Devo dirla sinceramente: appena l’aereo decollò, quasi automaticamente venni pervasa dall’urgente bisogno di andare in bagno.Non ho ancora la più pallida idea di come la mia vescica si fosse riempita in neanche due minuti, ma so solo che appena il mio sedere toccò il morbido sedile di prima classe, pensai di poter morire.
I miei genitori stavano tranquillamente seduti nei posti di fronte ai miei, e siccome il signor Nelson stava nella classe economica, mi toccava dividere il viaggio con una donna di mezza età che sembrava costantemente essere in preda a delle crisi isteriche appena incontravamo una turbolenza. Come se non bastasse, si era accaparrata pure il posto accanto al finestrino.
Che odio.
Appena ebbi l’occasione di slacciare la cintura di sicurezza, scattai in piedi, e corsi verso il bagno, mentre lo sguardo dei miei mi seguì fino a quando sparii dietro la tendina che divideva gli scompartimenti dei passeggeri. Passai di fronte ad Orazio e facendogli solo un veloce cenno con la mano, affrettai il passo.
Potevo quasi vedere la Madonna e Gesù venirmi in contro.
Andai a sbattere contro una hostess e a testa bassa proseguii. Proseguii, di fatto fino a quando i miei occhi incontrarono quelli del ragazzo di prima. Appena mi vide pensai che fosse sul punto di aprire la più vicina uscita di sicurezza per poi lasciarsi risucchiare dalla corrente.
- Deve essere un incubo-, mormorò infatti. Si era appoggiato di spalle contro la porta del bagno e mi guardò con qualcosa di davvero molto vicino all’insofferenza.
Ero arrivata io per prima. Poteva scordarsi del bagno.
- Una terribile coincidenza-, mi lasciai sfuggire. In tutta risposta mi lanciò un’occhiata truce.
- Coincidenza?-, dal suo tono di voce sembrò quasi che l’avessi insultato, -raramente l’universo è così pigro.-
Mentre alzavo gli occhi al cielo, mi appuntai mentalmente che era una frase davvero ad effetto, e che potevo utilizzarla sotto a un post di Instagram. Avrebbe fatto un bel po’ di like.
- Seh, vabbè-, sbottai.
Dalle sua labbra uscì una specie di grugnito. Incrociò le braccia al petto, mentre notai la dubbia scelta di abbigliamento. Una maglietta oversize con una strana scritta che non riuscivo a leggere e dei jeans slargati. Bah. Maschi.
- Devi andare anche tu in bagno?-
- No, faccio da palo. E’ in corso una rapina di carta igienica-, poi si fece più vicino, come se avesse dovuto confessarmi un segreto, -ma tu non dirlo a nessuno, okay?-
Reprimetti l’istinto di dargli un pugno in faccia.
- Fai delle battute di merda. Anche John è capace di meglio-
Inarcò un sopracciglio. -John?-
- Un mio amico-
- Ah.
Mi appoggiai anche io contro il muro, mentre una ragazza che ci passava davanti, ci guardò in un modo che non seppi decifrare.
Lanciai una fugace occhiata al finestrino di fronte a me.
- Anche tu starai a Paradise Island? O andrai da qualche altra parte?-
- Starò lì-, poi sbuffò, -ma ti fai sempre i fatti degli altri o è oggi che sei partita bene, Irene?-
Quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva.
- Come fai a sapere il mio nome?!-, strillai.
Lui assunse la stessa espressione da condannato di prima.
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Sherlock, Lupin e Io - Vacanza con delitto
Fiksi PenggemarSE VOLETE MORIRE DAL RIDERE SIETE NEL POSTO GIUSTO Fanfiction sulla serie di libri "Sherlock, Lupin e io" di Alessandro Gatti. NON E' NECESSARIO AVER LETTO I LIBRI PER COMPRENDERE IL CONTENUTO. (Ma essere fan di Sherlock, decisamente) Il mondo dal 1...