Al numero 12 di Grimmauld Place c'era una grandissima confusione, una confusione che solo Sirius Black, però, poteva percepire poiché era nella sua testa.
Kreacher, per tutti quegli anni, si era mal preso cura della casa dove la nobile famiglia aveva vissuto per generazioni, almeno fin quando la morte era prevalsa anche sui purosangue lasciando dietro di sé solo polvere e ricordi incrostrati in ogni singolo angolo dell'abitazione.
Tuttavia non era il passato a turbare l'uomo, tantomeno la presenza di altre persone - per troppo tempo era rimasto solo in una fredda cella - bensì era la tensione che intercorreva tra lui e Remus.
Forse non si poteva definire propriamente tensione, era più una sorta di elettricità dovuta da degli interrogativi rimasti senza risposta a lungo, ecco.
Steso sul letto, il giovane Black fissava il soffitto e si chiedeva quando avrebbe trovato il coraggio di affrontare Lupin: sapeva di non poter fuggire in eterno, gli avevano perfino proibito di uscire dalla casa da cui era scappato a sedici anni, il confronto era inevitabile.
Ma cosa dire?
Da dove partire?
Lo avrebbe perdonato o odiato maggiormente?Quest'ultima prospettiva lo terrorizzava.
Erano domande, ormai, che si poneva dalla prima riunione dell'Ordine fattasi a Grimmuald Place: Remus era seduto dall'altro lato del tavolo, tre posti più avanti rispetto lui, e ascoltava con attenzione ogni parola pronunciata da Silente, sembrava quasi che pendesse dalle labbra dell'anziano mago.
Sirius avrebbe dovuto porre la stessa concentrazione al discorso di Albus, eppure gli era impossibile focalizzarsi su qualcuno che non fosse Lupin, gli era così mancato.
Nei pensieri del moro c'erano molti condizionali, oltre a dei rimpianti, perché avrebbe voluto scrivergli la verità una volta fuggito da Azkaban, avrebbe voluto scrivergli quando si era dato alla macchia, avrebbe voluto chiarire tutto non appena si fosse trovato un luogo sicuro in cui parlare, avrebbe, avrebbe, avrebbe.
Ma Sirius non se ne faceva nulla degli "avrebbe", tantomeno Remus.
A riportare alla realtà Black ci pensarono tre tocchi contro la porta e l'uomo si chiedeva perché qualcuno lo stesse cercando, in fin dei conti non era propriamente certo che tutti apprezzassero il suo carattere.
«Avanti.» disse dopo essersi messo a sedere e sistemato coi palmi gli abiti sgualciti.
Quando una figura alta e longilinea fece capolino nella stanza, il moro comprese che il tanto rimandato momento era arrivato.
«Quindi questa è la camera del giovane Sirius Black? Ho sempre voluto vederla» confessò lasciando trapelare l'ombra di un sorriso. «Interessanti questi poster di motociclette e donne ben poco vestite. Mi aspettavo qualche accenno ai Queen, se non ricordo male avevi un debole per gli assoli di Brian May ai tempi di Hogwarts.»
Remus si guardava intorno studiando qualsiasi accenno della tossica gioventù dell'amico, era certo che quest'ultimo aveva fatto un incantesimo di adesione a quegli oggetti: né Walburga né Orion avrebbero lasciato tali indegne cose babbane, in particolar modo dopo la fuga di Sirius dai Potter.
Ora che ci pensava la vita di Felpato era stata una continua fuga.
Il giovane Black non sapeva a che gioco stesse giocando Remus, non capiva perché prendeva tempo, lui che era sempre schietto.
«Non avevo più spazio per i Queen. Oltre a ragazze e moto avevo la camera piena di orgoglio Grifondoro e Quidditch, molto probabilmente i miei non accettavano che la nostra casa fosse migliore rispetto a Serpeverde.» affermò con un accenno di ribrezzo al solo pensiero dei genitori.
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Prior Incantatio
Historia CortaIl Prior incantatio si lancia su un'altra bacchetta per vedere qual è l'ultimo incantesimo che essa ha lanciato. Poiché «le parole sono, per la mia opinione non tanto umile, la nostra fonte di magia più inesauribile, capace sia di ferire che di cura...