Ho sempre odiato la neve. Forse per il fatto che tutti la amano, e in qualche modo mi sono sempre voluta distinguere dalla massa.
A differenza mia Michael la adora, e quando questa mattina ci siamo visti nella via degli stupratori ha fatto i salti di gioia. Devo peró ammettere che quella via ricoperta dalla neve è veramente incantevole.
L'aria gelida mi fa venire voglia di affogare nella mia sciarpa, mentre Michael si diverte a prendere la neva sulle mani e a buttarla di nuovo per terra.
"Sembra cocaina" ride portandosela vicino al naso.
"Michael" faccio. "Cosa?" ride.
"Smettila"
Lui sbuffa, lasciando giú la neve e avvicinandosi a me, prendendomi la mano, estremamente fredda.
"Tra poco è Natale!" esclama sorridendo felice.
"Io odio il Natale" dico contraddicendolo. "Come fai ad odiare il Natale?!" fa scandalizzato.
Scrollo le spalle. "É una festa odiosa. E poi odio tutta la gente felice ceh é un giorno come gli altri"
"Un giorno come gli altri? Stai scherzando vero? A Natale si sta insieme, e boh è tutto stupendo" continua lui.
Alzo le spalle. "A me non piace" affermo.
Dopo un po' di attimi di silenzio Michael sibila "A me ricorda mia madre."
Ma credo che non sia stato qualcosa di volontario, forse non voleva dirlo ad alta voce, non pensava che lo sentissi. Quindi decido di tacere, se vuole parlare lo farà quando vorrá lui.
~
"Michael sei sicuro che possiamo venire qui?" dico col fiatone, mentre lui continua a tirarmi la mano, correndo per le scale di questo palazzo in mezzo al paese.
Sinceramente non so se possiamo anche solo entrare qui, e poi se facciamo casino, la gente che abita qui potrebbe arrabbiarsi.
"Sì, non ti preoccupare!" esclama, continuando a correre per le scale.
Queste d'un tratto si interrompono, portando ad una piccola porta che Michael spinge, uscendo da dove eravamo. Lo seguo, e ci ritroviamo sulla cima di questo palazzo, in qualcosa che sembra una terrazza o roba del genere.
Mi guardo intorno, vedendo un paesaggio magnifico. La città è ricoperta dalla neve, ed è semplicemente stupenda.
Contando poi il fatto che siamo ad un piano altissimo, la prospettiva è ancora meglio.
"Woh.." sussurro, non sapendo dove guardare.
"Valeva la pena fare tutte quelle scale" mi sorride Michael, che mi prende la mano e si avvicina all'unica seggiola presente lì.
Cerca di togliere la neve, dopo si siede, e io sopra di lui.
Mi appoggio alla sua spalla mentre guardiamo lo spettacolo della città che si risveglia.
Qua sopra fa ancora più freddo, ma non importa molto, se sono con lui va bene.
"Mia mamma mi portava quì, da piccolo" sussurra cercando di non rompere l'atmosfera. Alzo lo sguardo verso di lui. La pelle è chiara quasi quanto la neve, e le sue labbra sono come sempre incontrasto con questa.
Inspiro prima di porgli la domanda di cui risposta aspetto da troppo tempo.
"Michael, dov'è tua madre?"
Il silenzio. Respira, deglutisce e mi guarda negli occhi.
"É stata.. é stata uccisa" sussurra, e sento un tonfo al cuore.
"Mi disp-"
"No non dire niente, perchè non sai niente" mi interrompe e si passa le dita tra i capelli.
"E se tu me lo dicessi?" chiedo cercando di essere cauta. Gli accarezzo la guancia aspettando una sua risposta. Si morde le labbra, la sua gamba trema.
"Sai Brooklyn, credo che la droga e tutto ció collegato ad essa sia una cosa di famiglia" sospira.
"Voglio dire, mio papá aveva certi affari, cazzo. Spacciava molto, e credo che lo faccia ancora. Per questo è andato in prigione un po' di volte" continua mentre sto in silenzio ad ascoltarlo.
"Se io avessi una moglie e un figlio non farei mai quello che ha fatto lui.. Per me loro sarebbero sempre la prima cosa a cui penserei, indipendentemente da quanti soldi posso guadagnare. Ecco per lui invece non era cosí"
"Infatti, chi avrebbe mai sospettato di un bambino? Bambino.. avevo undici anni e mezzo quando è successo.
Credo che mio padre sia un uomo furbo. Mandava me dai compratori. Gli davo la roba e loro i soldi, avveniva tutto velocemente e in pochi secondi era fatta, poi io potevo ricominciare a giocare." spiega.
"Ma una volta qualcosa é andato storto, non so ancora di preciso cosa sia stato. So solo che quando quelli lí che compravano erano insoddisfatti, non se la prendevano con lo spacciatore, ma con la famiglia di questo" deglutisce e sto iniziando a sentirmi male per lui.
"E quella sera, sto tipo è entrato in casa mia stra incazzato. Ha spaccato tutto, e ha preso mia madre per i capelli. Mio padre come sempre non c'era. Io avevo paura. L'hanno trovata morta.." sussurra le ultime parole, asciugandosi le lacrime. Fa male vederlo soffrire, fa male sapere che lui ha sofferto cosí tanto.
"Michael.." sussurro.
"É dalla morte di mia madre che è iniziata tutta sta merda. Mio padre non c'era mai, io ero sempre fottutamente solo" singhiozza. Le lacrime percorrono le sue guance candide, e lo abbraccio forte, lui fa lo stesso.
"Pensavo di aver perso tutto, ero come il sole che non riusciva a splendere." Le sue lacrime mi cadono addosso, mentre uno stringe l'altro.
"Puoi proggermi? Ho bisogno di te ora" domanda a bassa voce e annuisco, piangendo anch'io.
"Ti proteggeró Michael, ti prometto che starai bene. Ti faró rialzare quando cadrai."
Dico e mi allontano da lui. Gli asciugo le lacrime dalle guance, unisco leggermente le nostre bocche.
"Brooklyn, io non voglio qualcuno che mi ripeta in continuazione che ci sará sempre e che non mi lascerá mai. Mi basta qualcuno che ogni volta che mi mandi a fanculo, venga comunque a riprendermi"
Quando gli ho chiesto dove fosse sua madre non mi aspettavo tutta questa storia. Non credevo che ci fosse sotto tanta sofferenza. La visione di Michael che piange é stata una cosa innaspettata ed ha fatto più male della storia in sè.
"Allora fanculo Michael, ti amo piú di qualsiasi cosa su questa fottuta terra"
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Weird. || Michael Clifford
Teen FictionPunk rock isn't about not giving a fuck, it's about giving the right fucks. "Sai Brooklyn, credo che la droga e tutto ció collegato ad essa sia una cosa di famiglia" . [i primi capitoli fanno pena ma giuro che poi stra migliorano, bye] ~scrittrice...