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*Tu dovevi sorridere, io ti dovevo proteggere.*

Enrico ed io arrivammo al grande cancello della villa, appena di fronte esso si aprì, il ragazzo parcheggiò la macchina vicino alle due auto costose dei suoi genitori.
Lui aveva le chiavi, per questo, non fu un problema entrate in casa, appena dentro iniziò a chiamarli.
  - Enrico sono qui...- da una stanza arrivò Annalisa, era vestita in modo impeccabile, elegante come sempre.
Appena mi vide ne fu sopresa, guardò attentamente il mio viso, che era stravolto e sentivo di avere gli occhi lucidi, lei non capì così con uno sguardo preoccupato si rivolse al figlio.
Anche Enrico aveva gli occhi rossi, aveva un'espressione affranta e seria.
  - Che succede...? E Alessia?- la donna pronunciò quelle parole come se avesse paura di sapere la risposta.
  - Dov'è papà?- chiese il ragazzo che si trovava in piedi accanto a me.
  - Eccomi...- l'uomo scese dall'enorme rampa di scale, il suo sguardo incontrò il mio - Che ci fai tu qui?!- domandò alzando la voce, io indietreggiai -Vattene da casa mia!- mi ordinò.
  - No papà!- gridò Enrico avvicinandosi al padre in modo minaccioso.
  - Caro...devono dirci qualcosa...- la donna aveva già le lacrime agli occhi, era in ansia e preoccupata.
La donna dopo poco ci fece accomodare ad un tavolo presente in una grande sala.
  - Mamma...papà...- Enrico guardò i suoi genitori -Alessia nell'ultimo periodo non è stata bene...cercava di nasconderlo, ma qualcosa non andava. Chiara la settimana scorsa le ha detto di fare dei controlli...- il ragazzo spiego, la sua voce divenne sempre più rotta e tremolante -...ha la leucemia- Enrico si portò le mani sul volto comprendolo.
Notai la madre portasi la mano sulla bocca e subito iniziò a piangere.
Il padre.
Si poteva chiamare così?
Non mosse ciglio, rimase senza espansione.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad un mobiletto, apri una delle ante e tirò fuori una bottiglia di Whiskey, prese anche dei bicchierini e li posò sopra la tavola.
  - Papà...ma che fai?- Enrico era confuso, come del resto lo eravamo anche io e Annalisa.
  - Se la caverà.- versò il Whisky nei bicchierini e poi ne bevve un sorso.
  - Volete?- ci chiese.
Lo guardai, lo guardai con tutta la rabbia che avevo.
  - Ma che cazzo.- dissi e gli sguardi di tutti si puntarono su di me. - Ma si rende  conto di quanto lei faccia schifo?!- mi alzai dalla sedia di colpo - Sua figlia è in ospedale! Sua figlia ha la leucemia! E lei si beve del fottuto Whisky?!- gridai mentre lui mi guardava negli occhi - Mi sta prendendo per il culo, vero? Vero!?- continuai ad urlare, Enrico intervenne e  mi fece sedere di nuovo cercando di calmarmi.
  - Fai schifo.- sentenziò dopo un lungo silenzio Annalisa, la guardammo tutti.
Aveva lo sguardo perso nel nulla, ma notai nei suoi occhi la rabbia che provava, in quel momento, per suo marito.
  - Cosa...?- chiese incredulo Renato.
  - Mi fai schifo!- lei gli lanciò un'occhiata fulminante.
La donna si alzò dalla sedia e si avvicinò a me e a Enrico.
  - Loro due amano Alessia... immensamente- iniziò a parlare la signora Conti - Noi siamo i suoi genitori! L'abbiamo cresciuta con tutto l'amore che avevamo! Tu mi hai portata ad allontanarmi da lei! Ma lei è nostra figlia e dobbiamo starle vicino, sempre!- scandì bene l'ultima parola tra i singhiozzi del pianto.
L'uomo rimase in silenzio, immobile a fissare sua moglie.
Lo lasciammo in quel modo, uscimmo di e ci precipitammo subito all'ospedale.

Entrai nella stanza in cui c'era Alessia, lei mi rivolse un sorriso anche se gli occhi erano ancora pieni di lacrime.
  - Ehi...- le sorrisi e mi avvicinai al letto in cui era sdraiata  - Ho una sorpresa per te...- le sussurrai, le mi guardò con sguardo interrogativo.
Dalla porta entrarono Enrico e Annalisa, appena li vide le lacrime le rigarono il viso.
Si abbracciarono.
Enrico le stampò un teneri bacio sulla fronte, la madre invece le accarezzò ka guancia asciuganole le lacrime.
  - Mamma...- disse in sussurro Alessia.
  - Amore...sono qui...- la madre strinse la mano della figlia -Ho sbagliato...e non me lo perdonerò mai.- affermò la madre guardando sua figlia, mi rivolse uno sguardo  - È davvero una brava ragazza...- mi sorrise, io e Alessia ci guardammo e sorridemmo a quel complimento che mi aveva fatto.
  - Papà?- domandò Alessia, io e gli altri ci guardammo, Annalisa parlò.
  - Arriverà...- le sussurrò, la ragazza fece un sorriso forzato.
Lo sapevo che ci stava male, le presi subito la mano come per dirle "ti proteggo io".

La sera andai a dormire da Matilde, la sua famiglia mi diede tanta forza e tanto supporto.
Il giorno dopo mi svegliai davvero presto, anche se in realtà non dormii affatto, andai subito all'ospedale e ci restai fino alle 9 di sera.
Tornai a casa di Matilde, aprii la porta ed entrai.
Rimasi senza parole.
  - Chiara...- la voce di mia sorella in quel momento mi sembrò una salvezza.
Erano tutti lì, persino mio padre.
Francesco mi corse subito incontro, lo presi in braccio e lo stinsi a me.
  - Carla e Dario ci hanno detto tutto...- mia madre rivolse uno sguardo ai genitori di Matilde, erano mesi che non sentivo la sua voce, rabbrividì appena lei iniziò a parlare.
  - Veronica...Veronica ci ha fatto un lungo discorso...- questa volta fu mio padre a parlare e dopo tanti mesi i suoi occhi guardarono di nuovo i miei.
  - Ci ha fatto capire tante cose...- parlò mia madre iniziando a piangere.
  - Soprattutto ci ha fatto capire che siamo stati dei mostri.- puntualizzò mio padre.
  - Non ti meritavi tutto quel dolore...ma adesso siamo qui.- mia madre si asciugò le lacrime.
  - E ti staremo accanto per sempre.- mio padre mi si avvicinò e notai i suoi occhi rossi.
  - Promesso?- domandai piangendo e guardandoli negli occhi.
  - Promesso- risposero in coro mio padre, mia madre e mia sorella.
Corsi tra le loro braccia e piangemmo insieme, uniti come una volta, anche se da quel momento saremmo stati più uniti che mai.

1995 - Io, Te e nient'altro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora