Capitolo 8

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Sono quasi davanti al vialetto di casa, quando sento la rabbia sbollentarsi del tutto. Ora lo so... Mi sento solo uno stupido. Ho lasciato che la parte peggiore di me prendesse il sopravvento. In fondo, Ellie non ha fatto nulla di grave, è stato solo un bacio. Qualsiasi normale ragazzo sarebbe stato lusingato da tale gesto.

Ma io non sono normale. Non lo sono mai stato. A ogni modo, credo che ho superato un limite, così come loro. Basta, non ho più intenzione di rivederli. Né Ellie, né Chris. Non m'importa.

Non ho mai avuto amici e non ne ho bisogno adesso. Quello che mi preoccupa è affrontare mia madre. Non voglio raccontarle quello che è successo, perciò devo fingere nonchalance: so bene quanto riesca a leggermi come un libro aperto, ma oggi devo cambiare copertina.

Mi avvio verso il vialetto di casa, abbassando lo sguardo sul telefono. Se mi concentro sullo schermo, sembrerò impegnato in qualcosa.

Apro la porta e faccio un passo avanti verso il salotto. È abbastanza carino per i miei gusti. Le pareti sono verdi, come quelle della mia stanza prima della rinfrescata. A sinistra c'è un vecchio camino molto grande, con sopra alcune vecchie fotografie di mamma e nonna insieme. C'è anche un signore con loro, molto giovane, in uniforme: credo sia mio nonno. Lo osservo per un po', sembra che ci assomigliamo. Abbiamo la stessa forma degli occhi e del naso, ma... lui ha un fisico decisamente più robusto del mio.

Continuo a osservare la stanza: c'è un divano in pelle marrone, un tappeto rosso e una credenza con delle tendine ricamate a mano. Non c'è la TV. Effettivamente non c'è una TV in nessuna stanza della casa. Non sono mai stato un assiduo telespettatore, ma sapere che non ho neanche la possibilità di accendere il pulsante mi mette uno strano senso di angoscia.

Alla fine mi lascio cadere sul divano, scoprendo una morbidezza indescrivibile. Per fortuna ho la mia rete dati e posso navigare su internet, anche se non ho nulla da cercare. Mi ritrovo ad aprire i vari social network, scrollando la bacheca. Ci sono solo post dei miei vecchi compagni di scuola. Non so perché li abbia tra gli amici, non ci sono mai uscito. Come un robot ho accettato le loro richieste, ma non sono mai stato interessato. Quando tornavo a casa, i miei unici pensieri erano fare i compiti e donarmi completamente a lui...

Donarmi... Ora che ci penso, questa parola mi fa venire da vomitare. Come potevo essere così cieco, così accondiscendente? Non mi sono mai opposto e non ho mai combattuto, neanche quando erano arrivate le prime avvisaglie di quell'amore malato.

Eppure, avevo visto i suoi occhi cambiare colore e la sua anima perdersi insieme alla mia. Sì, perché ci siamo macchiati dello stesso peccato e poi abbiamo nascosto la polvere sotto il tappeto, senza che nessuno se ne fosse accorto.

Ma non è colpa mia, mi ripeto. Non sono stato io a spingerlo a quel gesto... Non ho colpe per quello che ha fatto a Josh.

«Bill?». Mia madre mi riscuote dai miei pensieri. «Quando sei tornato?».

«Poco fa», rispondo in modo distratto. La verità è che mi sono perso nei miei ricordi un'altra volta, perdendo la cognizione del tempo.

«La cena è quasi pronta», esordisce con un sorriso.

Cerco di dimostrarmi più entusiasta di quello che sono. «Bene!».

Mia madre corruga la fronte. Sta per andarsene, ma si avvicina guardandomi con quegli occhi che so mi stanno leggendo nella mente. «Va tutto bene?».

Sorrido. «Sì».

«È successo qualcosa da Ellie?», chiede con tono sospettoso.

«No, no... tutto apposto».

«Mm... Ma hai tutta la maglietta sporca».

Diamine, non ci avevo fatto più caso.

«Vado a cambiarmi...».

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