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*Voglio un altro tuo abbraccio.*

La prima settimana passò ed io ero perennemente in ospedale.
Ero nella sala d'aspetto, i medici erano insieme ad Alessia ed io non potevo entrare.
Dentro alla stanza c'era anche la madre di Ale, mentre Enrico era dovuto correre al lavoro.
Le sedie della saletta erano davvero scomode infatti certe volte preferivo restare in piedi oppure sedermi per terra.
Guardai in giro, c'erano infermieri che facevano avanti e indietro per i corridoi mentre molte persone cercavano le stanze dei loro cari.
Qualcosa, o per meglio dire qualcuno, attirò la mia attenzione.
Da lontano vidi un uomo spaesato, si guardava intono confuso.
Lo osservai attentamente e poco dopo i nostri sguardi si incrociarono.
Era Renato.
Era davvero qui?
Non ci credevo.
Lui continuava a fissarmi, esitai un attimo, ma poi mi avvicinai a lui.
Quando gli fui finalmente vicina notai i suoi occhi, erano gonfi e rossi, aveva sotto di essi delle borse davvero evidenti, come se non avesse chiuso occhio per diversi giorni di fila.
  - Sono un coglione.- abbassò il capo, io rimasi in silenzio, dopo qualche secondo riprese a parlare. -Non me ll perdonerò mai.- i suoi occhi mi guardarono. - Sono stato uno stronzo. Nessuno mi perdonerà mai...ma io voglio bene a mia figlia, sul serio. È una ragazza fantastica, piena di qualità...- quando iniziò a parlare di sua figlia gli spuntò un sorriso.
Si interruppe e mi guardò attentamente.
  - Io l'ho abbandonata e tu invece le sei sempre stata accanto...ed è questo l'importante, non il tuo sesso.- il suo sguardo era sincero e la sua voce spezzata e flebile era così vera.
  - Mi dispiace per tutto...- concluse abbassando di nuovo la testa.
Nessuno disse più nulla, ci fu solo un lungo silenzio.
  - Vuoi vederla?- le proposi e alle mie parole lui alzò il capo e mi guardò con uno sguardo pieno di speranza.
Annuì sicuro di sé, mi incamminai verso la porta della stanza di Alessia e lui mi segui.
Dalla camera uscirono gli infermieri e il dottore seguiti dalla signora Conti.
Annalisa quando vide Renato spalancò gli occhi sorpresa, lui iniziò a ripetere di quanto fosse stato coglione e stronzo, che si era reso conto di aver sbagliato.
La moglie lo abbracciò e i due si misero a piangere, poi gli fecemmo strada per farlo entrare nella stanza.
Alessia si voltò verso di noi.
  - Papà!- esclamò vedendolo e iniziò a piangere, stessa cosa lui mentre si avvicinava a sua figlia.
  - Mi dispiace...mi dispiace tanto, non mi perdonerò mai...- erano queste le parole che ripeteva mentre l'abbracciava e sulla sua spalla piangeva.
Anche Alessia piangeva sulla spalla del padre, notai i suoi occhi apirisi e guardami, fece un sorriso.
Era finalmente felice.
Felice perché aveva ritrovato suo padre dopo tanti anni.
Questa era la cosa più importante: la sua felicità.

1995 - Io, Te e nient'altro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora