Capitolo 11 - Ebony and Ivory

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We all know that people are the same wherever we go,
There is good and bad in ev'ryone,
We learn to live, we learn to give,
Each other what we need to survive together alive.

Ebony and Ivory – Paul McCartney


Draco fissò la tazza che aveva tra le mani con tanta intensità che quasi si aspettò di vederla andare in frantumi. Pensò che visto il quantitativo di caffeina di cui aveva bisogno quotidianamente per sopperire alla mancanza di sonno, il modo più efficace di somministrargli una pozione sarebbe stato quello di versargliela nel suo irrinunciabile caffè mattutino. Mormorò a fior di labbra un incantesimo che rivelava la presenza di veleni in cibi e bevande, ma naturalmente non risultò niente del genere. Sospirò e si limitò a bere, lanciando un'occhiata apparentemente casuale al tavolo dei Grifondoro e soffermandosi distrattamente sulla schiena di una strega che, da qualche tempo, aveva rinunciato al posto a cui sedeva solitamente e ora gli dava le spalle.

Quella mattina si era svegliato con l'opprimente sensazione che qualcosa non andasse e Blaise, naturalmente in disaccordo con l'inquietudine che gli aveva letto in faccia, aveva esclamato con allegria che la giornata prometteva di essere meravigliosamente normale. Sebbene non convinto dal suo eccessivo ottimismo, Draco aveva dovuto convenire che tutto sembrava procedere secondo i consueti schemi della quotidianità a Hogwarts. A colazione, qualcuno del suo tavolo aveva incantato delle arance per farle rotolare sotto i piedi dei Grifondoro, i quali, per niente intenzionati a lasciare impunito un innocente scherzetto, avevano risposto facendo Evanescere tutte le bevande dei Serpeverde nella zona in cui erano seduti gli studenti del sesto anno. Per fortuna, lui aveva già assunto la sua dose quotidiana di caffeina, giusto qualche attimo prima che un coro di proteste si levasse dai suoi compagni di Casa.

Aveva capito che era il caso di dileguarsi quando aveva colto l'irritazione sul volto della McGranitt mentre si avvicinava a passo di carica per sedare l'ennesima scaramuccia, con l'imparzialità di chi non si premura neanche di nascondere di avere una chiara preferenza per i Grifondioti. Così, quando le sue grida irruppero fastidiosamente nella Sala Grande, lui stava già attraversando l'enorme porta per uscire.

«Signor Nott, che cosa ci fanno queste arance sul pavimento?»

Nel frattempo, mentre Blaise si attardava a fare colazione, pregò di potersi concedere dieci minuti di perfetta solitudine prima dell'inizio delle lezioni, desiderio che fu prontamente mandato in frantumi dall'arrivo di Pansy, che gli si affiancò con naturalezza.

«Ho sempre detto che certe coppie non dovrebbero assolutamente nascere», dichiarò convinta. «Capisco l'attrazione fisica, l'interesse, anche la curiosità per qualcuno di così diverso – anche se chiaramente inopportuno – ma a tutto c'è un limite!»

Draco la guardò di traverso. Ma ce l'aveva con lui? «Di che stai parlando?»

«Di Daphne e Dean Thomas, ovviamente!», rispose, come se fosse scontato. «Lei l'ha mollato ieri alla festa. Avresti dovuto vedere la sua faccia!», aggiunse compiaciuta.

Quando era successo, probabilmente lui era già in Sala Comune con Zabini, che cercava di convincerlo a confessare l'inconfessabile.

«Blaise lo sa?», domandò interessato.

Pansy scrollò le spalle. «Non l'ho visto alla festa e sicuramente Daphne non è andata a dirglielo. Se nessun altro l'ha fatto...»

«Lo farò io», disse Draco convinto. «Non parlargliene.»

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