Allontanati

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Sto rientrando a casa da scuola, tra pochi giorni è Natale e questo per me vuol dire sopportare tutti i parenti che si riuniranno a casa mia per mangiare fino allo sfinimento. Citofono al campanello e mio padre viene ad aprirmi la porta, è al telefono e mi saluta con un gesto minimalista. "Ciao anche a te papà" dico a bassa voce con la testa china mentre poggio a terra lo zaino. 

Vado in cucina e trovo già apparecchiato, così mi siedo e inizio a mangiare la pasta al sugo.  Finisco di mangiare il primo e mi alzo per mettere il piatto nel lavandino, dove trovo altri due di essi. Uno è di mio padre, il secondo non lo so, ma di certo non è di mia sorella perché oggi è a lavoro fino a tardi. Prendo il bicchiere, bevo l'acqua che si trova al suo interno e poso anch'esso nel lavandino. Esco dalla cucina e vado in salotto per guardare un po' di televisione. 

Entra mio padre e scosta il telefono dall'orecchio, copre in microfono con una mano e mi guarda. "In camera c'è Edoardo, in questo periodo i suoi sono molto fuori casa per questioni lavorative quindi è sempre solo. Vai a fargli un po' di compagnia" annuncia tranquillamente. "Potresti almeno chiedermi se io ho voglia di stare con qualcuno" in questo momento vorrei solamente stare da sola, non vorrei neanche i miei amici; ho bisogno di capire ciò che voglio fare. Mio padre ritorna a parlare al cellulare ed esce dalla stanza, costringendomi a salire in camera. Sbuffo; sono scocciata di essere comandata a bacchetta da tutti, non sono una pedina della dama, benché meno un pedone degli scacchi, messo lì alla bene e meglio. Salgo lentamente le scale, per arrivare da quell'essere il più tardi possibile.

Apro la porta, con la lentezza di un bradipo e mi affaccio. Edoardo è in piedi davanti alla finestra, ha un bicchiere in mano e la sua postura è rilassata. Chiudo la posta, faccio un leggero rumore quando la maniglia si muove e il ragazzo che si trova come me si irrigidisce. "Ma ciao Ludovica" dice. Si gira, ha la camicia blu leggermente sbottonata, la cinta Gucci a tenere i pantaloni di cotone bianchi. "A cosa devo quest'eleganza?" chiedo con tono sarcastico, sperando che non abbia una reazione esagerata. Vorrei dimostrargli tutto il disprezzo che ho nei suoi confronti. "Non ti piace il mio abbigliamento per caso?" si avvicina.

"Lo preferirei su qualcun'altro, a te sta tutto di merda" azzardo. Me ne pentirò, me lo sento, ma non sono io quella che subisce sempre, quella che è costretta ad obbedire come se fosse un cagnolino. "Simpatica la ragazza" dice con un'espressione tutt'altro che divertita. Diciamo che la mia freddezza nei confronti di questo ragazzo supera quella dei poteri di Elsa la regina delle nevi. Eppure se la merita, eccome se la merita. Meriterebbe di marcire per il resto della sua vita per quello che mi ha fatto, meriterebbe la perenne solitudine e non la mia compagnia. 

"Sono un mostro lo ammetto" sembra quasi che stia avendo un attimo di lucidità, forse si starà pentendo, ma no. Mi spinge a terra con sguardo perso e crudele. Mi sono rassegnata alla realtà, accuso il colpo mettendo le mani a terra tentando di farmi meno male, fallendo miseramente. "Sta lontana da quell' Arrigoni, ti porterà solo guai" aggiunge. Non voglio che lo giudichi non sapendo chi sia; neanche io lo conosco bene ma so che non mi farebbe del male, so che farebbe di tutto per proteggere le persone a cui tiene. Sembra mio padre, non riesco a capire se quelle parole sono frutto di Edoardo o meno, non riesco a capire più nulla. Incrocio le braccia di fronte al mio volto per proteggermi dal ragazzo che si avvicina improvvisamente, come se volesse mettermi paura. Ci sta riuscendo, ci riesce ogni dannata volta. 

"Allontanati da lui, non parlargli, non parlare con la tua amica e con quell'altro della gang. Non stare con loro se non vuoi che le tue belle foto vadano in giro. Sai che scoop: la figlia del più grande imprenditore di Milano manda foto provocanti ai figli dei colleghi di suo padre. Lo vedo già scritto su tutti i giornali" dice con tono di ricatto. 

Perché deve allontanarmi dalle persone più importanti della mia vita? Cosa ci ottiene? Come può trarre beneficio dalla sofferenza di una persona? Io mi sentirei solo una merda, ma è questo il punto: io ho la coscienza e il decoro di provare rimorsi e rimpianti, ho l'intelligenza per capire il dolore che provoco. Le cose sono due: o è un sadico oppure è un matto, o tutte e due. Detto ciò esce dalla porta sbattendola, sento che saluta mio padre e poi va via. Prendo il vaso presente sulla scrivania e lo lancio contro il muro, con tutta la forza che ho. Mi sfogo con questo semplice e stupido gesto. Sono ancora a terra, lasciata da sola contro me stessa, contro le mie continue emozioni discordanti, contro la mia incoerenza. 

Ragazzuoli eccomi tornata con un nuovo aggiornamento. Scusatemi per l'attesa ma in questi giorni ho corretto un po' di cose nella mia vecchia ff. Come state? Io potrei star meglio ma non mi lamento dai. Al prossimo aggiornamento.🖤

Brillo con i miei - 𝕾𝖍𝖎𝖛𝖆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora