"Non può interrogarti oggi" spiega Benedetta ad Andrea che come al solito non ha studiato nulla. Continua ad ignorarmi, io invece non posso fare a meno di fissarlo e non faccio assolutamente nulla per nasconderlo. Ho lo sguardo perso, lo zaino su una spalla e le braccia attorno al mio corpo come ad abbracciarmi da sola. E' un po' triste come cosa ma è da prima che ho bisogno di sentirmi al sicuro.
"Ludo ci sei?" chiede la mia amica scuotendomi per le spalle. Scuoto la testa, chiudo gli occhi e poi la guardo negli occhi, mi accorgo solo ora che mi sta fissando con aria preoccupata come se volesse abbracciarmi, se non lo fa lei lo faccio io. La abbraccio, senza pensarci due volte. Sembra sorpresa, quasi sussulta, non sono tipa da dimostrazioni d'affetto o cose simili ma in questo momento ho bisogno del suo tocco.
"Sicura di star bene?" ed eccola, la solita domanda di sempre. Mi limito ad annuire, non voglio essere sgarbata, di nuovo. Mi mordo un'unghia e vedo Andrea guardarmi quasi in segreto, come se non volesse essere visto. Benny si stacca dall'abbraccio e mi guarda con aria comprensiva, inclina la testa verso sinistra e io faccio lo stesso verso destra, sorride e porta di conseguenza a far sorridere anche me. Riporto lo sguardo verso Andrea che ha un minimo sorrisino sulle labbra anche lui che gli si spegne quando porto lo sguardo sulla sua bocca.
La campanella suona e tutti gli alunni radunati al di fuori del cortile della scuola entrano, ammassandosi sulla porta. Benedetta scatta verso quel gregge di ragazzi e Andrea rimane indietro, si muove lentamente come se volesse mimetizzarsi tra gli altri, come se volesse sviarsela. Osservo il suo andamento, la mano nella tasca dei jeans, le scarpe che gli avevo regalato. Tiene ancora quelle scarpe, forse non mi odia così tanto.
"Andrea" dico a bassa voce, in un sussurro che però lui percepisce. Si blocca ma non si gira, come per capire se ha sentito bene o le sue orecchie stanno sbagliando ed è tutto un inganno della sua materia grigia. "Andre" dico di nuovo per fargli capire che quel che ha sentito è reale. A questo punto si gira, ancora la mano in tasca, il viso rilassato e gli occhi scostanti. Le parole si bloccano nella mia gola nel vedere quanta freddezza mi riserva, quanto deve averlo deluso ciò che ha visto... Forse tanto quanto ha deluso lui me. "Sbrigati, non ho tutto il giorno" deglutisce e mette in tasca anche l'altra mano.
"Ti odio" dico. Fa per andarsene, sembra che le mie parole non lo abbiano neanche sfiorato. "Ti odio ma nonostante ciò il mio amore per te è intoccabile" inutile negarlo, non posso continuare a tenere nascosto anche questo. Mi guarda negli occhi, questa volta i suoi sono colmi di confusione, sembra stranito. Guarda i mie piedi, poi alza lo sguardo e fa tre passi verso di me.
Mette una mano sulla mia guancia, cerca di capire cosa mi succede, so che non si fida quando dico di star bene. Lo odio per questo, mi capisce troppo bene più di quanto pensa, vorrei si arrendesse che non cercasse di intrufolarsi in questa storia ma devo renderlo partecipe. Dovrò farlo prima o poi, quando troverò la forza di farlo. Tossicchio un po' per eliminare il disagio della situazione. "Non so più che fare per farti parlare" rompe il silenzio con questa frase. Non mi aspettavo che ricambiasse la mia dichiarazione, che pur strana, rimane una dichiarazione, ma non mi aspettavo neanche che la ignorasse così. Sinceramente non so cosa mi aspettavo, colgo l'attimo, non penso alle conseguenze; per una volta da qualche settimana, non l'ho fatto. Ecco perché lo amo: so essere me stessa con lui.
"Non farmi parlare, dammi tempo" gli dico io.
"Altro tempo? Come mi spieghi quelle foto?" chiede cambiando espressione. Il problema è proprio questo, non so come spiegargli tutto, non so come dirgli che ho mentito a tutti ma l'ho fatto per lui."Appunto, smettila con le domande" detto ciò afferro il suo viso tra le mani, mi alzo in punta dei piedi e gli do un singolo bacio stampato sulle labbra. Si allontana mi guarda interessato e poi si riavvicina, baciandomi. La sua fermezza in questo gesto mi destabilizza, sussulto e mi faccio prendere dal momento.
"Forse..dovremmo andare" puntualizzo io dopo essermi staccata.
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