"fanculo" strepitò di sorpresa lui. mi girai in direzione del suo viso, un po' arrossato.
"cosa stiamo facendo?" proseguí subito dopo. io sospirai e mi tirai a sedere, e con me anche dami.
"non lo so" ammisi con voce tremante. maledette emozioni. mi guardavo le mani, provando a distrarmi dal dolore lancinante nel petto. mai provato un senso di vuoto talmente profondo dopo un semplice bacio. lui mi sistemò una ciocca castana dietro l'orecchio. io lo guardai nei suoi occhi tristi. mi persi in quell'abisso per secondi interminabili, mentre il rumore dei nostri cervelli che pensavano ci assillava. eppure il suo tocco mi faceva star meglio. è ironicamente buffo come la cosa che più ti fa star male possa essere anche quella che ti fa star meglio. a volte bisogna lasciare che ciò che amiamo ci uccida, ma avevo il cuore a pezzi. ce lo avevamo entrambi.
"non guardarmi così, per favore" mi supplicò quasi.
"come?" chiesi confusa ma anche timorosa. facevo la grande, quella fredda, ma il mio cuore si scioglieva ogni volta che mi ritrovavo così vicina a lui.
"come fai sempre" ripeté indicando i miei due occhi.
"non sto più in me, sennò" riprese mettendosi le mani tra i capelli e spostando lo sguardo dinanzi a lui. ci furono attimi di silenzio, infinitamente lunghi e imbarazzanti.
"stasera alcuni amici mi hanno chiesto di andare in un locale, qui vicino" continuò come se non fosse successo assolutamente nulla. io annuì attendendo dove volesse andare a parare.
"non so se hai sentito parlare di nayt, o young miles..."
"si" lo fermai subito. artisti con cui aveva collaborato. alcuni dei miei artisti preferiti.
"beh te li faccio conoscere, allora" riprese cauto. io sorrisi subito. ebbene era arrivata l'ora di prepararmi, non volevo sembrare una scappata di casa come quasi di fatto ero. mentre mi truccavo il sapore delle sue labbra sulle mie non accennava ad andarsene, era solo un'impressione ma era forte da farmi girare la testa. all'improvviso dami entrò nella stanza. era incredibile come riuscisse a sviare il disagio, sembrava che gli avessero rinnegato la memoria. davvero non ci pensava o voleva dimostrarmi che non era importante per lui quanto lo era stato per me? forse non aveva provato neppure nulla, dentro di me ormai vivevano troppe sensazioni confuse. prese una felpa nera dal cassetto e poi uscì, ignorandomi totalmente. dopo aver sudato sette camicie per l'eyeliner, indossai l'unico vestito che mi portai appresso. corto, nero, semplice. come tutte le altre puttanelle, infondo. misi le air bianche, purtroppo non ero mai stata una tipa da tacchi eleganti. sembravo rinata dopo quelle occhiaie, stravolta dal viaggio. eppure i miei occhi erano sempre così maledettamente traboccanti di nostalgia.
"wow" disse semplicemente lui, quando eravamo ormai pronti per andare.
"che c'è?"
"nulla...stai bene." era imbarazzato ora, e un po' lo ero anche io. uscimmo, fortunatamente il locale era a due passi dal palazzo, o almeno così mi ripeteva mentre camminavamo. le mie comode nike mi salvavano sempre la vita. dopo dieci minuti finalmente giungemmo a destinazione, la luna era sorta, le stelle brillavano. era una serata perfetta, mi sentivo d'esser tornata bambina, in quel momento. dami fece passare prima me e, appena misi piede dentro, il volume alto mi travolse. dopo un paio di secondi, però, m'ero già abituata.
"vieni, il privé è al piano di sopra" gridò lui per sovrastare la musica, e io subito dopo lo seguii. io che non ero mai stata in un privè, adesso tutto mi sembrava surreale. la stanza era piccola, molto più tranquilla del resto. c'erano tre o quattro divanetti e su uno di quelli subito riconobbi le persone accomodatesi. gesù, stavo morendo dall'ansia, e non capivo se era di quella positiva o negativa. dami si avvicinò a loro, che a loro volta si alzarono in piedi. si abbracciarono, si diedero qualche pacca da veri soci e poi arrivò il momento tanto atteso.
"emh, lei è luna" disse dami indicandomi quasi timoroso. io mi avvicinai. nayt mi porse per primo la mano.
"piacere, william." era molto più di ciò che si vede in foto. i capelli scuri, occhi profondissimi. non era altissimo, indossava una felpa nera e dei jeans strappati del colore medesimo. subito sentii fremere qualcosa dentro di me, era davvero attraente. mi sentivo in soggezione sotto il suo sguardo così puntiglioso e rigido. poi passai a miles.
"nicolò, piacere, ma puoi chiamarmi nic." sembrava simpatico. anche william, ma nic di più. era più alto, capelli e occhi nocciola. decisamente non il mio tipo, tendo a complicarmi la vita, io. poi arrivò anche la sorella di dami, sara. appena mi vide si buttò addosso a me.
"cazzo, luna! non sapevo fossi in città, mi sei mancata!" disse esaltata. anche a me era mancata tanto. forse l'unica ragazza più o meno mia coetanea che riuscissi a tollerare. lei era davvero bella, come il fratello, d'altronde. i suoi capelli erano corti e biondi, brillavano anche nel buio della discoteca. prese a parlarmi delle novità, il suo nuovo ragazzo, la convivenza e l'università. se la stava passando proprio bene. intanto scorsi dami, dietro sara, parlare con una tipa rossiccia. perché non riuscivo a darmi pace? fu proprio in quell'istante che presi la decisione. quella sera avrei voluto divertirmi e basta, non avrei voluto più pensare. io e sara prendemmo dell'assenzio, i ragazzi dei drink dal nome impronunciabile. io mi trovavo, così casualmente, seduta vicino a william. man mano che mandavo giù, sentivo più caldo. sentivo l'alcol bruciare in gola e nello stomaco e capivo quanto m'era mancata quella sensazione. benedetto il giorno in cui compii 18 anni.
"quindi voi due andavate nella stessa scuola?" chiese nic mentre conversavamo del più e del meno, guardando prima dami e poi me. eravamo seduti il più lontano possibile l'uno dall'altra.
"già" rispose banalmente lui. cristo, come mi stavo annoiando.
"mi sto rompendo il cazzo, vado fuori a fumare" interruppe la calma di sorpresa william. pareva mi leggesse nella mente. si alzò di fretta e uscì dalla stanza, lasciando una scia di profumo, sembrava menta. gli altri continuavano a parlare come nulla fosse, non accorgendosi di niente. io feci la prima cosa che mi saltò in mente di fare. presi una bottiglia di vodka lemon appoggiata sul tavolino dinanzi a me e m'incamminai verso l'uscita. mentre sorpassavo la folla di persone ubriache e fuori di sé, presi un lungo sorso dalla bottiglia. prima di metter piede fuori dal locale ne presi un altro, e un altro ancora. senza accorgermene ne bevvi più di metà. la appoggiai da qualche parte e finalmente, sbronza, avevo il coraggio di uscire. william era subito davanti, appoggiato al muro sporco, con un purino tra le dita e l'aria scazzata, come sempre dall'inizio della serata. non lo conoscevo affatto, ma mi dava l'idea d'essere lo stronzo sadico più freddo della terra. e questo mi piaceva.
"ehi" dissi facendo qualche passo incerto verso di lui. appena spostò lo sguardo su di me, in viso gli si dipinse un'espressione di sorpresa che pareva davvero sincera, o forse ero io solo andata.
"ciao" disse con un tono più cauto e dolce del solito.
"mi rompevo il cazzo anche io là dentro" continuai rendendomi conto solo nel mezzo della frase di quanto risultassi patetica. william fece un sorrisetto e poi aspirò. dopo aver buttato fuori il fumo avvicinò la canna a me. come potevo rifiutare? feci un tiro.
"tu non sembri noiosa" commentò lui. io sentii qualcosa smuoversi dentro di me.
"non lo sono, credimi" risposi biascicando un po'. ci guardavamo negli occhi. i suoi rossi, i miei stanchi.
"e nemmeno tu, per la cronaca." già sapevo che una volta lucida mi sarei pentita di qualsiasi cosa sarebbe successa dopo. o forse no.
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soli in due ~ tha Supreme fan fiction
Fanfiction⚠️ licenza poetica: il vero nome dell'artista su cui è basata questa fan fiction non corrisponde al nome da me scelto nella storia, per una banale scelta stilistica. si tratta di un adattamento, tutto ciò che comprende questo personaggio, per il res...