capitolo 10

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BJÖRN
Appena il tempo di finire di parlare, che mi si getta fra le braccia, e le sue labbra si posano sulle mie.
Mi sta baciando, lei mi sta baciando.
Appena realizzo ciò che sta accadendo, ricambio il bacio avidamente.
Dio le sue labbra, piccole ma carnose, così succose, così dolci, gliele mordo e lei geme, Cristo Santo, non ho mai assaggiato niente di più paradisiaco, di più afrodisiaco.
La mia lingua gioca con la sua e poi gliela mordo, e poi riprendo di nuovo, in un girone infinito di piacere e sofferenza, perché vorrei prenderla in questo istante, ma non posso.
Perché non sono pronto a scoprire che lei non è più vergine, non voglio immaginare che qualcuno l'abbia toccata, che l'abbia guardata, osservata in tutta la sua innocenza e purezza.
Ma La cosa che mi fa più rabbia, che mi porterebbe alla distruzione è la possibilità che lei abbia amato qualcun altro, il solo pensiero mi disgusta, perché lei appartiene a me, tutto di lei è mio, anche il suo amore.
Si stacca da me, arrossisce e guarda altrove, ma porca puttana, le sue guance rosse sono più erotiche di una donna nuda, gli prendo il volto in una mano  e mi avvicino a morderle una guancia, lei sussulta, mi guarda con i suoi occhioni e dice " ho fame" mi scappa un sorriso per qualche secondo " andiamo a mangiare, colibrì" e subito dopo usciamo dalla stanza per dirigerci in cucina.

PHOEBE
Raggiungiamo la cucina, " prendi quello che desideri" la sua voce è roca, mi avvicino alla credenza ed apro una portella, all'interno ci trovo orsetti Haribo, tanti orsetti e caramelle gommose, il mio paradiso.
Mi volto con gli occhi spalancati e un sorriso che mi parte da un orecchio e mi arriva ad un altro " ti ricordi?"  Chiedo sorpresa, " mi ricordo tutto di te" sussurra questa frase con la fronte corrugata come se la mia fosse una domanda stupida ed insensata.
Ogni volta che fa queste rivelazioni non so cosa mi succede, ma un miscuglio di emozioni mi travolge, mi fa mancare l'aria, è come se mi desse un pizzicotto sul cuore e poi me lo accarezzasse, è una arma a doppio taglio, perché le sue parole mi fanno capire che non mi ha mai dimenticata però c'è anche tanta sofferenza in esse.
Perché la distanza che abbiamo subbito, è stata la cosa peggiore che ci potesse capitare, perché avremmo affrontato tutto se fossimo rimasti insieme, così  come abbiamo affrontato il suo cancro,  avremmo affrontato la morte dei miei genitori, avremmo affrontato tutto quello che gli è successo nella vita, avremmo affrontato tutto quello che mi è successo nella vita,  ed invece ci ritroviamo qua dopo anni con le macerie di noi stessi, con i resti di quello che eravamo.
Apro il pacco di caramelle, e mentre lo osservo mangio, " vuoi?"chiedo mentre gli porgo il pacchetto, gli scappa un mezzo sorriso che nasconde voltandosi " non nasconderti, non l'hai mai fatto con me, non iniziare ora" dico seria più che mai, ho sempre amato i suoi sorrisi, e ho sempre amato quell'ingenuità e quella spontaneità che aveva solo con me " anche tu, non hai mai voluto allontanarti da me, invece adesso non pensi ad altro se non a fuggire via" afferma con uno sguardo accusatore " io non voglio allontanarmi da te, non lo dire mai più, ho sofferto anche io la nostra lontananza, avevo solo otto anni ma eri la mia ragione di vita, lo sai.
Io voglio solo essere libera, ma questo non vuol dire che voglio scappare via da te, neanche tre giorni e mi hai rinchiuso in una reggia, io non voglio questo, non voglio stare chiusa dentro una stanza, come ieri" gli dico arrabbiata come non mai, perché non può affermare che io voglia andarmene, quando ho sempre e solo desiderato di restare, con lui.
"Stavi per ucciderti, porca puttana, stavi per recidere le vene" grida lui ad un palmo dal mio viso "no, non volevo tagliarmi le vene, volevo solo distrarre i tuoi uomini per uscire da quella stanza" mi affretto a negare " allora non farlo mai più, non farlo, se non vuoi che qualcuno ci rimetta la vita" e le sue cruenti parole mi fanno rabbrividire,  e incazzare " tu non rinchiudermi" contracambio corruciata " non posso, lo sai" sussurra "no, non so niente" " si invece sai tutto di me" sussurra l'attimo prima di stampare le sue labbra sulle mie in un casto bacio a stampo, che però ha l'effetto di un tornado su di me, e quando si allontana fa un impercettibile sorriso alla vista delle mie guance arrossate. Lo so che è per questo che ha sorriso, mi ha sempre preso in giro per le mie guance rosse, mi prende una mano e mi trascina fino ad una poltrona vicino alla libreria, si siede su di essa e mi spinge sulle sue gambe, ed io ancor più rossa in volto acconsento.
Passano i minuti e noi ci osserviamo in silenzio, ci scrutiamo, potrebbe crollarmi il mondo addosso in questo momento ed io non distoglierei il mio sguardo dal suo, mi sono mancati tanto i suoi occhi,  "Hai mai avuto un ragazzo, un uomo?" Sussurra mentre mi sposta con un tocco gentile i capelli davanti al volto, delle mani macchiate di sangue, sono capaci di una simile delicatezza.
Non so come rispondere a questa domanda, e non riesco a prevedere la sua reazione di fronte ad una risposta sincera.
Questa domanda rievoca alcuni dei peggiori ricordi della mia adolescenza. Adolescenza passata in solitudine, passata ad allontanare le persone, fin a che non sono state loro ad allontanare me, fino ad essere giudicata, perché è così che funziona nel mondo scolastico, un giorno ti parlano, un giorno sei troppo silenziosa, sei asociale, e poi sei brutta, e poi sei una nullità e poi non meriti di vivere. Quindi Björn ho mai avuto un ragazzo? No, perché quella parte di vita che avevo perso e che  avevo vissuto con te, mi aveva cambiata, e questo mi ha portato a crescere come una bambina solitaria persa nei ricordi, persa in te.
Bambina che poi è diventata una ragazza che ha imparato come la diversità non sempre è un bene e che  mai viene apprezzata.
Non ho avuto un ragazzo, e neanche amici se è per questo, perché la città era piccola, le voci giravano e quando sei l'emarginata strana, nessuno ti vuole.
Ma io sono sempre stata forte, perché io contracambiavo ogni insulto che ricevevo, perché io cacciavo le unghie ad ogni spinta che mi affliggevano , perché l'orgoglio è stata l'unica cosa a farmi rimanere in piedi, ad impormi di difendermi sempre, perché nonostante gli insulti, nonostante fossi sola, io sapevo quanto valevo, perchè io ero la persona che mi conosceva di più, nessuno a parte me stessa avrebbe potuto dirmi chi ero, solo tu avresti potuto ma non c'eri.
Sono fiera della me stessa di quegli anni, perché ero una cazzo di ragazza che camminava a testa alta in mezzo ad un'esplosione di granate pronte ad abbatterla, perchè quelle persone senza valori non hanno mai visto una mia lacrima, non hanno mai visto una mia smorfia di sofferenza.
Nonostante questo però non hanno mai smesso, perché l'unione fa la forza e puoi difenderti quanto vuoi, ma loro sono dieci,venti, trenta e tu rimarrai sempre una.
Ma tutto questo non lo saprai mai Björn, perchè hanno cercato di rinchiudere il tuo colibrì in una gabbia e il tuo colibrì scappando ha perso parti di se stesso lungo la strada.

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