Sorpesa

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"No Benny, non mi piace.." sbuffo dopo aver provato il quarto vestito di fila. 
La verità è che io neanche volevo venirci in questo dannato negozio, a comprare un maledettissimo vestito nuovo, per quella dannata festa. Solo ora riuscivo a rendermi conto di quanto in realtà fossi dimagrita, di quanto le mie guance fossero scavate e di quanto i miei occhi fossero circoscritti da un colore violaceo. 
"Per me ti sta da Dio Lu" si ferma un attimo per pensare e chiude la tenda del camerino, allontanandosi per due minuti circa, credo. 
Mi voltai, spalle allo specchio, per non guardare di nuovo quella figura inerme, che se ne stava lì in piedi come una sciocca, senza fare nulla. 
"Ecco, prova questo" disse passandomi un altro vestito: più lungo degli altri, con uno scollo abbastanza pronunciato ma più squadrato e le maniche lunghe fino al gomito, di un colore blu vellutato. 
Lo presi con uno scatto, strappandolo dalle mani di Benedetta, che continuava a guardarmi con aria preoccupata. Era proprio questo che volevo evitare, gli sguardi preoccupati su di me.

La mia amica chiuse il camerino e infilai il vestito, dopo aver sfilato quello che avevo addosso precedentemente. Alla fine mi stava male anche questo, ma per mettere fine a questa interminabile tortura che Benny aveva chiamato 'shopping risanatore'. 
"Va bene questo" dissi a voce bassa ma percettibile dall'altra parte. 
Mi spogliai rimettendo i miei pantaloni di tuta e la mia felpa, rimisi il mio cappello da 'pescatore', così lo chiamo io, e uscii da quel cubicolo che mi stava levando il respiro. 
Mi diressi alla cassa dove Benedetta aveva già pagato. 
"Ben, non dovevi pagarmi nulla.." 
"Figurati, consideralo un regalo" disse con un lieve sorriso. 
Presi la busta e salutammo la cassiera con un cenno di testa. Uscimmo a passo svelto dal negozio, dove una volta fuori, Benedetta mise un braccio attorno al mio collo, appoggiandosi sulle mie spalle. 
"Sei bellissima Lu"
Mi limitai ad annuire, come per non polemizzare. Non voglio sembrare in cerca d'attenzioni, non voglio dirle che ha torto, non ho voglia di parlare di me stessa. 

Arrivammo a casa sua, dove non entravo da così tanto tempo. 
"A te come va con Mike?" chiesi per spezzare il silenzio. 
Sospirò e sorrise "Tutto bene, continuiamo a sentirci, niente di serio". 
Apre il suo armadio, tira fuori un top a maniche lunghe e una gonna in pelle rossa. 
"Hai solo quelle scarpe dietro?" mi chiede indicando le mie Air Force 1. 
Annuisco, non pensavo volesse costringermi davvero ad andare a quella festa davvero.
"Dannazione, dovrò prestarti le mie. Scegline un paio dalla scarpiera mentre mi vesto" 
Mi alzo dal suo letto e vado verso la scarpiera, trovo un paio di stivali alti fino alla coscia, in camoscio neri. Aboliamo lo scandalo del blu e il nero abbinati assieme, per me non è male. 
Li prendo, mi giro e afferro il vestito nuovo, lo indosso contro voglia e infilo gli stivali, calandoli un po' verso il basso, rendendoli 'ammucchiati' e li stringo per evitare che scivolino. 
La mia amica esce dal bagno "Ok ho fat-" si blocca un attimo e mi guarda "Oh mio Dio! Ma cosa sei!" urla entusiasta. 
Mi scappa un sorriso. 
Uno dopo tanto tempo. 
Un sorriso divertito, amichevole. 
"Forza siediti" 
"No Ben-"
"Siediti, non te lo dirò di nuovo!" 
Il suo tono era scherzoso ma quelle parole mi fecero rabbrividire. Il mio cuore iniziò a galoppare e sentii nuovamente un senso di vuoto invadermi. Mi sedetti sul letto di fronte a lei, che iniziò a mettermi un po' di correttore sotto l'occhio e un po' di mascara. Prese il suo amato illuminante e un gloss. Benedetta sa perfettamente che non mi piace il trucco pesante e, nonostante io non i sarei neanche voluta truccare, sono stata ai suoi desideri da makeup artist. 

"Voilà! Una bambola" disse felice. 
"Posso alzarmi?" chiesi con tono di preghiera. 
La mia amica annuì e mi lasciò alzare. Mi passa il suo giacchetto di pelle e lo indosso, ormai le sto rubando qualsiasi capo d'abbigliamento. 
Mi avvicino al suo telefono e leggo scritto Micheal, le passo il cellulare perché non ho intenzione di parlargli ora, ad uno di quelli che erano i miei amici più cari. 
"Arriviamo" dice ferma attaccando il telefono e infilandoselo nella borsetta. 
"Arriviamo? Ci accompagna lui?" chiedo irritata. 
"Si, forza andiamo che male c'è, dovrai parlarci prima o poi..." 
Aveva ragione, non potevo evitare Mike, di nuovo. 
Scendemmo le scale del palazzo, arrivammo in fondo, dove ad aspettarci c'era un suv dell' Audi bianco. Aprii la portiera posteriore e feci salire Benedetta, io di seguito. 

Non ci voglio credere.
Serro la mascella, abbasso la testa, mi sento andare a fuoco. Andrea, nel sedile del passeggero aveva un'aria disinvolta e continuava a fissare avanti. 

Brillo con i miei - 𝕾𝖍𝖎𝖛𝖆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora