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Narratore POV

Il pavimento era decorato da fresche chiazze di sangue rosso ed ancora caldo, provenienti dall'agonizzante carcassa che giaceva a terra, arduamente respirante.

La causa di quell'atroce spettacolo, si preparava per un'altra serie di atti malsani nei confronti di quel povero ragazzo che ormai non aveva altro da fare se non contemplare il perché non potesse farla finita lì e subito, in quell'esatto momento.

«Sarebbe tutto più facile, se tu decidessi di collaborare. Sarebbe più facile per te e per me.» disse l'uomo in piedi di fronte a lui, senza degnarsi nemmeno di girarsi a guardarlo in faccia nel mentre che sputava quelle parole con astio.

Evidentemente non era degno nemmeno di ciò.

Qualsiasi atto di umanità nei suoi confronti era scomparso nell'esatto attimo in cui avevano messo per la prima volta piede in quella stanzetta grigia e soffocante.

«In questo momento, sia tu che io potremmo stare ognuno per i fatti nostri, continuando a vivere le nostre vite come niente fosse e contribuendo in altro modo alla società corrotta dei giorni nostri, ma evidentemente siamo stati costretti entrambi a ritrovarci qui.»

Jinhyeok continuava ad osservarlo con affanno, mentre la sua vista iniziava a farsi annebbiata e le forze incominciavano a venire meno nel suo corpo. Ogni muscolo urlava il proprio dolore, facendo in modo di farsi sentire tramite le fitte che lo percorrevano ad ogni minimo accenno di movimento.

«Avresti potuto fare come tutti i ragazzini della tua età e andare a spassartela nei parchi o altro, ignorando qualsiasi cosa accada intorno a te. Dimmi, perché ridorti a tutto questo?» chiese il suo boia togliendosi di dosso la camicia scura che aveva indosso, sulla quale potevano essere visibili però, alcune macchioline di sangue luccicare sotto i led che illuminavano la stanza, rimanendo così con una maglia del medesimo colore anche se con una tonalità più tenue.

«I-Io...»

Le parole gli uscivano a malapena sospirate, rendendo difficile udirle chiaramente. Gli faceva male. Gli faceva così male anche solo pensare, a causa delle torture subite in precedenza e che si erano ripercosse sul suo organismo, riducendolo ad un ammasso di dolori atroci e strazianti, a malapena sopportabili, sopratutto per qualcuno come lui.

«Non ti sento, parla più forte.» Kihyun gli si avvicinò cautamente, abbassandosi più o meno alla sua altezza ma pur sempre guardandolo dall'alto in basso.

«Mi... Servono soldi.» sbiascicò alla fine.

Come immaginava.

Ovviamente era quella la ragione. Tutto ruota sempre intorno al denaro. Era scontato. Sciocco lui ad aver avuto per un attimo aspettative per qualcosa di più originale di quella risposta sentita ormai più e più volte, come in un disco rotto.

Ma comunque, pensandoci non poteva di certo biasimarlo... Anche lui, se faceva ciò che stava facendo, era per lo stesso identico fine.

In fin dei conti, era comunque parte degli esseri umani ambire alla ricchezza.

«Mi piacerebbe chiederti come mai, ma francamente non mi interessa...»

L'uomo si passò una mano tra i capelli, racchiudendo alcune ciocche all'interno della sua mano, per poi tirarle un po', giusto per godere di quella scarica di dolore che ha luogo solo per un lasso di tempo ridotto, prima di svanire. Il suo sguardo si soffermò per un paio di secondi sugli occhi del giovane, osservando la paura manifestarsi dentro di essi ed in seguito continuando a parlare.

«Piuttosto, torniamo al perché ti trovi qui.»

La sua mano arrivò ad aggrapparsi attorno ai capelli del ragazzo, tirandoli abbastanza forte da permettergli di alzargli la testa in modo da potersi guardare meglio faccia a faccia, anche se non curante dei lamenti provenienti dalla sua vittima.

«Tu sei venuto a conoscenza, in qualche modo, di alcune informazioni molto importanti per questa organizzazione, riguardanti una persona in particolare. Ora, sai dirmi chi è codesto individuo e cosa lo collega a noi?»

Ad ogni parola che pronunciava, la presa sul capo dell'altro si faceva più forte, a tal punto da fargli pensare che potesse arrivare ad aprirgli la testa come se fosse una scatoletta.

Ancora non convinto a parlare, il ragazzo venne sorpreso con la sensazione dell'altra mano della persona di fronte a sé, improvvisamente sul suo collo, premendo mano a mano sempre più, mentre quest'ultimo lo guardava annaspare in cerca d'aria, con un irritante ghigno di piacere stampato in volto.

Si sentiva come un pesce fuor d'acqua, battendo la sua gracile mano su quella dell'altro, nel vano tentativo di farlo smettere.

«P...Ar...ler...ò!» scandì a malapena, ma abbastanza chiaramente da poter permettere all'altra persona di udirlo e far allentare la presa su di sé, anche se senza lasciarla del tutto.

«Avanti, allora.» disse Kihyun sorridendo poco più ampiamente nel mentre che il ragazzo riprendeva fiato il più possibile.

Lo guardò negli occhi con timore, per poi convincersi finalmente a condividere la sua conoscenza.

«S-si tratta di... Due p-pers-sone attualmen...te.»

Deglutì come se per una singola cosa sbagliata che avrebbe potuto potenzialmente dire, gli spettasse una qualche reazione negativa o violenta nei suoi confronti.

«En-t-trambe sono collegate ad alcune altre organizzazioni... Una in p-particolare, è q-questa. Ha-nno degli agganci appartenenti ad un grado molto superiore rispetto ad altri... E... Tengono attualmente nascosto un carico di esplosivi e polvere da sparo da qualche parte nel centro di S-Seoul...»

Kihyun con espressione seria gli pose la domanda più importante di tutte in quel momento.

«Quali sono i loro nomi?»

Il ragazzo fece uno sforzo in più per scavare nei meandri della sua memoria e ricordare attualmente l'identità dei due individui da lui citati, essendo in grado di rimembrare solo uno di loro.

«S-Sohn H-Hyunwoo... Ricordo solo questo, l'altro non lo so...»

Kihyun poggiò quindi la sua mano sulla testa del giovane, accarezzandolo lievemente e mantenendolo dal mento, con l'altra mano.

«Visto? Non è stato poi così difficile. Ora, però... Non mi servi più.»

«Cosa-»

Non fece in tempo a completare del tutto la frase che subito, nel frangente di qualche secondo, la sua testa venne piegata brutalmente all'indietro, prima di essere poi sbattuta con violenza sul cemento freddo del pavimento, facendo di tutto il grigio precedentemente macchiato, un'unica, lucida, tinta rossa.

«Buonanotte, ragazzino.»

«Capo, ecco qui il rapporto sull'avvenimento di questa mattina. A quanto pare sembra essere stata opera del gruppo a cui stiamo dando la caccia da un po' e tre nostri agenti sono rimasti feriti. Uno al momento dell'esplosione e due a causa di un attacco durante l'ultimo giro di perlustrazione.»

«Va bene, ho capito. Voglio delle pattuglie a perlustrare tutta la zona e alcuni posti di blocco sulle strade principali di Seoul. Non possiamo permettere che un'altro episodio del genere si ripeta. Dobbiamo trovarli ad ogni costo.»

Hyunwoo congedò il giovane agente, per poi tirare fuori da uno dei suoi cassetti, un fascicolo dal contenuto assai particolare, e rispetto agli altri, molto più prezioso, soprattutto per chi si muove nell'ombra in modo viscido e assetato di potere e denaro.

Eppure nessuno sospettava minimamente che tale articolo si trovasse nelle mani di una persona come lui.

Una persona che tanto continuava a nascondere alle persone intorno a sé, lasciandole ignare di che tipo di individuo ci sia davvero a muovere i loro fili, sotto le vesti di un personaggio utile semplicemente ad adempiere al meglio allo svolgimento del suo vero obiettivo.

Si alzò dalla sua postazione, prese la sua borsa e ci mise all'interno quel fascicolo tanto importante, per poi uscire dal suo ufficio ed eventualmente dalla caserma.

Era giunta l'ora anche per lui di iniziare a muoversi.

Il tempo stava scorrendo troppo in fretta ed il momento in cui tutte le verità sarebbero venute a galla, si stava pian piano avvicinando con ardore.

Il piano aveva finalmente inizio.

Shoot Out || Hyungwonho † Hiatus †Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora