And I'll be holding on to you
Remember the moment you know exactly you're going
'Cause the next moment, before you know it, time is slowing
And it's frozen still
And the window sill looks really nice, right?
You think twice about your life, it probably happens at night, right?
Fight it, take the pain, ignite it, tie a noose around your mind
Loose enough to breathe fine and tie it to a tree
Tell it "You belong to me, this ain't a noose, this is a leash
And I have news for you, you must obey me"Kansas City non mi ispirava particolarmente, ma una foto dei suoi palazzi non sarebbe mancata alla mia collezione di città sui social. C'era una bella vista dal tetto del teatro. Buttai l'occhio sull'accampamento dove il via vai di gente segnava l'inizio dei preparativi. Mi affacciai al parapetto in cemento che circondava l'intero spiazzo e guardai verso il basso: Tyler e Josh stavano parlando tra loro bevendo Red Bull. Riuscivo a udire le loro parole, stavano discutendo se aggiungere o no Holding On To You alla scaletta per quella sera. Di solito la seguivano sempre alla lettera, la variavano solo se capitava di avere un po' di tempo in più per la performance.
«Secondo me dovreste farla! A me piace un sacco!» urlai dai 5 metri d'altezza in cui mi trovavo. Non capirono subito da dove provenisse la mia voce, poi alzarono la testa e mi fissarono straniti.
«Come desiderate, Vostra Altezza! E Holding On To You sia!» rispose scherzosamente Tyler.
«Grazie mio suddito!» ridacchiai.
«Ma che ci fai là sopra?» gridò Josh.
«Stavo fotografando i palazzi!» risposi.
«I palazzi? Ma sei sicura che ci puoi stare là sopra?» continuò lui.
«Non lo so, forse no!» dissi facendo spallucce. Entrambi fecero una risata. «Introdurmi nelle aree vietate è il mio reato preferito!» ridacchiai.
«L'avevamo capito!» puntualizzò Tyler divertito.
«Adesso scendo!» li informai e tornai di sotto in poco più di un minuto.
Josh mi stava aspettando all'entrata, mentre Tyler era andato ad avvisare la troupe della variazione di scaletta.
«Vediamo i palazzi.» disse ancora divertito, indicando il mio cellulare.
«Uh si!» esclamai «C'era davvero una bella vista.»
«Beh dai, ne valeva la pena.» sorrise guardando le foto.
I ragazzi andarono a provare le canzoni, intanto io aiutai Randy a scaricare e sistemare le provviste. Ogni tanto Mike mandava qualcuno a comprare i rifornimenti alimentari, spesso eravamo io e Kristy ad occuparcene, ma oggi era andato lui. Randy era il classico nerd della situazione, un po' imbranato ma abile con la tecnologia e informato su un sacco di cose. Era il figlio della sorella defunta di Mike, il quale lo aveva cresciuto insieme al padre e ora l'aveva preso sotto la sua ala. Nello staff svolgeva il ruolo di tuttofare, ovvero aiutava qua e là dove serviva. A volte chiacchieravamo un po', oppure giocavamo al pc. Credo avesse una piccola cotta per me, perché mi parlava sempre con un enorme sorriso, era estremamente disponibile e mi gironzolava intorno ogni qualvolta poteva. In ogni caso io non ero interessata. Fisicamente non era male, però quando stavo con lui non provavo nulla. Con lui mi sentivo come con qualunque altra persona, non c'era lo stesso rapporto che avevo con Kristy, Tyler o Josh. In genere non mi piaceva molto stare tra la gente: non potevo essere me stessa, mi sentivo costantemente a disagio e giudicata. La compagnia di qualcuno con cui non avevo legato era un po' come la prigione, dovevo stare lì e comportarmi secondo le regole sociali, reprimendo il mio vero carattere. Senza contare la noia e la mia mente che mi torturava. Ho sempre fatto molta difficoltà a socializzare, lo odiavo proprio. Tutte le volte che ci avevo provato avevo fallito miseramente. Semplicemente non faceva per me. Questo non significa che non mi piacesse la compagnia, anzi a volte mi aiutava a distogliere l'attenzione dai miei pensieri, solo era arduo trovare qualcuno con cui mi sentissi a mio agio. Fino a quel momento le mie amicizie erano nate con persone con cui ero a contatto ogni giorno, quindi alla fine qualcuno l'avevo trovato per forza. Ovviamente non ero stata io a fare il primo passo, e nemmeno il secondo, ma non avevo rifiutato la loro presenza. Nonostante ciò, con nessuno avevo mai parlato di tutto quello che succedeva nella mia testa. Le mie migliori amiche sapevano dell'autolesionismo, della depressione e della mia visione distorta delle cose, anche se non avevamo mai approfondito il discorso. Avevo tentato di spiegare loro la situazione e i motivi per i quali ero finito in quell'oblio, ma fu quasi del tutto una perdita di tempo. Non vedevano i mostri dentro di me, di conseguenza non riuscivano a comprendere. Mi ero abbastanza arresa al fatto di trovare qualcuno che condividesse la mia situazione. Poi ho conosciuto Tyler e Josh, anche loro erano stati toccati da quell'oscurità e mi vedevano come nessun'altro aveva mai fatto prima. Ero con loro da poco più di un mese e il mio scudo stava già cadendo a pezzi, lasciando intravedere quello che c'era dietro. Le mie paure e insicurezze, i demoni che mi tormentavano, la devastazione...ero rotta. Completamente.
«Quindi ti trovi bene qui?» mi domandò Randy passandomi uno scatolone di Oreo. Sorrisi al pensiero che se Josh li avesse visti si sarebbe preso l'intero carico.
«Mi trovo benissimo.» risposi «Tu, invece?»
«Umh, bene anch'io. A dire la verità all'inizio non volevo venire, ma zio Mike ha insistito tanto. Ha detto che mi avrebbe fatto bene quest'esperienza.» spiegò aggrottando la fronte.
«Com'è avere Mike come zio?» domandai curiosa.
«Beh, lui è un tipo molto risoluto, e convincente. Se vuole farti fare qualcosa, troverà sicuramente il modo per convincerti!» raccontò con voce affaticata trasportando una cassa d'acqua. Io sorrisi divertita, ammiravo molto la tenacia Mike. «E poi, si può sempre contare su di lui.» continuò facendo trapelare la gratitudine nei confronti dello zio.
«Uno zio fantastico, quindi!» esclamai mentre sistemavo le provviste negli armadi della cucina.
«Sì, sono fortunato ad averlo.» fece una pausa «Invece tu? Com'è dalle tue parti?»
Esitai qualche secondo, pensando bene a come rispondere. «Da me è tutto normale. Cioè, non ho zii fantastici come il tuo. Ho una famiglia...normale.»
«Oh, ok.»
Un silenzio vagamente imbarazzante piombò tra noi. Io non sapevo come mandare avanti la conversazione, e non ne avevo nemmeno la voglia a dire la verità, lui probabilmente stava pensando a qualcosa d'effetto da dirmi. Finalmente avevamo finito con le cibarie ed uscimmo dalla cucina. Scesi distrattamente la scaletta della roulotte, mancando l'ultimo scalino e sentendomi cadere nel vuoto. Fortunatamente Randy mi prese al volo, impedendomi di cadere a terra.
«Oddio! Grazie.» gli dissi subito imbarazzata.
«Figurati.» ridacchiò approfittando del momento per tenermi tra le sue braccia.
Lentamente mi staccai dai lui e gli dissi che dovevo andare da Kristy per cominciare con il pranzo. A volte era un po' appiccicoso, ma non fastidioso. In quel momento, però, non ero dell'umore per socializzare o sopportare le persone. Avevo la testa piena di pensieri che non riuscivo a scacciare. Al pomeriggio andai ad assistere alle prove dei ragazzi. Tyler era sempre così aggraziato quando suonava e la sua voce variava dal dolce al disperato. Mi sembrava un angelo, un dolce e fragile angelo da proteggere. Quel compito era fatto su misura per Josh, che al contrario era forte e sicuro di sé. La passione con cui suonava la sua amata batteria era ineguagliabile, glielo si leggeva in faccia che era una cosa che amava e che lo faceva sentire bene. Io me ne stavo seduta in disparte, come facevo di solito, per non disturbarli; a volte nemmeno mi notavano. Ero un po' stanca, così decisi di andarmi a preparare un caffè. Ne preparai due tazze anche per Tyler e Josh e tornai al teatro. Raggiunsi l'entrata laterale che dava sul palco, aspettai che terminassero la canzone e mi avvicinai titubante. Ero alquanto nervosa, non volevo importunarli durante le prove.
«Emh...» interruppi le loro chiacchiere con un sorrisino mortificato. Entrambi si zittirono e si voltarono a guadarmi contenti. Tirai un sospiro di sollievo, non sembravano infastiditi dalla mia comparsa.
«Ehi, che c'è?» chiese Tyler.
«No-non vorrei disturbarvi, solo...ero andata a farmi del caffè e ve ne ho portato un po'.» conclusi la frase tutto d'un fiato.
«Uh, grazie!» esclamò Josh alzandosi dallo sgabello della batteria e venendo da me a prendersi il caffè.
«Disturbarci? Tu?» Tyler scese dal palco perplesso «Ma figurati!»
«Umh, beh...» cercai di dire qualcosa, ma sentivo le mie guance colorarsi di rosso.
«Josh diglielo anche tu!» ridacchiò il castano e prese la sua tazza.
«Puoi disturbarci quando vuoi, soprattutto se ci porti il caffè.» disse col suo dolce sorriso per poi accarezzarmi la guancia. Ogni volta che lo faceva mi veniva un brivido e ogni volta speravo che nessuno se ne accorgesse. In pochi minuti finirono le loro tazze e tornarono sul palco. Stavo per andarmene ma Tyler mi precedette: «Resti a guardarci? Adesso facciamo Holding On To You.»
«Certo.» risposi timida.
Mi sedetti a terra di fronte al palco e loro cominciarono a suonare. Mi piaceva pensare che le loro prove erano il mio concerto privato. Rimasi lì seduta anche durante le canzoni successive, canticchiando di tanto in tanto. Come al solito la sera assistetti al concerto, non mi stufavo mai. Il pubblico fu molto contento dell'aggiunta di un'altra canzone alla scaletta. Come biasimarli, anch'io avrei voluto che quel momento continuasse all'infinito. Beh, io lo avrei rivisto l'indomani dato che a Kansas City erano fissati due show. Il bello di fare più concerti nello stesso luogo era che rimanevamo molti più giorni in città e l'ultimo era considerato come giorno libero, ovvero nessuno di noi lavorava e riuscivo a passare più tempo con i ragazzi. Appena sveglia andai a fare una doccia rilassante e scelsi un semplice intimo nero da indossare. Adoravo il mio fisico esile e magro con un accenno di addominali e un culo spaziale. E mi piaceva pure il colorito pallido che ricopriva uniformemente la mia pelle. Uscii dal bagno fresca e profumata, coi capelli ancora un po' umidi. Mi sentivo decisamente sexy in quel momento. Kristy stava sistemando le sue valigie, mettendo via gli indumenti invernali e tirando fuori quelli estivi come avevo fatto io qualche giorno prima. Io mi misi in ginocchio sul letto per aprire una delle finestrelle della roulotte, a volte si incastrava quindi bisognava starci a smanettare un po'.
«Devi fare un photoshoot sexy?» ridacchiò Kristy osservandomi in quella posa ben poco casta.
«Sarebbe carino, mi sento proprio "I'm too sexy for my shirt"!» dissi compiaciuta facendola ridere.
Stavo ancora armeggiando con la finestra quando lei aprì la porta della roulotte e alle mie orecchie giunsero le voci dei ragazzi.
«Ehi Kriss! Stavamo proprio per bussare.» la informò Tyler con tono allegro.
Lei ponderò un attimo sul da farsi e incrociò il mio sguardo, poi fece un sorriso furbo e si rivolse ai ragazzi: «Entrate pure!»
Non ebbi il tempo di realizzare che Josh era già intento a fissarmi con gli occhi spalancati e un sorrisetto imbarazzato. Io mi bloccai immediatamente sentendomi avvampare. Subito dopo entrò anche Tyler.
«Oh cazzo! Scusa!» si affrettò a dire abbassando lo sguardo, mentre Josh non mi staccava gli occhi di dosso.
«Emh, si..» mi ripresi e velocemente persi i primi vestiti che mi capitarono sotto mano. Misi un paio di jeans e una maglietta. Intanto che mi vestivo sbirciai i ragazzi con la coda dell'occhio. Notai Tyler tirare una gomitata a Josh, il quale spostò subito lo sguardo da me a un punto indefinito alla sua destra. Il tutto sotto il sorriso divertito e soddisfatto di Kristy. Quella donna sapeva essere così molesta, forse era per quello che andavamo molto d'accordo.
«E insomma, a cosa dobbiamo questa visita?» la bionda spezzò il silenzio imbarazzante che aleggiava nella stanza.
«Umh...ah, sì. Volevamo chiedervi se vi andava di venire in città con noi.»
«Io vengo.» accettai immediatamente «Tu, Kriss?»
«Vengo anch'io, ma fatemi prendere un caffè prima.» acconsentì la bionda.
«Sì, tranquilla. Tanto dobbiamo ancora prepararci.»
«Voi volete qualcosa?» continuò lei.
«Prendo volentieri un caffè pure io. Anche tu, Josh?» disse Tyler spintonando l'amico che sembrava essersi perso nei suoi pensieri.
«Eh?» Josh, che fino a quel momento non aveva proferito parola, riprese vita confuso.
«Gli alieni ti stavano mandando messaggi tramite il pensiero per caso?» scherzò il castano «Lo vuoi il caffè?»
«Sì, grazie.» sorrise a Kristy dopo aver mandato un'occhiataccia a Tyler. Per sbaglio incrociò il mio sguardo e arrossì di colpo. Non l'avevo mai visto così imbarazzato. Oddio. Forse avevo rotto Josh. Soffocai una risata a quel pensiero. Certe volte adoravo i monologhi mentali che facevo con me stessa. I ragazzi andarono a prepararsi, così come io e Kristy. Lei indossò uno dei suoi vestiti floreali in stile Miami e andò a fare il caffè. Io frugai indecisa tra i miei vestiti, optando per degli shorts neri e una canottiera bordeaux. Ci riunimmo e ci incamminammo verso il centro città. Nell'ultima settimana le temperature si erano alzate parecchio, ora sì che si sentiva la primavera. La giornata passò tranquilla con tappa obbligatoria da Taco Bell. Prima di cena tornammo all'accampamento, in modo tale che io e Kristy potessimo cucinare qualcosa per cena per tutti. Il viaggio verso Oklahoma City lo passammo nel pullman dei ragazzi. Tyler si era impuntato di insegnarmi a suonare l'ukulele e qualcosa cominciavo ad imparare. Dopo un po' di cazzeggio, guardammo un film horror. A Kristy non piacevano particolarmente, ma io e ragazzi ci divertimmo parecchio. Adoravo stare con loro, ormai facevamo gruppo fisso. Avevamo pure un gruppo su Whatsapp chiamato "Taco Frens", lo usavamo principalmente per mandarci meme e ordinare caffè. Io e Kristy eravamo diventate molto amiche, mi ascoltava sempre e capiva quando avevo bisogno del mio spazio. Le avevo raccontato dei miei problemi ed aveva accettato pazientemente le mie particolarità. Era molto più comprensiva lei di tutta la mia famiglia messa insieme, non mi trattava come se fossi sbagliata. Per quanto riguardava Tyler, era un ragazzo meraviglioso. Dolce, gentile, altruista, coraggioso. Nonostante quello che aveva affrontato era ancora qui a cantare sempre più forte le sue canzoni. Era stato capace di intravedere quello che c'era dentro di me con un solo sguardo, nessuno ne era mai stato capace, e mi voleva comunque intorno. Infine c'era Josh. Che dire di Josh? Josh. Mi piaceva il suo nome. Come mi piaceva lui, inutile negarlo. Era forte, risoluto, socievole e riusciva a far sorridere chiunque. Anche lui aveva avuto un passato burrascoso, ma lo aveva affrontato uscendone vincitore. Mi dava un senso di sicurezza e tranquillità, senza contare l'effetto dei suoi abbracci. Mi sentivo a mio agio con loro, non dovevo fingere. Oklahoma City invece mi dava la stessa impressione di Kansas City, ovvero nulla di speciale ma con dei bei palazzi. Lì approfittai delle scale antincendio dello stadio per fare le mie foto di routine. Durante il pomeriggio, prima del concerto, feci una videochiamata con Vanessa, mi mancava tanto. Presi il mio IPad e le mostrai l'accampamento, poi mi sedetti su una panchina fuori dallo stadio. Stavamo chiacchierando quando lei si bloccò ad osservare qualcosa alle mie spalle.
«Ma quelli..? Non sono mica..?» disse incerta indicando qualcosa.
Mi voltai notando i ragazzi che camminavano a una decina di metri da me. «Sì, sono loro.» ridacchiai «Vuoi conoscerli?»
«Davvero?» esclamò lei entusiasta.
«Certo.» mi voltai nuovamente per chiamarli «Ragazzi!»
«Che c'è?» urlò Josh in risposta.
«Venite un attimo qua!» dissi facendo gesto con la mano. Senza fare domande si avviarono verso di me, mentre Vanessa aveva assunto un'espressione vagamente sconvolta.
«Eccoci, che succede?» chiese Tyler.
«Vanessa voleva conoscervi.» spiegai sorridente agitando l'IPad, ansiosa di vedere la reazione della mia amica. I ragazzi si sedettero accanto a me, Josh alla destra e Tyler alla sinistra.
«Ehi!» la salutò Josh con un gesto della mano.
«Ciao. Quindi tu sei la famosa Vanessa!» disse sorridente il castano mettendomi una mano sulla spalla.
«Ary ci ha parlato tanto di te.» continuò Josh.
«Oh...wow, ciao!» farfugliò lei con gli occhi spalancati e le guance rosse.
«Vane, vuoi fare una foto?» le domandai pur sapendo già la risposta.
«Emh, si magari!» ammise imbarazzata.
«Sentito Josh? Mettiti in posa!» ordinò Tyler all'amico.
«Ai suoi ordini.» sbuffò Josh, poi finse di rivolgersi alla mia amica di nascosto: «In realtà sono io il capo.»
«Sì, ti piacerebbe!» lo prese in giro Tyler.
Io e lei ridemmo divertite. Fece qualche foto, dopodiché i ragazzi la salutarono e tornarono al loro da fare.
«Quanto ti invidio!» ribadì per l'ennesima volta con tono disperato.
«Lo so, non ci credo nemmeno io!»
Lei sopirò rassegnata. «Beata te.»
«E insomma, come va lì?» ripresi il discorso di pochi minuti prima.
Continuammo a parlare per circa un'ora. Mi raccontò che il giorno prima aveva incontrato Jacopo e lui l'aveva praticamente implorata di convincermi a riallacciare il rapporto. Feci una smorfia quando sentii pronunciare il suo nome, speravo di essermi liberata definitivamente di lui. Rimpiangevo di non essermene occupata prima, ma ero troppo impegnata a cercare di non affogare nel nero oceano nella mia testa. Salutai a malincuore la mia migliore amica e tornai al lavoro. Il concerto cominciava un'ora prima del solito, di conseguenza per le 11 eravamo già tutti liberi. Kristy era con Joanna, così sfruttai la solitudine della roulotte per scrivere un po'. A volte mettevo insieme qualche rima e davo voce ai miei pensieri. Me ne stavo seduta sul letto, canticchiando, con la porta della roulotte aperta per far entrare un po' di aria fresca. Sentivo le voci degli altri che chiacchieravano qua e là. Era una serata piuttosto pacifica. Di solito la metà di noi rimaneva fuori fino a tardi facendo anche parecchio casino. La voce di Tyler mi distrasse del mio quadernetto: «Ehi, che fai qui tutta sola?». Alzai lo sguardo e vidi la sua testa spuntare da dietro la porta.
«Ty!» gli sorrisi «Non sei ad amoreggiare con Josh come ogni post-concerto?»
Fece una smorfia. «Ci stavo andando, ma ti ho sentita canticchiare.» disse entrando nella roulotte e sedendosi sul divano. Io mi limitai a sorridere imbarazzata. «Piaciuto lo show?» continuò lui.
«Certo, che domande! Siete sempre fantastici.»
«Che stavi facendo?» mi domandò incuriosito guardando il quaderno e la penna appoggiati sulle mie gambe.
«Oh, umh, niente di che. Scarabocchiavo.» spiegai timida.
«Posso vedere?» chiese incerto, intuendo il mio disagio.
Esitai, poi annuii con la testa e gli porsi l'oggetto. Cominciò a sfogliarlo, soffermandosi di più su alcune pagine. Scrutavo la sua espressione indecifrabile sentendo l'imbarazzo impossessarsi del mio viso. Non facevo quasi mai leggere le mie canzoni, se così si potevano chiamare, per il semplice fatto che alcune erano strane e fin troppo personali. Dopo alcuni minuti Tyler mi restituì il quadernetto con un sorriso dolce, ma i suoi occhi erano velati di tristezza.
«Sono belle. Molto profonde.» quasi sussurrò.
«Grazie.» dissi abbassando lo sguardo.
Subito dopo fece un gesto inaspettato: si spostò accanto e mi circondò con le braccia, appoggiando la testa sulla mia spalla. Misi il braccio libero sul suo per ricambiare come potevo l'abbraccio.
«Mi prometti una cosa?» ruppe il silenzio che aleggiava intorno a noi.
«Che cosa?»
«Non lasciarli vincere.»
«Te lo prometto, Tyler.» sussurrai quell'ultima frase, sperando con tutta me stessa di poter tener fede alla mia promessa. Poco dopo si staccò e se ne andò. Non servivano ulteriori parole, sapevo che se avessi voluto parlare o se avessi avuto bisogno d'aiuto lui ci sarebbe stato.
Il mattino seguente finimmo di caricare l'attrezzatura e riprendemmo il tragitto, destinazione Dallas. Tyler prontamente aveva invitato me e Kristy a passare il viaggio con lui e Josh. La bionda rifiutò, voleva approfittare della mia assenza per riposarsi e per fare una videochiamata privata, per così dire, con suo marito. Quindi mi ritrovai da sola coi ragazzi. Una volta scacciati i pensieri ambigui, mi concentrai a giocare all'XBox. Ci passammo più di due ore. Questa volta la strada era più corta del solito, non ci avremmo impiegato molto. Tyler decise di farsi una doccia e poi un pisolino sul divano. Nel frattempo Josh mi aveva fatta accomodare sul suo letto e si era messo accanto a me con il suo IPad per guadare qualche episodio di X Files. Era veramente comodo il suo letto, anzi tutto il loro pullman era comodo. L'alloggio era separato dalla cabina di guida, per garantire ai ragazzi la loro privacy. Oltrepassata la porta ci si ritrovava di fronte a degli armadi con tanto di frigo e microonde; sulla sinistra c'era una porta che conduceva al bagno, mentre sulla destra c'era il divano con una grande televisione di fronte. Infine, sul fondo, c'erano i loro letti posti uno sopra e uno sotto. Tyler stava in quello sotto e Josh in quello sopra. Sulle pareti erano disposte ampie finestre dai vetri oscurati, inoltre c'era ogni genere di comfort. Era davvero meglio di casa mia. Josh aveva sistemato il cuscino in modo che potessimo appoggiarci comodamente alla parete. Non avendo mai visto la serie, l'episodio mi sembrava piuttosto noioso, però ne valeva la pena per stare accanto a Josh sul suo letto che profumato. Di tanto in tanto notava la mia espressione confusa, quindi mi spiegava quello che stava accadendo. Durante il terzo episodio consecutivo cominciavo a sentire una certa stanchezza, tanto che dovevo sforzarmi per tenere gli occhi aperti. Mi sistemai meglio nel letto