Libertà

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Gilbert

Era ancora in quella cella fredda e non vi era traccia né di Anna né di nessuno dei suoi amici.
Il problema era che non solo era chiuso in carcere, ma lo era insieme a Jeremy.
La piccola vendetta che si era preso, prendendolo a pugni, gli aveva portato altri guai.
Insomma quel ragazzo era la sua rovina.

"Ehi" disse un omone alto e grosso il doppio di Gilbert.

"Ehi" rispose lui con un filo di voce.

"Perché siete qui dentro marmocchi?" chiese.

"Una rissa" si intromise Jeremy.

"Voi due contro altri o voi due uno contro l'altro?"

"Uno contro l'altro" dichiarò Gilbert guardando l'altro di traverso.

"Che bei tempi quando finivo dietro le sbarre per delle risse" disse tranquillo l'omone.

I due ragazzi lo guardarono con un misto di stupore e paura.

"Si inizia così sapete" continuò.

"Ma noi..." cercarono di dire, ma furono interrotti.

"Si, si inizia così e poi si passa ai furti e successivamente a cose ancora più gravi" disse la voce di un uomo in fondo alla cella.

La penombra rendeva difficile identificare i tratti del suo viso, ma lui non aveva la solita voce che poteva avere un omone di quelli cattivi.

"Noi siamo dei bravi ragazzi, studiamo e facciamo una vita normale, ma stasera la situazione è sfuggita di mano e siamo finiti qui" spiegò Jeremy altezzoso.

"Quindi vuoi dire che noi non siamo della brava gente?" chiese l'omone con un tono incazzato.

Gilbert vide Jeremy iniziare a tremare dalla testa ai piedi, poi alzandosi indietreggiò verso le sbarre forse per essere più vicino a chiamare gli agenti in caso si fosse trovato in pericolo.

"I-io non vo-volevo" balbettò.

L'omone si avvicinò ancora di più e quando la sua faccia fu a due centimetri da quella del ragazzo, Gilbert si mise in mezzo.

"Ti prego, lascialo stare" sussurrò.

A quel punto, incredibilmente, l'uomo scoppiò in una risata fragorosa.

"Siete uno spasso" disse tra le risate che gli facevano tremare il grosso petto.

I due ragazzi, intanto, lo guardarono con un sopracciglio alzato in attesa della spiegazione di tanto divertimento.

"Sapete siete uno spasso e anche dei creduloni. Anche io sono qui per una rissa, non sono né un ladro né un assassino, vi stavo prendendo in giro" dichiarò ancora ridendo.

"Oh" dissero insieme i due e, nonostante la paura appena provata, un piccolo sorriso timido si formò sul loro viso.

A quel punto l'uomo che aveva parlato prima uscì dalla penombra e guardò fisso i due ragazzi negli occhi.

"Già, ma io mi sento offeso, perché non sono qui dentro per una semplice rissa" disse incredibilmente calmo.

Il sorriso appena spuntato sul viso dei due ragazzi svanì per lasciare spazio, di nuovo, ad un'espressione di paura.

Nonostante l'uomo in questione fosse magro, di altezza normale e non avesse una voce spaventosa, aveva uno sguardo gelido che metteva i brividi.

Mentre Gilbert e Jeremy lo guardavano negli occhi spaventati come conigli, una voce li fece sobbalzare.

"Ehi voi due!" esclamò un agente.

Prendendo le chiavi appese ai suoi pantaloni aprì la cella.

"Siete liberi, qualcuno ha pagato la cauzione" dichiarò.

Quasi scapparono a gambe levate da quella gabbia di leoni, in cui il leone più pericoloso li aveva appena puntati.

"GILBERT!" gridò Anna correndogli incontro.

"Carotina" disse abbracciandola.

"Come mai sei fuori?" chiese la rossa.

"Non lo so sinceramente, qualcuno ha pagato le nostre cauzioni" rispose.

Jeremy, intanto, era silenzioso.

"Ehii" chiamò Diana arrivando di corsa insieme a Jerry.

"Ragazzi vedo che ha funzionato" disse Jerry con il fiatone.

"Cosa ha funzionato?" chiesero Anna e Gilbert.

"Ho contattato Shannon e le ho spiegato cos'era successo, lei spaventata per il fratello ha chiamato il padre che ha pagato la cauzione vedo" spiegò la ragazza.

"E che cosa c'entro io?" chiese Gilbert.

"Cioè chi ha pagato la mia?" continuò.

"Molto probabilmente mia sorella ha pregato mio padre di tirare fuori anche te, per lui non sarà stato un problema visto i milioni che fa quel bastardo" sputò fuori tutto d'un fiato Jeremy.

Rimasero lì a guardarsi, Gilbert e Jeremy, fino a quando il secondo si avvicinò porgendogli la mano.

"Mi dispiace per tutto. Tutta questa situazione è colpa mia, ho agito pensando di odiare te, quando odiavo solo mio padre e la sua perfezione del cazzo" disse.

Gilbert ci pensò a quello che aveva detto e poteva vedere l'odio di quel ragazzo nei confronti del padre.
Provò pena per quel rapporto tra padre e figlio, un rapporto che doveva essere meraviglioso era, invece, così distruttivo e orribile.
Così gli strinse la mano.

"Accetto le tue scuse e mi scuso a mia volta per il naso rotto" disse con un  mezzo sorriso.

*Un altro capitolo corto, ma aggiorno quasi tutti i giorni quindi provate a volermi bene lo stesso.
Comunque dalle letture e dalla discesa incredibile nella classifica shirbert ho capito che tutto questo non vi sta piacendo e giustamente anche.
È un Fanfiction shirbert quindi ci devono essere per lo più situazioni sclerose con i nostri due protagonisti.
Quindi cercherò di non uscire più fuori tema d'ora in poi.

E adesso alla prossima.*


Crazy In Love   //SHIRBERT//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora