36-Non contate più su di me

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James e Lily

~LILY~

Apro gli occhi e le nuvole nella mia testa sembrano essere state portate fuori e ritratte nel cielo, così da non lasciarmi mai sola.
Oggi è il giorno dei funerali e non sono pronta, non lo ero prima, non lo sono ora e non lo sarò mai; infatti appena arrivata Petunia mi ha addossato le colpe, come sempre, e mi ha annunciato che la nonna è morta di crepacuore.

*qualche giorno prima*
Suono il campanello e qualcuno mi viene ad aprire, Vernon. Mi fa entrare e appena Petunia mi vede, la sua faccia cambia espressione, odio misto a tristezza e rabbia.

«Ti sei degnata anche di venire!» sbuffa stupita. «Se non lo hai ancora capito, nessuno ti vuole qui! Hai fatto uccidere mamma e papà!» non l'avevo mai vista così prima d'ora. Mi fa paura.

«Io non ho fatto niente» balbetto con un filo di voce. «Erano anche i miei genitori e mai avrei augurato loro tutto questo»

«Ci hai condannati il giorno in cui sei nata! Tu e la tua magia schifosa li avete ammazzati! Ci hai rovinato la vita!» urla disperata, mentre Vernon la tiene ferma.
È la verità infondo, senza di me avrebbero corso meno rischi, solo che non posso farci niente. Salgo velocemente le scale e mi precipito nella mia stanza.

«Se lo vuoi sapere, anche la nonna è morta!» sento ancora la sua voce e un'altra pugnalata al cuore arriva. Mi accascio a terra, piangendo e domandandomi se mai avrà fine.

Mi alzo e vado in bagno a lavarmi, non scendo neanche di sotto a fare colazione perché non ho fame e farei solo un giro per farmi insultare nuovamente.
Sotto il getto dell'acqua calda non sento se sto piangendo o no, sono in balia dei miei pensieri e basta. Rimango qui sotto per un po', finché non sento più le gambe. Esco e mi rintano di nuovo nella mia stanza, iniziando ad asciugarmi i capelli. Non oso guardarmi allo specchio per il semplice motivo che li rivedrei e non ce la faccio a sopportarlo.
Tutte le mie azioni sono automatiche, spengo il phon e accendo la piastra, apro l'armadio e cerco il vestito, mi cambio, tutto senza fermarmi o quant'altro.
Sfortunatamente ora devo guardarmi per forza allo specchio, a meno che non voglia bruciarmi viva. Passo la piastra sui miei capelli, pensando al niente.
Oggi sarà una tortura, amici, conoscenti dei miei genitori, ma nessuno a cui possa aggrapparmi. Anche se Petunia ce l'ha con me, ringrazio che abbia qualcuno al suo fianco, nonostante sia Vernon. Almeno non è sola.

«Sei pronta?» mi chiede lei, dal corridoio. Senza rispondere, esco dalla stanza e la guardo negli occhi; lei rimane immobile e solo quando appare Vernon si riprende. Li seguo senza fiatare.

*****

Per tutto il tempo del funerale sono stata in disparte, fissando da lontano le loro tombe. Odio essere confortata quando so perché sono stati uccisi, ricevere le frasi di supporto che mi aiuterebbero di solito, ma in questo caso non c'è nulla da fare. Posso solo maledirmi e andare avanti. A vedere Petunia sembra che a lei vada bene così, che io non faccia una reale presenza. La vedo abbracciare una signora e guardare verso la mia direzione. Non posso permetterle di trattarmi così, non oggi, così mi vado a sedere su una panchina, per aspettare di poterli salutare. Mi fisso i piedi per un tempo indefinito, però dai pochi rumori che mi arrivano sembra che il funerale sia finito. Mi alzo e sistemo la gonna del vestito sgualcito, la mia attenzione si riporta su una figura stante davanti a me e, che i miei occhi vogliano o no, si tratta di James. Rimango immobile, troppo scioccata per parlare o muovermi. Perché è qui?

«Di qua» neanche la voce di Alice mi fa smuovere, anche se mi è mancata. Mentre le mie amiche mi vengono ad abbracciare, il mio sguardo rimane fisso su di lui e i miei pensieri su ciò che è successo. Non ritornerò indietro.

The wrong decisionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora