Capitolo 4 - Exit Wounds

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This 'ain't a heart it's just an exit wound,
That just won't close,
My brain is scarred each time I let you through,
You left a hole.

Exit wounds – Luke James


Le ci vollero tre o quattro giorni per recuperare lo studio perso e riportarsi avanti con le materie, ma alla fine, Hermione riuscì a riguadagnare il consueto margine di vantaggio che la faceva sentire sicura di sé.

Aveva scoperto, però, con suo sommo rammarico, che ancora una volta Malfoy aveva avuto ragione. Un angolo della sua mente continuava a ripensare a ciò che era accaduto la sera in cui lui le aveva dato l'antidoto alla Dyslexia e se da una parte era convinta di aver fatto ciò che era necessario per ottenere ciò che le serviva, dall'altra era profondamente turbata, non per il gesto in sé ma per il fatto che le era piaciuto.

Ultimamente, in Sala Grande o durante le lezioni che avevano in comune, lei si voltava a guardarlo, forse per un riflesso incondizionato o perché inconsciamente cercava sul suo viso qualcosa che le suggerisse che anche lui ripensava a quel bacio, e più di una volta l'aveva sorpreso a fare altrettanto, ma anche nei rari momenti in cui nessuno dei due aveva distolto lo sguardo, Hermione non era riuscita a decifrare la sua espressione, che però non le era parsa né soddisfatta, né indifferente.

Quella domenica, Hermione aveva detto a Harry e Ron di andare a Hogsmeade senza di lei ed era riuscita a liberarsi anche di Ginny, promettendole ancora una volta che sarebbe andata con lei a una delle feste che organizzavano le ragazze del settimo anno di Grifondoro con la collaborazione di qualche au­­dace Corvonero, nella Stanza delle Necessità.

Finalmente sola, si era rifugiata in biblioteca e, circondata dal familiare profumo dei libri, aveva cominciato a sfogliarne distrattamente le pagine. Quando trovò ciò che cercava, non fece in tempo a leggere che un movimento colto con la coda dell'occhio la spinse a sollevare lo sguardo.

Draco Malfoy le si avvicinò con il passo silenzioso di un predatore e le movenze sinuose di un serpente e si fermò proprio di fronte a lei, i loro corpi separati soltanto dal tavolo in legno pieno di libri.

Hermione sbatté le palpebre un paio di volte per assicurarsi che fosse reale, poi parlò: «E tu che ci fai qui?»

«Mi offendi, Mezzosangue», replicò Malfoy, prendendo posto sulla sedia di fronte a lei. «Pensi forse di essere l'unica a frequentare la biblioteca?»

«Voglio dire», si corresse lei per impedirgli di spostare l'attenzione dalla sua domanda, «non dovresti essere a Hogsmeade con i tuoi compagni?»

Lui scrollò le spalle. «Potrei dire lo stesso di te.»

Madama Pince si schiarì la gola e lanciò un'occhiataccia all'indirizzo dei due ragazzi, che stavano rompendo il sacro silenzio della biblioteca. Tuttavia, non essendoci nessun altro a parte loro, non ebbe il coraggio di riprenderli apertamente.

Hermione abbassò comunque la voce, leggermente imbarazzata. «Io non dovrei studiare anche di domenica se una certa persona non mi avesse rifilato una pozione per impedirmi di farlo per giorni», rispose acida.

Lui trattenne chiaramente una risata. «Sangue sporco e lingua velenosa, Granger. Che bell'accoppiata.»

«Non mi lamento», convenne lei. «C'è pur sempre chi è viscido e presuntuoso.»

Stavolta lui parve infastidito e si accigliò. «Granger, non trattarmi male...»

«Senti chi parla.»

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