chapter 2

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"dai muoviti" mi disse svoltando in un vicolo. io lo seguii scocciata, seppur infondo non aspettavo nient'altro. tirò fuori dalla tasca le Bravo Rex e una busta d'erba. mi mise con le spalle al muro, si piazzò davanti a me e prese a sistemare sia la sua che la mia. poi me la passò. mentre la giravamo, riprendemmo a camminare. era difficile, tremavo un po', forse era l'endorfina.
"con chi fumavi mentre non c'ero?" gli chiesi attendendo la risposta più sincera che potesse darmi. lui scrollò le spalle.
"da solo." io sbuffai. subito dopo mi diede l'accendino e l'accesi.
"o coi tuoi nuovi amici?" gli chiesi sorridendo beffardamente, pensando ai goat del rap con cui aveva collaborato nell'album.
"eddai, finiscila" rispose spingendomi dalla spalla. mi venne la pelle d'oca alle braccia. feci un tiro. dio, come mi era mancato tutto questo. all'improvviso mi fermai, e dami con me, guardandomi confuso.
"che c'è?" non gli lasciai il tempo di dire nient'altro. mi fiondai di nuovo addosso a lui. il suo profumo copriva anche quello della cannabis. lui dopo qualche secondo mi strinse a sua volta, sprofondando il viso tra i miei capelli.
"mi dispiace, mi dispiace così tanto" ripetè con voce angosciata. mi si spezzava il cuore a sentirlo così e a pensare che presto ci saremmo dovuti separare ancora e ancora. non ci sarebbe mai stato un lieto fine, per noi, e lo sapevamo entrambi.
"sono stata io ad averti lasciato solo. ti ho lasciato, non me lo perdonerò mai" risposi io ancora avvinghiata a lui e fremendo. non mi andava di staccarmi. se avessi potuto sarei rimasta così in eterno. lui di sorpresa prese a stringermi più forte e poi sospirò. infine fummo costretti a staccarci. il freddo ritornò istantaneamente. non mi ero ancora accorta di quanto, fino a quel momento, sentissi il bisogno di averlo così vicino, addosso a me. riprendemmo a camminare e di conseguenza a fumare. il thc faceva finalmente effetto. ero addirittura arrivata a sognare quella sensazione, ad occhi aperti, ogni secondo passato a distanza da qui, da lui.
"però sei stronzo" esordì all'improvviso.
"che?" chiese con quel tono da finto innocente.
"quanto ci vuole a rispondere ad un cazzo di messaggio?" continuai estremamente calma. lui fece un risolino. se fossi stata lucida gli avrei tirato uno schiaffo. invece risi anche io.
"ehi ehi sediamoci" sviò dami. andammo ad arrampicarci sullo schienale di una panchina ai margini del marciapiede.
"merda, l'altro giorno sono caduto" disse poi lui. io scoppiai in un'altra risata.
"cosa?"
"ero un po' ubriaco, forse, stavo camminando e sono inciampato in una fottutissima buca" continuò subito dopo con uno stupido sorriso fisso in viso. io risi di nuovo.
"bella cazzata, guarda qua." tirò su la manica e mi fece vedere il graffio sul gomito. non era granché profondo, come immaginavo.
"cristo, è quasi inesistente. sei davvero una fichetta" dami mi fece il dito medio e mi spinse un'altra volta, leggermente. guardai su, il cielo grigio. fanculo, ero fatta con dami e mi sembrava d'essere in paradiso. piano piano cominciammo a riprenderci e ad incamminarci nuovamente.
"domani devo fare un salto in studio" disse all'improvviso.
"mh" risposi non sapendo che dire.
"e non mi concede l'onore d'essere accompagnato, mia lady?" io sorrisi.
"solo se poi tu mi concedi di provare tutti i tuoi strumenti strani." lui rise, di cuore. mi era mancata da matti la sua risata, così come la sua voce. l'unico suono che avrei voluto sempre avere in testa.
"mi basta un mac, che fl non cracchi e posso fare le mie magie" continuò con un mezzo sorriso stampato in viso.
"quanto sei presuntuoso, merda." rise di nuovo, ed io con lui. bastarono pochi passi ancora e fummo già di ritorno. ora ero insolitamente okay, stavo finalmente bene dopo troppo tempo passato a lasciarmi distruggere dall'ansia. entrammo in casa e la prima cosa che feci fu togliermi la felpa, cominciavo ad avere caldo. dami non mi levava gli occhi di dosso.
"emh, giochiamo...ti va?" chiese un po' in imbarazzo prendendo un joystick. io annuii. inutile dire che per le due ore successive ci perdemmo in risate ed insulti. ero davvero scarsa a fortnite. lui giocava in mobile sdraiato sul letto, io sulla play, seduta il più composta potessi. ma guardarlo incazzarsi era la cosa più divertente ed adorabile su questo mondo. finimmo per divorarci due pizze senza nemmeno accorgercene. io sentivo una strana sensazione nello stomaco, così andai in bagno. quelle maledette farfalle non mi lasciavano stare. già che c'ero presi una mentina, si, insomma, ero solo patetica, ma mi rendevano più sicura.
"tutto bene?" mi domandò spostando lo sguardo dal suo telefono su di me.
"si, certo." ritornai sul letto, ma non avevo più voglia di giocare. mi sdraiai proprio di fianco a lui. dami si girò, mi fissava coi suoi grandi occhi scuri. erano ancora un po' rossi, come i miei d'altronde. dopo aggrottò un po' le sopracciglia. sentivo il calore del suo corpo vicino al mio e mi bruciava il petto, ero maledettamente felice di poterlo sentire vicino a me. era passato tanto tempo, non ricordavo più di cos'era fatta la felicità. e poi successe il guaio. avevo la tachicardia, non stavo capendo più niente. lui si stava avvicinando sempre di più. chiusi gli occhi e mi abbandonai al ritmo svelto del suo respiro caldo. in una frazione di secondo sentii le sue morbide labbra sulle mie. dapprima adagiate dolcemente, poi sempre più voraci. portò le sue mani sulle mie guance. il mio cuore stava ancora andando a fuoco. mi trascinai un po' più vicina a lui, così che tutto risultasse più semplice. prendemmo il respiro e subito dopo riportai la mia bocca sulla sua. non era mai stato il tipo da baci dolci e romantici, quella lingua non aveva mai avuto un freno. non volevo pensare a quello che sarebbe successo dopo, infondo era solo uno stupido bacio. ma per noi significava di più, e lo sapevamo entrambi. quando ci staccammo lui mi fissava negli occhi, senza alcuna paura. io mi voltai, puntando lo sguardo al soffitto e non sapendo più che altro dire o fare. era un bel casino.

soli in due ~ tha Supreme fan fiction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora