PHOEBE
Sono a casa, Ascanio mi ha praticamente cacciata dall'ospedale e per quanto sia un ragazzo freddo ho capito che l'ha fatto con l'intento di proteggermi da Björn, ma quello che deve essere protetto è lui.
Non ho insistito per rimanere lì perché avevo bisogno del calore della mia casa,
di sentirmi al sicuro fra queste mura.Mi lavo, mi metto in pigiama e mi preparo una cioccolata calda.
Mi ricordo quando al ritorno dalla chemio e dopo aver vomitato anche l'anima Björn era triste ed abbattuto, ed io per vedere almeno solo per un momento la felicità nei suoi occhi gli portavo la cioccolata calda, presa con i pochi soldi che mi davano i miei genitori per fare merenda, lui l'adorava e la beveva con gusto e voracità, mentre io m'incantavo a guardarlo felice, era rara la sua felicità, ed io ne volevo cogliere ogni sfaccettatura, non smettendo mai di osservarlo.Un giorno ritardai ad arrivare in ospedale, e quando oltrepassai la porta della sua stanza lo trovai seduto in un angolo che piangeva convulsamente, non l'avevo mai visto così disperato. A quella vista mi salirono subito le lacrime agli occhi, se ami una persona odi le sue lacrime, mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte, uno di quegli abbracci spacca ossa, subito dopo essersi calmato lui mi disse " Credevo non venissi più, che ti fossi stancata..... Sai prima di incontrarti avevo accettato il fatto di vivere qui e che forse non avrei vissuto nemmeno a lungo, ma adesso odio vederti andare via con la paura che tu non torni più e con la voglia di venire con te, con la voglia di non lasciarti mai. Ho paura, ho paura che una volta che sarò morto tu ti dimenticherai di me, ma ti prometto che anche da lassù io sarò il tuo angelo custode."
Al ricordo di questi momenti, mi salgono le lacrime agli occhi e prendo a singhiozzare, lancio la tazza con la cioccolata contro il muro e mi porto le mani nei capelli. Il mio angelo, il mio bellissimo angelo, me l'hanno trasformato in mostro, perché, perché??
odio e ho odiato i miei genitori per avermi portato via da lui, come può il mio angelo essere un mafioso, lui non conosceva il male, mentre adesso ne è portatore.
Però non smetterò mai di ringraziare Dio o chicchessia per averlo salvato dal cancro, per averlo tenuto in vita.
Le gambe mi cedono e scivolo per terra, Dio non riesco ancora a crederci che l'ho rivisto, è così bello, è ancora il mio angelo.E con quest'ultimo pensiero mi addormento.
BJÖRN
Entro nel bagno e mi infilo sotto la doccia cercando di lavare via il sangue incrostato, sangue non mio.
Ho fatto una carneficina, hanno cercato di fottermi un carico di droga, loro fottere me? Che idioti mi fanno ridere, nessuno può fottermi. Se sono dove sono ora è perché ho fatto cose che non ha mai fatto nessun altro, per fottere me bisogna essere malvagi, ma la malvagità ha le mie sembianze.Con un asciugamano in vita osservo dalle vetrate della mia camera la città sottostante, ripenso a questa mattina, ripenso a lei.
Dopo anni di ricerche, di disperazione, frustrazione, dolore, odio e dannazione, nel momento esatto in cui mi sono arreso alla sua assenza lei è riapparsa tra le mie braccia e mi ha salvato di nuovo.Il suo profumo non è cambiato, è sempre lo stesso, è sempre lei nonostante gli anni.
Quando mi ha stretto fra le sue braccia sono ritornato bambino, ho riassaporato quella felicità che solo lei sapeva darmi.
I suoi capelli sono lunghi come quando era bambina, gli occhi hanno più consapevolezze ma sono sempre quelli della mia bambina, le labbra però non sono più quelle di una bambina, adesso sono carnose, grandi, tutte da divorare.
Ed è in questo preciso istante che la realtà mi arriva in faccia come un uragano.
Lei non è più una bambina, è una donna e come ogni donna avrà sicuramente avuto qualche uomo, ed il solo pensiero mi fa stringere i pugni.
Lei con un altro uomo, lei che si fa toccare, baciare da un altro uomo, lei che fa l'amore con un altro uomo, una rabbia incontrollata mi travolge e non riesco a fermarmi dal prendere a pugni il muro, non riesco a fermarmi dal capovolgere e distruggere qualsiasi cosa presente nella stanza apparte il letto. Non posso cambiare il passato, non posso cambiare il fatto che lei potrebbe aver avuto altri uomini, ma può star pur certa non ne avrà altri apparte me, non vedrà altri apparte me, non la toccheranno altri apparte me, e l'unico a far l'amore con lei sarò io.Devo vederla, devo toccarla, devo averla fra le braccia, mi infilo un pantalone di tuta ed una maglia scovati a caso in mezzo al casino che c'è e corro alla mia auto.
So dove abita, lei non lo sa, ma in poche ore sono riuscito ad avere un dossier con tutte le informazioni che mi servono.Arrivo davanti casa sua, è piccola e ha un giardino che ne delimita il perimetro, devo trovare un modo per entrare, così vado sul retro e trovo il finestrino della porta aperto, ci infilo un braccio e con la mano giro la chiave infilata nella serratura.
Entro e vedo una piccola cucina, ricordo quando diceva che voleva essere una pasticcera da grande, salgo le scale e trovo due porte, apro la prima che si rivela essere il bagno, la richiudo ed apro l'altra porta, è la sua stanza.
Qui dentro il suo profumo è ovunque, il letto è vuoto, non è neanche sfatto, dove cazzo è andata? A quest'ora dovrebbe dormire, si riaffaccia prepotentemente nella mia mente l'immagine di lei con un uomo, predo il cellulare " pronto signore" mi risponde il mio uomo " localizza il cellulare di Phoebe, ora!" Grido in preda alla rabbia, chiudo la chiamata e lancio il cellulare contro il muro, lei non può avere un uomo, non può, altrimenti lo distruggerò, lo farò sparire, di lui, chiunque esso sia, non rimarrà niente, lei è mia, che lei lo voglia o no, non avrà la sua libertà, perché non posso rischiare di perderla, al solo pensiero inorridisco, anche se l'ho rivista solo da poche ore, non posso fare a meno di lei, ricadrei nel baratro, impazzirei definitivamente.Se la perdessi metterei fine alla mia vita, perché quello che mi ha dato la forza di vivere fino ad ora, è stata la speranza di rivederla, di riaverla.
Scendo le scale e vado nel soggiorno, ed lì che la vedo, contro il muro rannicchiata per terra con le ginocchia al petto, la raggiungo e mi accovaccio accanto a lei.
Ha dei residui di lacrime sulle guance, la mia bimba, la mia salvezza, il mio colibrì, non permetterò che qualcuno le faccia del male, che qualcuno possa anche minimamente toccarla.Infilo un braccio sotto le sue ginocchia e la sollevo, lei non si sveglia e si accoccola al mio petto. Sei ritornata a casa mio piccolo colibrì.

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VIVERE PER TE
RomanceLei è qua, davanti ai miei occhi, per la prima volta dopo anni. Anni in cui la sua assenza mi ha portato ad essere quello che sono oggi. [....] Lei è stata la luce prima della mia caduta negli inferi, il pezzo di paradiso che mi porto in tasca. Ma a...