Capitolo 3

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PHOEBE

Ripercorro i corridori e gli occhi mi si fanno lucidi, mi sembra ieri quando ero qui con lui a combattere contro il cancro, ho la sua sofferenza impressa nella memoria, chi se le scorda le notti a piangere l'uno sulla spalla dell'altro per la paura di un futuro senza di lui, senza i suoi occhi, senza le sue braccia che seppur deboli mi proteggevano da tutti.

Sento le lacrime rigarmi il volto, sto piangendo.

A volte mi domando come ho fatto a vivere per tanti anni senza di lui, mi chiedo come vivrò una vita intera senza di lui.

Perché gli anni passano e lui non passa mai, resta sempre, resta nel cuore, nella testa, nelle vene, nelle arterie, lui è dentro di me, ovunque.

[....]

Ho le mani occupate a sorreggere un vassoio pieno zeppo di dolci, ne ho visto il bancone pieno e non ho resistito, apro la porta con un piede, "Ei, ti ho preso anche alcuni muff-" mi blocco, dentro la stanza c'è un uomo che mi punta una pistola contro, è ritornato per finire il lavoro a quanto pare.

Io sono immobile, quasi non respiro mentre lui continua a scrutarmi, è molto alto, ha le spalle enormi ed è molto muscoloso, ha dei folti capelli ricci e Dio i suoi occhi sono verdi, come quelli di lui.

Continua a guardarmi e mi sembra di bruciare sotto il suo sguardo; ma questo sguardo io lo conosco, questo sguardo mi ha perseguitato per anni, per anni l'ho sognato, ho sognato di tornare a perdermi nei suoi occhi.

Il vassoi mi scivola dalle mani nel momento in cui la consapevolezza che è vivo ed è qui davanti a me si radica in me e non importa se mi sta puntando una pistola contro, gli vado letteralmente addosso "Dio, sei vivo, sei tu, cristo non mi sembra vero" lo tocco ovunque, gli tocco i capelli, il collo, il viso, le braccia e al contempo le lacrime scendono copiose sulle mie guance appoggio la mia fronte sulla sua mentre continuo a singhiozzare "Bjorn" sussurro e all'istante lui sembra riprendersi dalla trance in cui era caduto.

BJÖRN

Ascanio uno dei miei uomini più fidati mi ha tradito e pagherà con la vita per questo.

Per cosa, poi, mi ha tradito? Per amore, per amore di un uomo a cui spifferava tutte le mie informazioni.

Informazioni che arrivavano al mio avversario.

A cosa ha portato l'amore? Alla distruzione, perché Ascanio e il suo innamorato sono già morti.

L'amore distrugge, come ha distrutto me nel momento in cui mi hanno portato via lei.

"Capo, mi occupo io di Ascanio e del suo complice?" la voce di uno dei miei uomini mi ridesta da i miei pensieri "Tu occupati del complice, Ascanio è una faccenda mia" devo ucciderlo io Ascanio, gli ultimi occhi che deve vedere prima di morire devono essere i miei, perché io l'unico perdono che concedo è la morte.

[....]

"HAAAA, cazzo" grido distruggendo il mio studio, Ascanio mi è sfuggito e questo per colpa di una ragazzina che a pensato di fare l'eroina, poi vedrà quanto gli è costato il suo gesto.

[....]

Spalanco le porte dell'ospedale e a passo blando percorro i corridori dell'ospedale con una semiautomatica Beretta M9 gli infermieri e i medici che sorpasso mi guardano allarmati, ma non spiaccicano parola.

Hanno paura ma non parleranno con nessuno, sanno che non devono farlo, anche perché questo ospedale è sotto il mio comando, il distretto di polizia è sotto il mio comando, questa città è sotto il mio comando.

Il direttore di questo posto mi viene incontro allarmato "S-Signore cosa v-vi porta qua?" chiede balbettando con finta gentilezza, leccaculo senza palle "Faccio una visita ad un mio caro amico" dico contemplando la Beretta che ho in mano con un sorrisino sghembo, "Posso?" chiedo retoricamente, a mo' di presa in giro, alzando lo sguardo "S-Si si. Certo c-che può" risponde balbettando e tremando, faccio una risata sarcastica "Ne ero certo" gli do una pacca sulla spalla che lo fa barcollare e lo sorpasso.

Entro nella stanza chiudendo la porta alle mie spalle.

Lo guardo mentre dorme ed è messo molto male, odio il fatto che devo ucciderlo nonostante mi abbia tradito ma questa è la vita che ho scelto, non mi è concesso esitare.

Sto per sparare quando la porta si apre di schianto, ed io cambio bersaglio, puntando la persona che è appena entrata.
La scruto, è piccolina, mi arriva a malapena al costato, i capelli sono molto lunghi, il viso è a cuore, le labbra....sono da prendere a morsi, cosa ci farei con quella bocca, in naso è piccolo e cosparso di lentiggini.
Ma gli occhi....gli occhi sono quelli di lei, occhi che ammaliano, stregano ti inducono ad obbedirgli.
È lei.
Lei è qua, davanti ai miei occhi, per la prima volta dopo anni.
Anni in cui la sua assenza mi ha portato ad essere quello che sono oggi.
Lei è stata la luce prima della mia caduta negli inferi, il pezzo di paradiso che mi porto in tasca. La mangio con gli occhi, ha il collo sottile e le spalle strette, un seno abbondante e la vita piccola. Dio è così Donna, è diversa ma allo stesso tempo è sempre quella bambina che piangeva con me, sulla mia spalla, quando soffrivo per i dolori che la chemio mi procurava.

Sono io che sono cambiato, la sua assenza mi ha cambiato, ha lasciato cicatrici più profonde di quelle lasciate da tutti i colpi di pistola che mi sono preso, perché lei è il cazzo di angelo caduto sulla terra per salvarmi e me l'hanno strappata via.

Mi guarda con occhi lucidi, mentre io continuo a puntarli la pistola contro, lei è un angelo ed io mi sono trasformato in demone, credo che una volta capito quello che sono diventato realmente, una volta che la realtà di quello che sono la travolgerà, lei andrà via e questa volta di volontà propria.

Ma adesso lei è qua, davanti ai miei occhi, ed io la rivendico, finalmente posso riaverla fra le mie braccia. Non ha scampo.

Il vassoio gli scivola dalle mani e lei mi corre incontro nonostante io gli stia puntando una pistola contro, e mi si spalma addosso e mi tocca ovunque mentre disperata si accerta che io sia vivo e le lacrime gli rigano il volto, ed io la guardo pietrificato dalla sua vicinanza, incredulo che quello che ho desiderato disperatamente come un pazzo è finalmente fra le mie braccia.
Il mio corpo reagisce a lei istantaneamente, il mio corpo la vuole, adesso, subito, il mio corpo grida che lei è sua, la mia mente grida che lei è sua, io grido che lei è mia, è mia in ogni fibra, in ogni molecola, cellula, perché lei è su questo cazzo di mondo di merda per me, per essere mia.

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