capitolo 9

599 27 3
                                    

BJÖRN
Il tempo di raggiungere la porta della mia stanza che questa si spalanca e ne esce il medico corrotto che ho a mia disposizione, lo prendo dal colletto della camicia " dimmi che cazzo è successo" ruggisco " ho messo i punti sulla f-ferita, per f-fortuna non ha reciso le vene, ha solo perso tanto sangue quindi ha bisogno di riposare" mi risponde tremante, lo lascio libero " sparite, andatevene, dopo facciamo i conti di quello che è successo" affermo prima di voltare loro le spalle ed entrare nella stanza.

La trovo dormiente nel mio letto, sommersa dalle coperte, mi avvicino velocemente e le scosto, indossa un mio maglione, le accarezzo una guancia, è stupenda, non ho mai visto niente di così innocente e candido, le accarezzo il collo sottile, la mia mano lo avvolge tutto, mi allontano di un passo, mi spoglio e mi infilo nel letto avvolgendola tra le mie braccia, è questo il suo posto.

Infilo una mano sotto il maglione ed accarezzo tutta la sua schiena,  è così calda, la sua pelle sembra di velluto, con la mano scendo e sento l'orlo delle sue mutande sotto i polpastrelli, è solo questo basta a farmi eccitare, è bastato accorgermi che sotto il mio maglione non indossa nient'altro che un paio di mutande, è bastato sentire il mio odore su di lei, per far si che il mio cazzo la reclamasse, è così mia Cristo, porca puttana, ancora non riesco a credere di averla ritrovata, affondo il viso tra i suoi capelli, strofino il naso contro il suo collo, sulla sua guancia, le mordo una spalla lasciata scoperta, ho bisogno di sentire che lei è veramente qua, con me.
Continuo così per non so quanto tempo, passo ore a mordere e leccare la pelle del suo collo e della sua spalla, un morso e lei geme infastidita poi bacio lo stesso punto e lei sospira di piacere, sorrido contro il suo collo, le ho lasciato segni d'apertutto, ha il collo, la mandibola e la spalla macchiati dai segni dei miei denti, dai segni violacei dei miei baci, porto il mio viso all'altezza del suo, e mi beo di lei, adesso posso dormire, dopo anni io dormo.

PHOEBE
Sto morendo di caldo, cerco di muovermi, c'è qualcosa che mi stringe sempre di più, mi sento soffocare, spalanco gli occhi e dinanzi a me ho il suo volto.
Si è infilato nel mio letto, il mio ultimo ricordo risale a me che perdevo i sensi in giardino, e adesso mi ritrovo in un letto con lui, non posso crederci, non può fare tutto quello che gli passa per la testa, mi soffermo a guardarlo, i tratti del suo viso si sono induriti con il tempo, cerco di allontanarmi dalla sua presa ma lui mugugna e mi stringe sempre di più, lo spingo dal petto senza ottenere risultati, e allora, con ancora gli occhi chiusi, mi avvolge la vita con un braccio e si stende su di me appoggiando la testa sul mio seno.
È troppo pesante, ed io ho troppo caldo per stare ancora in questa posizione, quindi continuo a muovermi cercando di sgusciare via dal suo corpo, improvvisamente sento una sua mano sul sedere che mi stringe e mi spinge verso il suo corpo mentre mi morde sul collo " se non la smetti di muoverti, ti prendo qua, adesso, immediatamente è senza ripensamenti" dice con voce bassa e roca, mentre continua a stringermi ed io sento una scossa percorrermi tutta.
”saresti capace di prendermi contro la mia volontà?” gli chiedo provocatoria, lo so, lo sento che non mi farebbe mai una cosa del genere, però voglio smontare questa sua sicurezza che può fare di me ciò che vuole, perché non glielo permetterò, ne può essere certo.
Alza il busto dal mio corpo reggendosi con un braccio accanto alla mia testa "non posso mai prenderti contro la tua volontà, e lo sai perché? Perché tu mi vuoi come ti voglio io, tu mi desideri, vuoi una dimostrazione ?!” ringhia questa frase ad un palmo delle mie labbra e prima ancora di risponderli, sento la sua mano destra percorrere tutto il mio corpo fino ad alzare il maglione ed oltrepassare l'orlo delle mie mutande, e brividi percorrono il mio corpo quando sento le sue dita solleticarmi l'inguine e poi infilarsi tra le pieghe della mia intimità "mmh" un gemito esce   incontrollato dalla mia gola, nessuno mi ha mai toccata così "  lo vedi?” mi grida in faccia ” lo senti quanto sei bagnata, sei già pronta e ti ho solamente sfiorata. Non dire mai più una cosa del genere, non ti farei mai del male, mai! Sono l'unico che ti conosce per quello che sei, che sa quello che vuoi, e tu vuoi me, il tuo corpo lo sa già, adesso lo devi solo accettare” mi dice queste parole mentre continua a toccarmi, e i brividi mi percorrono mentre questa frase mi arriva con la forza di uno schiaffo, e la mia mente rifiuta quello che ha detto, perché ha messo in dubbio anni di ricerca di libertà, ma non cederò, perché non posso mandare a puttane tutta la forza che mi sono costruita da sola negli anni.
Appena smette di toccarmi, lo spingo dal petto e corro a rifuggiarmi in bagno, è davanti allo specchio spalanco la bocca per l'orrore, le spalle e il collo sono pieni di lividi violacei, apro la porta di schianto e  corro contro di lui seduto ai piedi del letto, " non ti devi permettere, la devi smettere, non puoi fare di me quello che ti pare e piace" grido mentre cerco di prenderlo a pugni, e avviamente in meno di qualche secondo mi ritrovo con i polsi bloccati dalle sue enormi mani, " stai ferma" dice duramente " non mi sto ferma, porca puttana, non puoi venire e prendere il controllo della mia vita, ho sudato sangue per costruirmi questa vita, per trovare la pace, dopo che avevo perso te e i miei genitori, dopo che sono rimasta sola al mondo, il tuo rincontro è stata la cosa più bella che mi potesse capitare inferiore solo all'attimo in cui ti ho visto per la prima volta, ma non puoi distruggere tutto quello che mi sono costruita, capisci, io non posso perdere il controllo della mia vita!"grido contro di lui con gli occhi lucidi, a questa rivelazione lascia i miei polsi di scatto e mi intrappola il viso tra le sue mani, " sei tu che non capisci io devo averti, tu eri diventata una figura amena per me, eri irraggiungibile, dopo anni a disperarmi per trovarti, sei apparsa davanti a me, nello stesso posto in cui ti avevo visto l'ultima volta, nello stesso luogo in cui ho perso la mia ragione di vivere nello stesso istante in cui avevo ripreso a vivere veramente, io che sono uscito dalla sala operatoria solo per te, altrimenti ci sarei rimasto in quel letto d'ospedale, capisci? Capisci Cosa è stato per me svegliarmi e non trovarti, come se tutto quello che abbiamo vissuto fosse stato un sogno. Io ho paura, va bene, ho paura, ho l'insensata paura che possa risvegliarmi domani e riscoprire che tu non sei qui, e non lo posso permettere, quindi odiami, odiami, ma tu da qua non ti muovi, odiami ma io continuerò a toccarti, non posso non toccarti, dopo che non l'ho potuto fare per tanto tempo, dopo che non ti ho visto crescere, non posso smettere di toccarti, non è concepibile per me.
Tutta la mia vita è stata incentrata su di te, capisci? Non m'importa che vuoi mantenere il controllo sulla tua vita, perché non posso smettere di essere quello che sono, perché io sono così per te, io sono così a causa tua, quindi accettalo,  perché dovrebbero uccidermi per far si che  io ti lasci andare, adesso capisci cosa sei per me?" la sua voce è carica di sofferenza  e di disperazione, non riesco a metabolizzare tutto quello mi ha detto, però sento lo stomaco sotto sopra, il cuore sembra che mi voglia uscire dal petto, dovrei essere inorridita, e invece ho solo voglia di buttarmi fra le sue braccia " questa cosa tra di noi, è qualcosa di malato" sussurro guardando distrattamente il pavimento con le lacrime agli occhi, lui scoppia in una risata amara " io sono sempre stato malato Phoebe, è il cancro è stato una passeggiata in confronto a quello che mi fai provare tu, tu sei la mia malattia, mi corrodi dentro, e il bello è che te lo lascio fare." E dopo queste parole, le mie emozioni sgorgano fuori come un fiume in piena, e faccio qualcosa di cui poi mi pentirò, mi butto fra le sue braccia e sulle sue labbra.

VIVERE PER TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora