appoggio di una sola famiglia, quella di Matilde, che però non era la nostra.
Poi?
Cosa avevamo?
Cosa ci restava?
Nient'altro.
Solo noi due.

1995 - Io, Te e nient'altro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora