Capitolo ottavo

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Arianna.
Finalmente anche questa tortura finisce per un po, relax, dormire, mi sembra impossibile. Uscii più in fretta che potevo, volevo andare a casa davanti al mio camino, quando mi venne in mente la lunga strada per tornare a casa.

"Ehi, Andrea aspetta. Chiedo troppo? Ma mi daresti un passaggio a casa? Devo farmi una doccia e vestirmi più pensanti per andare a sciare"

"certo ti cercavo apposta".

"Ci vediamo qua tra 2 ore?"

"Ma visto che non c'è tuo padre posso entrare? Ti ho sentito parlare con la professoressa"

"Entra" ok, figuraccia.

"Perché non me l'hai detto?"

"Non volevo sembrarti una fifona, poi riesco benissimo a cavarmela da sola"

"Non ho dubbi"

"Accendi il camino mentre io faccio una doccia? La legna è nel cassetto sotto e l'accendi fuoco nel mobile, se vuoi il bagno è sotto le scale io vado su a farmi una doccia" feci più in fretta possibile, non so perché ma avevo voglia di passare del tempo con lui, di ridere scherzare, non mi sono mai sentita così bene.
"Finito, e vedo che hai accesa un bel fuoco.. Come hai fatto senza l'accendi fiamma?"

"Trucchetti che mi hanno insegnato. Tu piuttosto asciugati i capelli che ti prendi freddo"

"Che sei mio padre?"

"No, un tuo amico che tiene a te e se ti ammali poi non ti posso più portare a sciare" poi si alzò dalla poltrona mi si avvicinò e mi si mise dietro prendendomi e accarezzandomi i capelli, un scossa mi percosse tutto il corpo, non avevo mai avuto un contatto così con lui, le sue mani erano così calde.

"Se vuoi te li asciugo io" mi ha chiesto di asciugarmi i capelli? Beh ovvio che si.

"No tranquillo, faccio da sola" continuava ad accarezzarmi i capelli e ci passava in mezzo le dita, sentivo il suo respiro vicino all'orecchio, un altra scossa lungo tutto il corpo questa volta era partita dalle mie parti intime, speriamo non si sia accorto che sto tremando.

"Forza vai, che così andiamo" ma io non mi mossi, mi piaceva il modo in cui mi toccava non volevo andare, mi stavo godendo quel momento.

"Forse potresti asciugarmeli tu"

"Ma che bella idea non so come ti sia venuta in mente"

"Scemo" e gli diedi un pugno sul braccio.

AAAAAH.

"Ehi Arianna, a posto? Ti sei fatta tanto male? "

"La mia mano, mi fa malissimo"

"Aspetta stai lì che ti prendo qualcosa di pesante e ti porto in ospedale" avevo un male alla mano tremendo, di sicuro era rotta, vedevo sfuocato. Ma la domanda che continuava a ronzarmi per la testa era "ma che diavolo ha al posto dei muscoli? Cemento?" mi sono rotta una mano dandogli un pugno, o io sono troppo fragile o lui è innaturale. Andrea mi carico in macchina e corse in ospedale.

"Che è successo ragazzo?"

"Ehm, ha dato un pugno al muro e ora ha molto male alla mano" al muro? No caro io ti ho dato un pugno nel braccio.

"Vieni signorina, facciamo subito le lastre"
Dopo un ora di attesa è una mono viola arrivo l'infermiera.

"Ha una micro frattura, è fortunata a non essersela rotta, la mano è difficile da far guarire. Vieni te la fasciamo" faceva un male tremendo anche dopo un anti dolorifico.

"Ragazzina ora sai che prendersela con il muro non è la cosa giusta" vada pure e mi mandi dentro il suo amico.

"Andrea vogliono te".

"Sei il suo ragazzo?"

"No solo un amico"

"Bene, visto che non posso parlare con il genitore lo dico a lei, se fa troppi sforzi rischia di rompersi, quindi a riposo e la può togliere solo per fare la doccia, ovviamente la mano non va bagnata"

"Non si preoccupi, prometto di prendermi io cura di lei".

"Forza disastro andiamo" disastro? Non pensate veramente che abbia dato un pugno al muro, l' ho dato a te, e l'hai sentito.
Arrivati a casa dovevo assolutamente chiederglielo.

"Mi sono fratturata una mano dandoti un pugno in un braccio"

" Lo so Arianna, troppa palestra e troppe proteine, ho i muscoli duri come il cemento, ti chiedo scusa.
Vuoi una mano a togliere il giubbotto?" Anche se non gli credevo non mi misi a discutere, mi feci aiutare e mi misi sul divano a guardare un film, anche se il dolore era quasi insopportabile.

"Ari, scusa davvero non volevo farti del male, e so anche che non credi a quello che dico"

"Andrea, tranquillo non è colpa tua, sono io che ti ho tirato un pugno, se non lo facevo avevo una mano integra e ora eravamo a sciare" si avvicinò e si inginocchiò vicino al divano.

"Guarda che non mi dimentico di prima, sei uscita con i capelli bagnati, ed è la cosa che mi fa più arrabbiare, vedi di non farti venire la febbre" lo disse tutto con una voce così dolce e bassa da fare impazzire chiunque.

"Mi devi un asciugata di capelli"

"Si, e anche una mano" scoppiammo a ridere tutti e due, sembravamo due ragazzini di 12 anni quando parlano delle ragazzine più bruttine.
Mi addormentai subito, non bevvi neanche il te che aveva preparato. Lui potrebbe benissimo fregarsene di me, invece sta qua a guardarmi e a badarmi come una cane da guardia, ogni volta che apro gli occhi è lì che mi guarda e mi sorride, mamma mia, la voglia di baciarlo è estrema.

Non sono come luiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora