capitolo 17

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BJÖRN

Sono poggiato al tavolo apparecchiato per la cena mentre la mia domestica cucina e suo figlio Lewis, un ragazzino di sedici anni, porta la spesa dentro casa, " buongiorno capo" mi saluta sorridendo, gli rispondo con un cenno del capo ed un mezzo sorriso, è un ragazzo con la testa apposto e che fa di tutto per la mamma, lavora già da un po' di anni, ed io gli faccio fare qualche lavoretto pulito extra e ben pagato, niente che c'entri con droga o spaccio, lavori che fa qualsiasi ragazzo normale della sua età, tipo radere il giardino.
Sento i passi di Phoebe che sta scendendo, appena mi vede mi raggiunge e mi cinge la vita con le sue braccia, amo il suo tocco su di me, mi calma e lei sembra essersene accorta, sente i rumori dietro di se e si volta di scatto " scusatemi non vi avevo visto, buongiorno, sono Phoebe" esclama tendendo la mano alla mia domestica " buongiorno signorina io sono Justine" ricambia la stretta  sorridendo dolcemente al mio colibrì, e per quanto sia un sentimento malsano non posso che provare fastidio nel vedere la donna che tocca il mio colibrì, mi impongo di non mostrare la mia irritazione, non posso impedirle di avere contatti anche con una donna, ma quando Phoebe tende la mano anche a Lewis e lui contraccambia la stretta, non riesco a trattenermi, e porca troia lo so, lo vedo che è solo una stretta di mano, ma il solo vedere le sue mani che toccano qualcuno che sia io, mi fa perdere la testa, stringo il suo polso nel palmo della mia mano e sciolgo quella stretta bruscamente, i suoi occhi mi guardano confusi ed anche quelli di Lewis " siediti" le dico come risposta al mio comportamento sedendomi su una sedia e trascinandola sulle mie gambe.
Lei continua a guardarmi con un cipiglio sul viso, ed io bisognoso di sentirla mia la bacio con tutta la possessività che ho dentro, infilando una mano nei suoi lunghi capelli, penetro la sua bocca con la mia lingua e godo delle sue succose labbra, la voglia di averla mi assale prepotentemente, abbiamo fatto sesso per ore, instancabilmente, irrefrenabilmente, mi sono piantato dentro di lei e non ne sono uscito per ore, abbiamo appena smesso di amarci ed io la rivoglio ancora, la mia fame di lei è aumentata maggiormente, non mi basta mai, voglio sempre di più, sempre più, non sarò mai sazio di lei, perché quando sono dentro di lei io tocco il cielo con un dito, perché ho la conferma che lei è finalmente mia, il centro della mia esistenza è tra le mie braccia, ed io finalmente assaporo la pace.
Mi stacco da lei, quando sento il rumore dei piatti che vengono poggiati sul tavolo, lei si volta ed arrossisce rendendosi conto che non siamo soli " dio che vergogna" sussurra al mio orecchio facendomi scappare un mezzo sorriso "adesso mangia" le rispondo indicando il piatto dinanzi a lei "solo perché ho fame" borbotta prima di avventarsi sul cibo, ma quanto mi piace quando fa la stronza, infilo la mano sotto il maglione che indossa solleticandole la pancia, le scappa una piccola risata mentre mi guarda con  giocosità negli occhi, e per la prima volta la rivedo felice come quando era bambina " anche io ho fame" le rispondo mentre cerco di abbassarle la scollatura del maglione per guardarli il seno, lei in risposta mi schiaffeggia una mano " smettila" mi ammonisce con le guance rosse  e a me scappa la mia prima vera risata dopo anni, mentre lei mi guarda come incantata, e non c'è niente di più bello di essere guardato così da lei, come se fossi la sua salvezza, ma questa sua serenità non dura molto, lei si acciglia " cazzo, Björn, non abbiamo usato nessuna protezione, e tu mi sei venuto dentro" afferma isterica, è vero cazzo, le sono venuto dentro, ed io invece che sentirmi terrorizzato all'idea di una possibile gravidanza, mi sento invadere da un moto d'orgoglio, so di non essere pronto ad essere padre, ma l'immagine di lei che porta in grembo mio figlio rappresenta il mio ideale di felicità.
Io che la felicità non l'ho mai provata, io che non credevo neanche nella sua esistenza, adesso mi sento invadere da essa al solo pensiero di un figlio mio e di Phoebe.
La legherei a me per sempre con un bambino, con il nostro bambino lei sarebbe per sempre mia " Björn mi ascolti? Mi serve la pillola del giorno dopo" mi ridesta dai miei pensieri prendendomi il volto fra le mani, ma col cazzo che gli dò la pillola del giorno dopo, non importa se non sono pronto, se forse dobbiamo conoscerci meglio, ma cazzo io so tutto di lei, io so che lei è mia e qualsiasi altro aspetto di lei che forse non conosco non cambierebbe questa realtà, lei è mia, indipendentemente da tutto il resto " va bene" non gli darò mai quelle pillole, se le può scordare " domani te le vado a prendere, ma ora abbiamo qualcosa in sospeso" le rispondo prendendola per le cosce e poggiandola sul ripiano del tavolo gettando tutto ciò che c'era sopra a terra, Justine e Lewis se ne sono andati da diversi minuti ed i miei uomini sono stati avvertiti di non entrare in cucina " non ce la faccio più, Phoebe, è passato troppo tempo, devo ritornare dentro di te" a queste mie parole lei ansima, le tolgo i pantaloni e mi abbasso all'altezza della sua intimità, inizio a leccarle tutta la fessura e le labbra vaginali  mentre il mio naso struscia contro il suo clitoride e mentre lei geme incontrollata io mi beo del suo sapore afrodisiaco, scendo a leccarle anche l' ano " no, lì , no" sussurra lei " oh si invece, proprio qui" le rispondo continuando la mia esplorazione e lei ansima sempre più forte " un giorno sarò anche qui, oh si" sussurro bramoso con il cazzo che mi si indurisce sempre di più " io voglio tutto di te, ricordalo sempre, non puoi negarmi niente" ed è dopo queste parole che mi rialzo e pianto il mio cazzo dentro di lei " anche tu non puoi negarmi niente, ricordatelo" e alzandosi sul busto mi ringhia queste parole in faccia " certo che ti dò tutto, io esisto per questo, io esisto per darti tutto di me e per prendermi tutto di te" pronuncio aggressivamente queste parole spingendo sempre più forte " aahh" ansima rumorosamente venendo, ed è con questa melodia che anch'io vengo copiosamente dentro di lei, si porca puttana.
"Vieni qui" sussurro prendendola fra le braccia e portandola al piano si sopra, mentre lei assonnata sbadiglia e si poggia sulla mia spalla " che c'è ti ho stremato piccolo colibrì?" Le sussurro ironicamente " si" mi risponde mentre mi stendo  nel letto, sotto le coperte, con lei sopra di me che pian piano prende sonno, ed io me la stringo al petto.

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