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Narratore POV

Kihyun si aggirava per le strade di uno dei tanti quartieri malfamati che decoravano quella zona di Seoul, alla ricerca del moccioso che gli era stato assegnato e che sarebbe dovuto trovarsi lì.

Non aveva la minima intenzione né voglia di essere lì in quel momento ma purtroppo ora era suo dovere e problema.

Aveva iniziato ad essere nel "giro" fin da quando ne aveva memoria. Cresciuto senza l'attenzione necessaria da parte dei suoi pretenziosi genitori, era finito col ritrovarsi d'un tratto in un punto della sua giovane vita, con le mani sporche di un sangue non suo ed un nuovo lavoro dal quale non poteva più tirarsi fuori.

Eppure non gli aveva fatto nessun effetto. Era completamente lucido mentre l'uomo che si era occupato di "assumerlo" e che avrebbe rappresentato una sorta di punto di riferimento e sinonimo di potere, gli picchiettava la spalla in modo compiaciuto dal suo elaborato e i corpi dei suoi genitori giacevano a terra privati della loro linfa vitale.

Al contrario, aveva provato una sorta di piacere nel compiere quell'atto disumano, tanto da essere pervaso da una scarica di adrenalina lungo tutto il corpo, intanto che sul suo viso capeggiava un sorriso a dir poco sadico che andava piano piano a formarsi.

Ne voleva ancora.

Come in quel momento, durante il quale si trovava ad aggirarsi in mezzo a persone che seppur poche, erano comunque ignare di cosa sarebbe potuto accadergli se solo avesse voluto.

Kihyun o meglio, Master H, continuò a camminare ancora per un po' con discrezione, cercando di non dare troppo nell'occhio, quando all'improvviso la figura del ragazzo che stava cercando, gli passò davanti scomparendo dietro un angolo di strada.

Iniziò a seguirlo facendo in modo di non farsi scoprire, arrivando all'interno di uno di tanti vicoletti più o meno nascosti, all'interno del quale il ragazzino stava anche lui svolgendo il suo di lavoro.

Aveva preso una busta trasparente e di dimensioni non molto grandi, dalla sua tasca per poi bussare tre volte su un vecchio portone malridotto e di un verde scolorito, vedendo poi un uomo rozzo sulla quarantina affacciarvisi da dietro.

Il ragazzino gli mostrò la merce che possedeva, insieme alla quale vi era anche qualcosa di simile ad una busta da lettere. L'uomo alla vista della mercanzia, estrasse allora una fascetta di soldi che lanciò con noncuranza addosso all'altro per poi prendersi ciò che ora era di sua appartenenza, il tutto senza spiccicare nemmeno una parola.

Non appena la porta gli venne chiusa davanti, il più piccolo prese meglio i soldi, rigirandoseli tra le mani, dopodiché li mise in tasca ed iniziò ad incamminarsi verso la sua direzione.

Kihyun si mise più nascosto nella postazione da cui aveva osservato tutto quello che era successo, pensando a come il piccoletto, gli ricordasse un po' il sé stesso di molti anni prima.

Dopodiché portò una mano in tasca, nella quale teneva il suo coltellino, tenendosi pronto ad agire in qualsiasi momento, nel frattempo che il suo respiro iniziava a farsi più pesante anche a causa di quell'adrenalina che in situazioni come quella, si impadroniva di lui e del suo corpo qualvolta si occupasse dei suoi incarichi.

Stava aspettando solo il momento giusto per uscire allo scoperto. Mancava poco ormai. Era sempre più vicino al catturare la sua preda.

Aveva preso a respirare sempre più velocemente ogni secondo che passava sulla sua pelle in quella stradina buia e senza luce, la quale il sole ripudiava a tal punto dal rifiutare di illuminarla. A tal punto da rifiutare di beare un posto decadente e trascurato come quello con anche solo un piccolo barlume.

I passi ora erano ancora più vicini a sé. Il ragazzo era ancora più vicino, tanto che finalmente poté vederlo a pochi centimetri di distanza.

Quello non si rese conto della presenza dell'altro, finendo improvvisamente col sentirsi strattonare da un lato, venendo trascinato all'interno del buio vicolo, trovandosi un coltello posizionato sul suo collo.

«Fai il bravo. Non emettere nemmeno un suono, altrimenti ti ritroverai ricoperto dal tuo stesso sangue.» Gli venne sussurrato all'orecchio dall'uomo dietro di lui che nonostante tutto, sorrideva.

Non poteva vederlo, ma lo sentiva nelle sue parole, stava sorridendo tenendo la sua mano ferma su di lui, che al contrario aveva preso a tremare in preda alla paura di cosa gli sarebbe successo adesso, quando però tutto ciò che ricevette fu un colpo in testa con il manico dell'oggetto affilato che gli venne scagliato con abbastanza forza da tramortirlo e fargli perdere i sensi.

Ora il gioco aveva inizio.

Hyungwon intanto si trovava a casa sua, nella quale era dovuto andare per prendere alcune cose ma da cui ora stava per uscirvi, quando ad un tratto, sentì bussare alla sua porta in modo insistente.

Titubante e abbastanza sorpreso, decise di avvicinarsi con cautela, ma non prima di prendere la sua pistola in mano.

Si accostò su un lato dell'ingresso, per poi sbirciare attraverso lo spioncino chiunque ci fosse dall'altro lato, senza vedere però nessuno.

Facendo altrettanta attenzione quindi, decise di aprire, tenendo salda l'arma nelle sue mani. Contò mentalmente fino a cinque, nel frattempo che la pressione cercava di schiacciare il suo autocontrollo e concentrazione.

"1... 2... 3... 4..."

Mise la mano sulla maniglia della porta per poi abbassarla ed aprire dunque l'entrata principale.

«5.» disse con voce sommessa e a malapena udibile, puntando l'arma ad un ipotetico pericolo, senza però constatare che effettivamente lì fuori, non vi fosse nessuno.

Qualcuno no, ma qualcosa era stata decisamente lasciata sul suo uscio.

Un biglietto piegato perfettamente a metà, giaceva sul pavimento davanti ai suoi piedi.

Si chinò per prenderlo, controllando ancora se ci fosse qualche persona in giro ma rientrando poi in casa.

Lo aprì rimanendo comunque in piedi vicino alla porta e leggendolo sotto voce. Sul pezzo di carta vi erano quattro misere parole scritte con poca cura e che andavano a formare una sola frase che però fu in grado di fargli venire la pelle d'oca e rievocare in lui emozioni e sensazioni che avrebbe preferito cancellare piuttosto che sperimentare ancora una volta.

“Ti ho trovato, Hyungwon.”

Per la prima volta dopo tanto tempo, Hyungwon stava di nuovo sperimentando cosa significava avere paura.

Shoot Out || Hyungwonho † Hiatus †Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora