La sveglia suona, sono le 5 di mattina. Ieri sera ho impostato la sveglia a quest'orario perché avevo intenzione di correre prima della scuola, per sfogarmi un po'.
In questo momento però vorrei soltanto restare aggrovigliata fra le coperte al caldo, continuando a songare non so cosa.
Penso che questa sia una delle sensazioni migliori di tutta la vita, almeno secondo i miei gusti.Alla fine, dopo essermi girata per dieci minuti tra le lenzuola, decido di alzarmi.
Appena metto i piedi nudi a terra, una scossa di brividi pervade le mie gambe.
Prendo il plaid ai piedi del letto, metto le pantofole e a modi superman scendo in cucina. Cerco di fare meno rumore possibile perché mio padre e soprattutto Marta, sono ancora cullati dalle braccia di Morfeo.Entro in cucina e chiudo la porta, per far in modo che i rumori che farò si sentano di meno. Apro la dispensa, prendo un pacco di biscotti e, una volta seduta, inizio a mangiarli mentre controllo un po' instagram. Nulla di interessante, tralasciando i meme che mi invia continuamente Benedetta. Mi appare nella home un post di Andrea, dovrebbe far uscire un nuovo pezzo, almeno a detta della descrizione della foto.
Quello che mi ha detto è stato un colpo basso, certamente la situazione è diffile da capire ma non pensavo prendesse decisioni così affrettate. Non si è soffermato neanche un secondo per delle spiegazioni, non mi ha chiesto il perché di quelle foto. Non so cosa gli avrei risposto, forse avrei detto l'ennesima bugia o forse avrei detto la verità. Essere giudicati dalle apparenze è una cosa orribile, giudicare il libro dalla copertina o i fiori dal vaso, magari anche una persona dal viso.
Chiudo il pacchetto dei biscotti dopo averne mangiati quattro o cinque e spengo il telefono, poggiandolo sul tavolo. Vado in bagno, mi guardo un po' allo specchio, contemplando il mio nuovo amico che è cresciuto sulla mia fronte. Spazzolo i capelli e faccio una coda, lavo i denti ed il viso per poi uscire dal bagno per cambiarmi ed andare a correre.
***
Sono le 5:45 di mattina, le strade sono ancora illuminate dalle fioche luci dei lampioni e dai raggi solari che iniziano a comparire nel cielo. Non c'è quasi nessuno in giro, se non qualche auto che passa con dei ragazzi che tornano da qualche festa o magari da altre autovetture guidate da donne o uomini diretti a lavoro.Ho le cuffiette alle orecchie, parte la playlist degli PSICOLOGI. Adoro quei ragazzi, sono davvero bravi e le canzoni che fanno hanno un significato davvero bello, almeno secondo i miei gusti musicali, che a parer mio sono davvero ampi. Ascolto di tutto, dal rap americano a quello italiano, dalle classiche canzoni inglesi pop passando per l'indie.
Corro per un po' finché non mi stanco.
Non sono amante della corsa, mi stanco dopo massimo due kilometri e non riesco ad andare avanti. Se mi affatico troppo mi sento davvero male: mi gira la testa, il cuore inizia a scalpitare, le mie gambe non reggono più e mi sale un conato di vomito.
Quelle sensazioni sono così familiari, sono le stesse che prendono possesso del mio corpo quando sono con Edoardo, a volte basta anche solo pensarci per rendermi uno straccio.Arrivo davanti al portone di casa, estraggo le chiavi dalla mia tasca e metto piede sul pianerottollo. C'è Marta in cucina, ormai sono le sei e si è svegliata per andare a lavoro. Lavora momentaneamente in un bar, anche se adora i soldi di papà, cerca di crearsi una sua vita e stimo questo suo pensiero.
"Buongiorno" sussurro io quando passo davanti alla porta della cucina.
"Buongiorno Lù" dice per poi portare la tazza piena di latte alle labbra.
"Perché sei già sveglia?" domanda quasi incredula.
Si è vero, sono una abbastanza dormigliona e pigra, potrebbe sembrare strano vedermi sveglia prima del previsto.
"Ho fatto una corsetta, mi vado a lavare che dopo c'è scuola" e detto questo mi dileguo verso il bagno.Riempo la vasca e ci metto un sale da bagno che mi ha regalato mia zia lo scorso Natale.
Levo i vestiti ed entro, facendomi cullare dall'acqua profumata. Ho più di un ora per prepararmi per andare a scuola, devo solamente lavarmi e vestirmi. Chiudo gli occhi e mi rilasso, cercando di non addormentarmi, anche se devo ammettere che è una bella sfida.Dopo venti minuti circa esco dalla vasca e metto l'accappatoio. La porta si apre.
"Marta non-" mi blocco vedendo chi c'è davanti alla porta, che mi fissa con degli occhi di ghiaccio.
"Cosa- cosa ci fai qui?" non posso crederci, ora anche di mattina.
"Tuo padre vuole che ti accompagni a scuola" esordisce Edoardo entrando nel bagno."Ma-Marta ti ha visto entrare?"
"Certo che si" risponde vittorioso mettendosi dietro di me, facendo sbattere la mia pancia sul bordo del lavandino.
"Mi fai male" cerco di non piangere.
Passa le sue mani sui miei fianchi e percorre tutta la parte superiore del mio corpo fino ad arrivare alle mie clavicole. Con una mano scende e arriva al laccio che tiene chiuso il mio accappatoio, afferra l'estremità e la tira, sciogliendo il nodo.Cerco di coprirmi con le mani e le braccia, non riesco più a guardare il mio riflesso sullo specchio, vicino al suo. Sento il suo fiato sul collo. Sento una mano attraversare la mia schiena, poi la coscia, poi ancora più in alto una sulla spalla. Mi sono appena lavata ma sento il bisogno di rifarlo, di pulirmi dal suo tocco.
"Lasciami stare" do una gomitata dietro di me e lo colpisco nel petto.
Si allontana per un minimo di tempo da me e ne approfitto per legare di nuovo il laccio dell' accappatoio attorno alla mia vita.
Ho bisogno di sentirmi protetta ma non c'è nessuno disposto ad abbracciarmi ora, quindi mi copro con qualcosa tipo come quando da piccoli di notte ci copriamo fino ai capelli per proteggerci dal mostro sotto il letto.Abbassa la testa arrabbiato, ho paura di una sua reazione. Mi pento di aver reagito.
"Ti aspetto giù" dice per poi uscire dal bagno e lasciarmi stranamente in pace.
Tiro un sospiro di sollievo e mi accorgo di star tremando. Vorrei piangere ma d'altra parte non voglio farlo, strizzo gli occhi e vado in camera per vestirmi.