2 • Forti allucinazioni

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Le tre amiche arrivarono a Bali dopo un intero giorno passato in aereo, era l'alba e avevano appena messo piede sull'isola indonesiana. Anna fremeva dall'emozione e non poteva ancora crederci che dopo i mille sacrifici e i mille risparmi era finalmente in quell'isola che sognava da tempo immemore.

I suoi sacrifici erano stati maledettamente ripagati. 

Si guardava intorno, intenta a fissare ogni minimo dettaglio che avrebbe portato sempre nella sua mente e nel suo cuore.

Anche Viky e Angelica si guardavano intorno felici di essere proprio lì a Bali dopo che ne avevano parlato per anni e anni in uno stupido liceo delle scienze umane a Napoli.

"Ragazze non ci credo, se è un sogno non svegliatemi", disse Anna con voce tremante. 



Davanti a loro si presentava un meraviglioso spettacolo verde, fatto di fiori di ogni genere con farfalle che volavano libere alle prime luci dell'alba con il fischiettio degli uccellini che teneva loro compagnia.

"Non è un sogno sorella, siamo proprio qui. Non vedo l'ora di entrare in hotel, ho bisogno di una doccia, puzzo come un opossum morto", rispose Viky odorandosi un'ascella.

"Si, anche io ho bisogno di rinfrescarmi", aggiunse Angelica.

Le tre amiche seguirono un gruppo di persone che come loro era diretto all'hotel Krisna House, economico e confortevole. Erano già lì per miracolo e dopo tanti sacrifici, non potevano di certo permettersi un hotel di lusso, almeno non Anna ed Angelica.
 Dovevano prendere un taxi che le avrebbe portate diritte in albergo, quindi il gruppo si separò in piccoli sottogruppi da quattro. Le ragazze capitarono con un ragazzo alto, moro, occhi azzurri e un po' grassottello che indossava semplici jeans ed una maglietta verde scuro. Viky prese posto accanto all'autista parlando un inglese masticato davvero male, ed il povero uomo le sorrideva per gentilezza, senza capirci però un fico secco. Dietro presero posto Anna, Angelica e il ragazzo che si presentò dicendo di chiamarsi George, era un americano che viaggiava per lavoro: era un archeologo. Il viaggio non durò molto e scesero tutti dall'autovettura, mentre l'autista si affrettava ad aprire il cofano per prendere le valigie di tutti e quattro. Quando però, fecero per entrare in hotel, vennero fermati e mandati accanto ad altre persone, sconcertate quanto loro, all'ingresso; nessuno conosceva il reale motivo per cui stavano fermi lì fuori.

"Ma che succede?!", esclamò Angelica preoccupata.

Un uomo, sulla cinquantina, prese parola, accompagnato da un megafono per riuscire a farsi sentire meglio.

"Scusatemi, signori, scusatemi. Se potete rivolgermi un po' di attenzione, grazie", disse l'uomo in inglese con un sorriso, mentre invitava tutti ad ascoltarlo. 

"Tu parli bene inglese, che cosa dice?", chiese Viky rivolgendosi ad Anna, che tra le tre parlava inglese fluentemente.

Anna le disse di fare silenzio agitando una mano in sua direzione.

"Signori, mi duole annunciarvi che c'è stato un guasto elettrico, e per qualche giorno non potremo ospitare nessuno di voi, non vogliamo mettere in pericolo la salute, la vita, di ognuno di voi turisti", sorrise ancora.

Anna spalancò gli occhi e una mano le andò a finire sul cuore. Le amiche, terrorizzate dallo sguardo che videro sul suo volto, le chiesero che avesse detto di così spaventoso quell'uomo.

"Ragazze, c'è stato un guasto elettrico, non potremo alloggiare qui!", spiegò Anna visibilmente in panico.

"Cosa? In che senso? Ma che sfiga! Queste sono le vipere che ci hanno portato sfiga, avevo detto di non dire a nessuno di questo viaggio, fanculo!", esclamò Viky furiosa come non mai, portandosi le braccia incrociate al petto, mentre un'insoddisfazione generale si abbatté su tutte le persone presenti.

L'uomo, però, riprese poco dopo la parola.

"Signori, calmatevi. Non pensiamo di certo di lasciarvi in mezzo alla strada, così abbiamo chiesto un favore ai colleghi del resort Mandapa, se potevano farci la cortesia di potervi ospitare per qualche giorno lì, senza assolutamente pagare nulla, sarà tutto a nostre spese per scusarci dell'inconveniente. Hanno accettato di buon grado, e mentre voi starete lì tranquilli, ci occuperemo di risolvere il guasto nel minor tempo possibile. Formate gruppi di quattro, arriveranno altri taxi che in forma gratuita vi porteranno al Mandapa, senza problemi. Grazie per l'attenzione e buona permanenza a Bali", concluse il signore con un applauso seguito a ruota da tutti i turisti lì davanti.

Anna saltellò di gioia davanti alle due che non ci stavano capendo niente e cominciò anche lei a battere le mani.

"Scusa ma che stai facendo? Che ha detto?", le chiese Angelica.

"Sorelle, nessuna sfiga, anzi, ci è andata di lusso. Alloggeremo nel resort Mandapa, uno dei più lussuosi di tutta Bali, per qualche giorno, finché non ripareranno il guasto. Il bello è che non dobbiamo cacciare altri soldi, tutto gratis. Ora passerà un taxi che ci accompagnerà lì, sempre in forma gratuita!", esultò Anna mentre riprese a saltellare e stavolta non da sola, le sue amiche le fecero compagnia urlando come pazze.

La fortuna aveva decisamente deciso di baciarle di punto in bianco, altro che sfiga.

Dopo che riformarono i gruppi da quattro, presero un taxi che le condusse al resort e arrivarono anche lì in pochissimo tempo. Scesero, presero le proprie valigie e si incamminarono verso il Mandapa. Era enorme, sembrava un tempio immenso, era diviso in vari settori, c'erano sessanta suite e ville di lusso, ognuna delle quali disponeva di uno spazio esterno con vista sul fiume Ayung o sullo scenario circostante; alcune ville, tra l'altro, disponevano anche di una piscina.
Anna non poteva davvero credere di essere, non solo a Bali, ma nell'hotel di lusso più invidiato. Sarebbe stata un sogno quella vacanza, sperava che quelle due settimane potessero non finire mai.

La loro stanza era una suite che non aveva la presenza della piscina ma una vista mozzafiato sul fiume. La stanza era in forma moderna, c'era un letto matrimoniale con delle lenzuola bianche ed accanto una specie di divano che poteva trasformarsi anche in un letto, il bagno era enorme, con una doccia infinitamente grande ed una vasca nera per due persone. Un tavolo era posizionato al centro, di forma rotonda, grigio scuro, con quattro sedie dello stesso colore, inoltre la stanza profumava intensamente di cannella. La chiave era ovviamente in formato elettronico.

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