Capitolo 8. Come ho spaccato una lampada in testa a un figo

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Quale sarebbe il vostro primo pensiero se il vostro armadio si mettesse a parlare?

Il mio è stato chiedermi se nel mio croissant alla crema non ci fosse stata qualche sostanza allucinogena. Perchè era assolutamente possibile, no?

Puntellai i gomiti sul materasso e cercai di ignorare la sensazione di ansia e paura che mi aveva invaso tutta d'un tratto. Cominciai a sudare freddo.

- Irene...pssst...Irene!-

Interessante. L'armadio conosce anche il mio nome.

Sbattei le palpebre afferrando di scatto la lampada che stava sul comodino accanto a letto, e la alzai sopra la testa, avvicinandomi cautamente al mobile.

- Irene!-, esclamò ancora una volta quello che doveva essere sicuramente qualche abitante di Narnia deciso a rapirmi. Strinsi la presa sull'oggetto e trattenni il respiro.

Anche se...quella voce era stranamente familiare. Bah.

Le ante dell'armadio scricchiolarono in un modo che mi fece accaponare la pelle.

E fu un attimo. Spalancai di scatto le porte e in neanche in un millesimo di secondo, un groviglio di vestiti e testosterone ruzzolò fuori dall'armadio di legno.

-Non mi avrete mai!-, strillai prima di sbattere la lampada con tutta la forza che avevo in corpo, in testa al mio assalitore. L'oggetto si infranse e un grido di dolore rieccheggiò nella stanza, seguito da imprecazioni.

Imprecazioni in francese.

- Mais sainte merde de cette misère!-, sbottò con veemenza quello che sembrava...oh mio dio.

I resti della lampada mi caddero dalle mani quando però mi ancorò con forza le braccia, spingendomi sul pavimento, verso il basso. Reprimetti uno strillo e incontrai gli occhi lucenti e scuri di Arsène Lupin. Ero mezza sdraiata e a qualcosa come tre centimetri dalla sua faccia. Ripeto: mezza sdraiata e a tre centimetri dalla sua faccia.

Fa un po' caldo. Cosa sono questi vestiti in più?

- Ma io dico: vuoi per caso uccidermi, Irene?-, mormorò. Rabbrividii quando il suo respiro caldo mi sfiorò le labbra.

Sorrisi maliziosamente, o almeno cercai di sorridere maliziosamente. -Forse-, biascicai.

Sul suo viso si formò un'espressione che mi fece praticamente fare esplodere il sinapsi funzionanti del cervello. Si passò la punta della lingua sulla bocca e ridacchiò: -Interessante, ma la prossima volta non distruggere niente-

Ciao dignità, è stato bello finchè è durato.

Poi realizzai in che posizione compromettente eravamo messi e lo spinsi via con forse anche troppa forza, scattando in piedi e indicando l'armadio ancora spalancato. Il ragazzo rimase a terra senza cancellare la sua solita faccia da culo.

- Si può sapere che ci facevi...nella mia stanza... nell'armadio...e Dio! Come cavolo ci sei arrivato?!-, sbottai cominciando a gesticolare nervosamente.

Lui in tutta risposta si portò l'indice sulle labbra: -Shh! O mi sentiranno!-

-Ma se con tutto il baccano che hai fatto ti avranno sentito anche dall'altra parte dell'isola!-

Inarcò un sopracciglio. -Sai com'è...ricevere una lampada in testa non è un'esperienza esattamente gratificante...-

Dalle mie labbra uscì un grugnito di frustrazione. Ero sul punto di urlare sul serio.

Lupin sbuffò continuando a massaggiarsi la testa.

- Io e William stiamo...ehm...facendo una specie di controllo, comunque...-

Sherlock, Lupin e Io - Vacanza con delittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora