capitolo 12

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PHOEBE

Sto leggendo per lui, come quando eravamo piccoli, lui stava male ed io leggevo per lui, nonostante fossero fiabe per bambini e non sapessi leggere bene, lui voleva ascoltarmi, per ore.
Diceva che gli dava sollievo, che la mia voce lo calmava, che lo confortava più della musica.
Mi sono accorta che è cambiato, tanto, prima non mi avrebbe mai urlato in faccia con tanta rabbia, prima non aveva tanta rabbia dentro, vorrei urlargli contro, dirli che lo odio per avermi costretta a confessare che non ho mai avuto un uomo, perché rievoca troppi ricordi e lui gli ha portati a galla, però nel momento in cui mi sfiora, io riconosco il suo tocco, le sue mani, come se in questi anni non avessero fatto altro che toccarmi, e cedo, non riesco a fare altrimenti, mi chiede di leggere per lui, ed io cedo, senza alternativa, perché ritorno a quegli anni in cui lui era debole e fragile e aveva bisogno di me, e non posso fare altro che accorrere in suo aiuto, perché nella mia anima, nel mio cuore, nella mia testa, lui verrà sempre prima di me, prima della mia rabbia.
Perché lo so, l'ho capito che nonostante tutta la rabbia e l'autorevolezza che dimostra lui è fragile, perché lui mi ha sempre chiesto di leggere quando soffriva, e tutto il resto scompare di fronte alla sua sofferenza.
Mentre continuo a leggere, mi spinge contro il suo petto e mi culla accarezzandomi di tanto in tanto il capo.
Quanto vorrei bloccare la mia vita a questo momento, rimanere così per sempre, fra le sue braccia, come se non fosse cambiato nulla, come se fossimo gli stessi bambini di una volta, come se la vita non ci avesse cambiato, come se la gente non ci avesse ucciso e come se noi non fossimo rinati dalle nostre ceneri completamente diversi, sotto nuove vesti e nel vorticare di questi pensieri  mi addormento sulla sua spalla, accucciata a lui, avvolta nel suo calore, e mi sembra di prendere una boccata d'ossigeno dopo un' esistenza passata ad affogare sott'acqua.
Al mio risveglio mi rendo conto che ci troviamo nella stessa posizione in cui mi sono addormentata, mi allontano dal suo petto e trovo i suoi occhi già su di me " ma per quanto tempo siamo rimasti così?" Gli chiedo con voce assonnata, " tre ore" mi comunica monocorde " cazzo, siamo rimasti così per tanto tempo, potevi poggiarmi su un letto, ti sarai stancato a stare in questa posizione" lui scuote la testa con un sorriso amaro sul volto " non è mai troppo tempo, te lo assicuro, il tempo che passo con te non è mai troppo, è solamente troppo poco è sempre troppo poco, se potessi ti incollerei a me, così da non perdere neanche un secondo stando distanti, così da non perdere altro tempo, ne abbiamo perso fin troppo, ho perso fin troppo e non sono disposto a perdere altro" sussurra questo uragano di parole, il mio angelo, sarà sempre il mio angelo nonostante sia cambiato, e so che prima o poi mi arrenderò a lui, ma sicuramente non lo farò senza combattere per la mia libertà.
Prendo una delle sue grandi mani, e ne bacio il dorso, poi la porto contro la mia guancia e mi appoggio su di essa, in una dolce carezza, quanto avrei voluto essere protetta da queste mani anni fa, non ho mai chiesto aiuto, ma da queste mani, dalle sue mani, da lui mi sarei fatta aiutare, mi sarei rifugiata tra  le sue braccia, adesso mi è difficile farlo, perché so che posso salvarmi da sola, perché ho paura che se io mi affidassi completamente a lui io possa perdere la mia forza e non me lo posso permettere, ma non voglio combatterlo per ora, perché sono avida di questi momenti di serenità, perché noi non gli abbiamo mai avuti, quel poco tempo in cui ci siamo vissuti l'abbiamo passato nel terrore che la malattia se lo portasse via, non sapendo che sarebbero stati i miei genitori a portarmi via da lui.
"Vieni qui, vieni, avvicinati di più" dice queste parole rude, come una bestia feroce brama la sua gazzella, le sue mani planano sul mio sedere e lo stringe forte spingendomi contro la sua evidente erezione, " ahh, mi lascerei i segni" sussurro con un gemito " oh si, si, lascerò i miei segni su di te, non potevi dirmi parole più allettanti" sussurra roco e sempre più affamato, vorace, mi abbassa lo scollo del maglione e bacia e morde tutta la pelle del mio collo e del mio seno, arrossandomela tutta , tutto questo mentre io gemo e sussulto si stacca e sfiora il suo lavoro con i polpastrelli
"Mm che opera d'arte, adesso manca il resto del corpo" le sue parole mi eccitano, e allora cerco di ribellarmi "non sono un animale da marchiare"
"No, certo che no, sei la mia donna, e non ti marchierò solo il corpo di baci e morsi, non ti marchierò solo con il mio seme dentro di te, perché puoi star pur certa che lo farò, ti marchierò la mente, arriverò così affondo dentro di te, che anche quando non ci sarò, cosa che accadrà raramente, ti sembrerà che io non me ne sia mai andato, perché io sarò qui" sussurra roco e aggressivo, dolce tanto quanto possessivo, sensuale tanto quanto è rude picchiettando l'indice contro la mia testa " sarò qui" continua picchiettando contro il mio petto, contro il mio cuore, " e sarò qui"  conclude infilando quel maledetto indice dentro di me, pompando a fondo e tra un gemito e l'atro cerco di protestare " quando abbiamo deciso che sono la tua donna" sussurro con con occhi languidi, " tu sei la mia donna, non è una decisione questa, non è qualcosa che si sceglie, un leone ha le sue zanne e non le ha scelte, un'aquila ha i suoi artigli e non gli ha scelti, un fiore ha i suoi petali e non gli ha scelti, un colibrì ha le sue ali e non le ha scelte, io sono le tue ali Colibrì, io sono la tua libertà, io sono tuo tanto quanto tu sei mia, come un uomo, un bambino che si accorge che nel suo petto batte un cuore, non sa perché è lì, sa solo che è suo e che gli permette di vivere, ed io da quando ti vidi per la prima volta ho saputo che dentro il tuo petto c'era il mio cuore, e so solo che è mio, che sei mia, so solo che vivo per te, grazie a te, e non permetterò mai a nessuno di portarmi via il mio cuore, neanche a te" dice tutto questo mentre pompa e spinge selvaggiamente le sue dita dentro la mia fica, i miei umori colano lungo il suo polso ed io sconvolta vengo mentre le  lacrime solcano le mie guance, perché non c'è verità più sincera delle sue parole," ti ho marchiato anch'io" sussurro guardando il suo polso grondante dei miei umori, punta anche lui i suoi occhi nella stessa direzione del mio sguardo " o si,  Colibrì" sussurra, è mio, penso mentre lui riprende a pompare le sue dita dentro di me ed io riprendo a gemere il suo nome.

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