perché sei ancora qui?" gli chiesi qualche secondo dopo essermi calmata, ancora tra le sue braccia.
"che?"
"perché non te ne sei ancora andato? perchè non mi lasci per qualcuna migliore di me?" adesso mi fissava negli occhi.
"non volevo farti pressione, mi dispiace. ma devi ficcarti in testa, quella testa del cazzo che ti ritrovi, che voglio stare qui, e da nessun'altra parte." io gli sorrisi. non si stancava mai di ripetermelo.
"io ti amo, ma a volte non posso darti quello che meriti" gli dissi le parole che mi uscivano dal cuore. lui fece un risolino ironico.
"non me ne frega un cazzo" disse ancora sardonico.
"ho fatto male ad insistere, cristo, non eri pronta, tutto qui. tu ti senti in difetto, ma mi fai impazzire quando stai così. mi fai morire, giuro, anche solo se mi guardi" continuò subito dopo. non mi aspettavo queste parole. lui riusciva sempre a ridarmi autostima.
"ho sbagliato io, scusa" concluse. feci un lungo respiro. avrei un po' voluto rimuovere quei minuti passati, tornare indietro. ma non si poteva. così pensai che l'unico modo era fingere che non fosse successo nulla, credo avrebbe capito. mi fiondai di nuovo su di lui, senza lasciargli il tempo di prendere respiro. lo vedevo appena timoroso, e lo capivo. allora presi le sue mani e le portai attorno attorno ai miei fianchi, prima però sollevai la mia felpa per farle passare da sotto. ci staccammo, mi guardava dritto nelle pupille.
"non sei costretta a far nulla.." disse ansimando, ancora un po' scosso.
"non parlare più, ti prego." amavo la sua voce, ma era giunta l'ora che stessimo entrambi zitti e ci dessimo da fare. come si dice, meno parole più fatti, no? dami fece un sorrisetto malizioso. mi levò di dosso la felpa, poi portò la sua bocca sul mio collo. intanto ci spostammo, quasi mi lasciai cadere sul letto. lui ora era sopra di me. ero stanca di sentirmi tesa, ero stanca di quella pressione. finalmente mi lasciai andare. lui si spogliò di fretta, poi si allungò dietro di me e prese un durex. lo aprì coi denti e lo infilò. io stavo fremendo, non riuscivo più ad aspettare. mi ero già sfilata i pantaloni, velocemente, e il resto accadde in pochissimi secondi. entrò dentro di me ed io tornai a sentirmi completa. intanto mi ero aggrappata alla sua schiena, avevo un po' paura di fargli male, ma a pensarci meglio volevo farlo mio, tutto mio, marchiarlo a vita. poi tirai la testa indietro, stavamo per cedere, e lui poggiò il naso sotto il mio mento, la lingua sulla mia pelle. venimmo nello stesso istante, e cosa più bella di quella non c'era. sfinito, si sdraiò al mio fianco. eravamo circondati da un silenzio assordante, se non per i nostri respiri veloci e fragorosi. restammo a fissare il soffitto per minuti interi. poi io m'infilai le mutande, feci per allungarmi a prendere i pantaloni ma dami mi fermò. e non richiamandomi semplicemente, ma portando la sua mano calda sul mio interno coscia. un brivido mi travolse.
"che c'è?" chiesi allora. lui si tirò appena su, poggiando il suo peso sul suo avambraccio.
"perché ti rivesti?" rispose con un'altra domanda, come al suo solito. io alzai le spalle, non sapevo dove stesse andando a parare. poi però capii. capii che se dovevo crescere, anche se non volevo, avrei dovuto farlo per lui. capii che una bambina si sarebbe rivestita, mangiata dalla vergogna e dalla paura di essere troppo poco. capii allora che non volevo essere una bambina. io volevo essere una donna, la sua donna, e forse, in quel momento, pensai che grazie a lui avrei trovato il coraggio di esserlo. così mi tirai definitivamente a sedere, vedevo dami con la coda dell'occhio guardarmi confuso. mi slacciai il reggiseno. avevo timore, ma con lui non più. e infine mi sdraiai di nuovo, su di un fianco, verso di lui. anche se ero nuda, dami mi faceva sentire piena e finita, colmava quel vuoto. così il suo sguardo cadde più in basso, come previsto, e poi subito nei miei occhi. e non mi guardava come se fossi stata un oggetto, buona solo a provocargli piacere, ma come se fosse orgoglioso di me. forse anche smarrito, impaurito, ma quello sguardo significava "grazie. grazie di non esserti chiusa in te stessa. grazie di esserti aperta con me." avrei potuto metterci la mano sul fuoco.
"tu.." cominciò, ma probabilmente non trovava le parole, o aveva paura a dirle. io alzai le sopracciglia, un po' per incoraggiarlo a parlare.
"tu..ricordi quando ti sei innamorata di me?" non ero pronta a quella domanda, ma era una domanda bellissima. una di quelle che poteva uscire solo ed esclusivamente dalla sua testa meravigliosa e piena di pensieri infinitamente intimi. io mi leccai le labbra prima di parlare.
"dici quando ho capito che mi piacevi?"
"no. quando hai capito che mi amavi." anche se poteva sembrarlo, era tutto tranne che presuntuoso, ed io lo adoravo.
"forse quando son dovuta partire. quando ho capito che l'unica cosa che avrei effettivamente perso, andandomene, eri tu." in realtà non ne avevo affatto idea, sul serio. in quel fugace istante mi vennero in mente mille momenti, e in ognuno di essi ero un po' innamorata di lui. forse lo ero sempre stata, forse la risposta a quello domanda era semplice; "appena ti ho visto." ma ormai avevo parlato.
"ma perché me lo chiedi?" domandai disorientata. lui si spinse poco più vicino, eravamo appiccicati, eppure ne volevo sempre di più. poi si guardò le mani.
"mi frullava in mente da un po'." pensava troppo, quel ragazzo, infondo come me.
"tu invece?" chiesi sfiorando la sua gamba con la mia. lui allora mise una mano sul mio fianco. le sue dita a contatto con la mia pelle spoglia mi fecero venire la pelle d'oca, avrei voluto non si staccasse mai più.
"tante volte mi sono innamorato di te" rispose sussurrando, spostando gli occhi nei miei, lentamente.
"tipo?"
"tipo ora." il mio cuore mancò un battito. poche volte ci capitava di stare così in armonia, come in quel momento, e giuro..sembrava il paradiso. mi girai a pancia in su, ma prima presi la sua mano, ancora adagiata sul mio corpo, e, dopo essermi voltata, la riposai appena sopra l'elastico delle mutande. così, giusto per fargli capire che non volevo altro, in quell'attimo, che lui e lui soltanto. dami persisteva ad osservarmi, però. così mi tirai su, appoggiandomi ai gomiti.
"a che altro stai pensando?" domandai. lo conoscevo troppo bene, il suo cervello era in moto.
"a quello che pensi tu. tu a che pensi?" era bravo ad evitare la verità. io invece non ci riuscivo. mi persi nel marrone dell'iride, le sue labbra un po' arrossate, la barba che stava ricrescendo..
"che sei bello." lui rise piano. io sorrisi.
"sono seria" dissi fingendomi offesa, ma un po' lo ero davvero.
"ah si?" io annuii.
"e cosa ti piace di me?" se avessi risposto "tutto" sarei stata semplice ma efficace. eppure tutte le sfumature nei suoi occhi mi suggerivano che quella risposta, non gli sarebbe bastata.
"i tuoi occhi."
"sono solo occhi" commentò ora un po' imbarazzato.
"non sono mai solo occhi." ci fu un secondo di silenzio.
"e poi?" domandò quasi timoroso che un "poi" non ci fosse.
"e poi le tue labbra, il tuo sorriso, tutto quanto, dami."
"sono più bello di jacopo?" avrei voluto tirargli uno schiaffo. invece lo spinsi amorevolmente per la spalla.
"finiscila" lo ammonii.
"già, come pensavo. meglio william." io sospirai, mi lasciai andare e fissai il soffitto.
"sai di essere lo stronzo più grande che io conosca?" gli chiesi con leggerezza.
"si signora." mi scappò un risolino.
"e tu sai di essere la più rompi?" io roteai gli occhi.
"ti sei sprecato" commentai. lui rise piano. poi mi si sciolse il cuore. si trascinò ancora più vicino a me, dopo appoggiò la testa praticamente sul mio seno, le braccia attorno al mio bacino. era il gesto più adorabile che avesse mai fatto.
"però sei la mia rompi" biascicò con la bocca sulla mia pelle. avevo il cuore che bruciava, mentre mi stringeva forte e mentre ero immersa nel suo profumo. io non risposi.
"capito?" mormorò allora.
"sei tutta mia" proseguì portando le sue dita vicino al bordo dell'intimo. avevo la pelle d'oca ovunque.
"mh" ansimai, mi scappò. lui si bloccò, subito dopo si tirò a sedere e, non udendo altri movimenti, anche io con lui.
"vado a farmi una doccia" esclamò alzandosi in piedi. non capivo cosa gli stesse succedendo.
"..okay" commentai banalmente. dami prese di fretta dei vestiti e si diresse verso il bagno. prima si girò verso di me, mi guardò e si morse il labbro inferiore.
"resti qui, vero?" domandò traboccante di sofferenza.
"non me ne vado." lui mi sorrise, io gli sorrisi, dopo se ne andò definitivamente. io mi rivestii una volta per tutte. non ce n'era; il dopo sesso migliore di tutta la mia vita. poi mi diressi sul balcone, era il posto che più di ogni altro mi trasmetteva tranquillità. dopo circa venti minuti sentii dami chiamarmi.
"oh bro!"
"sono sul balcone!" tempo due secondi e lo vidi arrivare, vestito di tutto punto. aveva una larga felpa grigia e dei jeans neri. io avevo addosso la sua maglietta, mi faceva da vestito, ma lo ammetto, cominciavo ad avere un po' di freddo. dami lo notò, si avvicinò a me mentre si sfilava la felpa, e poi si sedette al mio fianco, ancora sul parapetto, e mi porse ciò che teneva in mano.
"e tu?" chiesi timida.
"ho ancora un po' di caldo. sai...dopo quello che abbiamo appena fatto, mon cheri.." presi ad andare a fuoco anche io. scossi la testa divertita e presi quella felpa del cazzo.
"ti sto rubando mezzo armadio" affermai infilandomela. lui sbuffò.
"sei così carina quando ti vesti come me." io guardai in basso sorridendo. era la verità, non c'ero abituata a tutte quelle attenzioni. mai niente stava andando bene come in quel momento. e poi ripensai alla vita che mi aspettava lì a milano. guardai roma sotto di noi, con aria malinconica.
"è venuto mio padre a trovarmi, a casa di greta" sputai finalmente il rospo.
"oh...e..?"
"e non mi ha implorato di niente. mi ha guardata negli occhi e mi ha creduto mentre gli mentivo dicendogli di star bene. tutto qui."
"luna.."
"che c'è?" dissi guardandolo negli occhi, sorridendo amaramente.
"a te non manca lui, d'accordo? ti manca la versione migliore di lui, quella che non esiste, quella che ti sei inventata e che vorresti fosse reale, ma che purtroppo non lo è. non hai perso nulla. lo sai questo, vero?" era vero.
"perché mi sento così persa allora?"
"perchè sai com'è vivere senza un padre." faceva davvero male. soprattutto sapere che anche lui potesse sentirsi così.
"è che avere la certezza che senza di te, gli altri stanno meglio..." non riuscivo a continuare. lui prese a guardare dinanzi a sé.
"è un problema degli altri, non tuo" commentò solo. già, forse.
"ti ricordi quando ho sboccato nei corridoi del linguistico?" cristo, era imprevedibile quel ragazzo. tirava fuori gli argomenti più strani nei momenti più inimmaginabili.
"certo che lo ricordo" risposi divertita. come ho già detto, io di quegli anni ricordavo tutto. eravamo entrati un'ora dopo, quel giorno, e prima dami aveva litigato con sua madre. così era passato a prendermi davanti a casa, con mio padre dietro che ci urlava le peggio cose, mi ha presa per mano e siamo corsi via, nella direzione opposta della scuola. inutile dire che bevemmo un po' troppo, dami specialmente. mentre stava vomitando, io mi voltai dall'altra parte.
"porca troia, stai bene?" gli chiesi subito dopo. lui si tirò su, si pulì con la manica della felpa e poi scoppiò a ridere.
"non troppo, idiota, mi hai visto?" confessò subito dopo, privo di forze. si aggrappò a me, io lo portai fuori da lì. era il mio compagno d'avventure, il mio compagno di guai, e come quelli ne avrei potuti ricordare altri mille mila.
"come puoi anche solo pensare che senza di te io sarei potuto stare meglio, in quell'istante?" mi chiese dami, io ritornai alla realtà.
"è stato un esempio del cazzo, per nulla romantico." lui fece un risolino.
"okay, e vogliamo parlare di oggi?"
"si, parliamone" risposi curiosa, non capendo.
"abbiamo scopato, luna." io scoppiai a ridere.
"è stata la scopata migliore di sempre, e pensi ancora che si possa star meglio senza di te?" io non riuscivo a smettere di sorridere.
"non c'entra niente, dai. mica ci faccio sesso, con tutto il resto del mondo" risposi divertita. lui deglutì.
"fanculo, non..non posso nemmeno immaginarlo." oh oh, avevo colpito un tasto dolente, mi sa. così mi avvicinai al suo corpo. anzi, m'infilai direttamente tra le sue braccia, perché in quell'istante ne avevo bisogno, e forse anche lui. appoggiai la testa sulla sua spalla e lo strinsi fortissimo.
"da quando sto attaccamento, accollino?" mi chiese portando le sue mani sui miei fianchi. sotto la felpa. sotto la maglia. eppure io lo sapevo perché lo faceva, capivo tutto. anche se non lo dimostrava, mi voleva vicino.
"se vuoi smetto subito.." poi m'interruppe, non con le parole, ma spostando le sue mani più in alto, fino al gancetto del reggiseno. avevo la pelle d'oca ovunque.
"sono io che posso smettere, non tu." quando faceva così l'avrei preso a schiaffi, ma allo stesso tempo era maledettamente eccitante.
"quando siamo così non capisco più niente" riprese poi spostando le mani da là sotto. poi le portò sulle mie guance.
"che c'è?" chiesi. mi guardava in modo strano.
"mi credi quando ti dico che si sistemerà tutto, un giorno?" merda, avrei voluto.
"tu non puoi saperlo."
"sei una rottura di cazzi. farò di tutto pur che accadrà." era la dichiarazione d'amore più bella che m'avessero mai fatto.
"ah si? cosa farai?" ci fu un secondo di silenzio. poi sorrisi.
"mi sposerai?" ripresi ridendo. lui restava serio, più o meno. ci provava, ecco.
"vaffanculo, perché no?" oh. non sapevo che dire.
"dami.."
"no, luna, è okay. fai bene a non fidarti di me, dopo quello che ti ho fatto" disse fissandomi negli occhi.
"l'abbiamo già superata.." commentai solo.
"okay." silenzio, ancora.
"allora mi sposi?" scoppiai di nuovo a ridere. lo abbracciai.
"qualsiasi cosa, basta che non mi lasci sola." era la verità.
"sei già sola, lo sono anche io." io mi staccai per guardarlo in viso. non stavo capendo. così lui proseguì.
"siamo soli...insieme."*spazio autrice*
è soltanto l'inizio. quest'ultimo capitolo è stato quello per cui forse ho sbattuto più la testa ma è anche quello a cui tengo di più. non è finita, presto nuove cose. presto nuovi guai di cui luna e dami saranno ancora i protagonisti :)
grazie <3
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soli in due ~ tha Supreme fan fiction
Fanfiction⚠️ licenza poetica: il vero nome dell'artista su cui è basata questa fan fiction non corrisponde al nome da me scelto nella storia, per una banale scelta stilistica. si tratta di un adattamento, tutto ciò che comprende questo personaggio, per il res...