Capitolo 2

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Nonna Kathy ha preparato un ottimo pranzetto ma non riesco a gustarlo fino in fondo. Il viaggio mi ha chiuso lo stomaco e poi... e poi c'è il resto.

«Domani verrà il signor Coleman a dare una bella rinfrescata alla tua camera», mi dice mamma tra un boccone silenzioso e l'altro.

«Ma non c'è bisogno», rispondo fissando il mio piatto ancora pieno. «Non voglio dare disturbo».

«Nessun disturbo caro!», esclama nonna stringendomi la mano, e ho un sussulto.

Freno l'impulso di ritrarmi, ma nonna Kathy se ne accorge e si allontana. «Voglio che ti senta a tuo agio, qui».

«Anzi, perché oggi non esci?», suggerisce mamma. «Potresti andare alla caffetteria in centro, conoscere qualcuno. Vedrai, a Heaven's Hill sono tutti molto carini e affettuosi, riuscirai a farti degli amici...».

«No!», sbotto all'improvviso ed è come se avessi dato un ceffone in piena faccia a mia madre. «Volevo dire che... non voglio uscire. Sono stanco, scusate, non ho fame...».

Mi duole lasciare questo piatto di pasta. È deliziosa, ne ho assaggiata un pochino, ma ho subito chiuso lo stomaco e preferisco ritirarmi nella mia stanza, con quel verde acido che continua a non piacermi.

Come posso pensare di uscire e farmi dei nuovi amici, quando non li ho mai avuti. Non sono bravo a parlare o a stringere relazioni. L'unica cosa buona che mi sembrava di avere si è rivelata essere un inganno al quale ho ceduto volentieri per anni. No, è giusto che io stia qui, tra queste mura, in questa stanza. Nel mio silenzio.

*

Sono passati quasi dieci giorni da quando mi sono trasferito qui e non sono uscito nemmeno una volta, nemmeno per fare la spesa. Sono rimasto a rigirarmi sul letto, osservando i profili delle case e il lontano campanile di Heaven's Hill, ma nulla di più. Mamma ha cercato di convincermi che era una buona idea prendere ossigeno fuori, ma mi sono sentito così stanco da non avere la forza. In fondo, questo letto è così comodo e il cibo di nonna Kathy è squisito. Prepara dei dolci magnifici, i suoi biscotti sono la fine del mondo, non ho bisogno di altro. Inoltre, il signor Coleman è venuto la scorsa settimana e nel giro di due giorni ha rinfrescato la camera con un bell'azzurro fiordaliso. È tutto perfetto, tutto così... piatto.

Ma ovviamente non poteva continuare al lungo. Oggi, nonna Kathy e mamma si sono impuntate di farmi uscire di qui per andare al centro commerciale. Vogliono che scelga dei nuovi mobili per la stanza e magari anche nuove coperte. Così prendo il mio corpo e lo trascino in bagno dove cerco di lavarlo e prendermene cura.

Sono sempre più magro e la cosa mi fa stare bene. So che dovrei mangiare di più, che questo aspetto non mi dona, ma sentirmi vuoto mi regala quella piacevole sensazione di abbandono a cui mi sto aggrappando. Nel vuoto non provi nulla, non ami, non soffri. Esiste solo quella forza di gravità che dalla bocca dello stomaco ti trascina giù, ed è una sensazione pacifica e serena.

Pace e serenità sono le cose di cui ho bisogno.

«Bill, forza andiamo!», grida mamma dal piano di sotto.

Metto le scarpe, mi copro con una giacchetta leggera e le raggiungo in macchina. Nonna Kathy inizia a parlare dei vicini, dei Wilson e del loro splendido figlio, di quelle pesti di Jordan e Kevin, poi racconta della magnifica estate che sta per arrivare e del Festival che si terrà in prossimità del ventuno di giugno. Tutte cose che ascolto con interesse, ma in silenzio nel sedile posteriore dell'auto.

Il centro commerciale si trova proprio dall'altro lato della città. Non che Heaven's Hill fosse così grande, ci impieghiamo solo un quarto d'ora in più per raggiungerlo.

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