e, cautamente, appoggiai la testa sulla spalla di Josh. Trattenni il fiato temendo qualche reazione da parte sua, ma lui non batté ciglio. Restare sveglia era sempre più arduo e le mie palpebre non ne volevano sapere di rimanere aperte. Alternavo momenti di buio alle immagini ormai sfocate dell'IPad. Passarono altri minuti, finché ogni mia resistenza fu inutile e i miei occhi si chiusero definitivamente. Dopo qualche istante di buio cominciai a sognare e le bizzarre immagini si fecero largo nella mia testa. Ero al mare con Vanessa e il nostro vicino di ombrellone era un alieno blu, il quale diventava viola quando si abbronzava. Successivamente mi arrivò un messaggio di Tyler in cui diceva che dovevo trovare le sue gambe, così mi ritrovai nel video di House of Gold con tanto di Tyler tranciato a metà che suonava l'ukulele. Entrai nella casa a pochi metri da noi e, digitando un codice sullo sportello del frigorifero, fui teletrasportata a San Francisco. Ero davanti alla porta di un pub, sul marciapiede. Scrutai con lo sguardo l'incrocio trafficato che si trovava poco più avanti e vidi l'alieno della spiaggia, ormai tutto viola. Stava parlando con Josh che aveva i capelli del medesimo colore. Dopo poco mi notò e sorrise molesto, mentre la sua cresta si tingeva di rosso, il colore della passione. L'alieno era sparito e io mi ero messa a correre verso Josh. Gli saltai in braccio e gli dissi di Tyler, rispose di non preoccuparsi e che adesso mi portava a recuperare le gambe del nostro amico. Mi stavo stringendo a lui e improvvisamente tutto cominciò a farsi sempre più buio e sfocato. Capii che mi stavo svegliando, difatti percepivo vagamente il mio corpo e il letto sotto ad esso. Presi il cuscino a mi voltai verso destra, cercando di non svegliarmi completamente e continuare il sogno. Era una cosa che facevo quasi sempre. Adoravo quel momento di dormiveglia, in cui percepivo la realtà circostante e allo stesso tempo sognavo ancora. Credo non fossero passati più di 20 minuti quando mi arresi e mi svegliai completamente accolta da un profumo familiare. Aprii lentamente gli occhi, vedendo come prima cosa la finestrella accanto al letto coperta dalla tenda grigia. In un primo momento non mi accorsi di nulla e mi alzai sui gomiti. Il lenzuolo nero aggrovigliava metà del mio corpo e il cuscino con la fodera dei Twenty One Pilots era stravolto in un angolo del letto. Sì, facevo sempre casino quando dormivo. Confusa mi guardai attorno realizzando, finalmente, di non essere nella mia roulotte, bensì nel pullman dei ragazzi. Più precisamente ero nel letto di Josh. Il pullman era fermo con la porta aperta da cui entrava la luce ambrata del sole. Al suo interno non c'era nessun'altro. Udivo solo dei rumori e delle voci provenire dall'esterno. Il mio cervello aveva ripreso la sua normale attività, ricordandomi che mi ero addormentata mentre guardavo X Files con Josh. Mi stropicciai gli occhi sbadigliando e proprio in quel momento la figura di Tyler fece la sua comparsa.
«Ehi bella addormentata!» ridacchiò.
«Che ora è? Siamo arrivati?» farfugliai leggermente allarmata al pensiero di aver dormito troppo e, di conseguenza, di essere in ritardo per il lavoro.
«Sono le 6 e mezza. E sì, siamo arrivati, da quasi due ore.» rispose divertito mentre si cambiava la canottiera.
«Oh..» mugugnai allibita scendendo dal letto e sistemandomi i vestiti.
«Hai dormito per tipo un'ora e mezza sul braccio di Josh, che non ha voluto muoversi finché non siamo arrivati. Poi eri così tenera mentre dormivi che ci dispiaceva svegliarti.»
«Umh...beh, grazie. Potevate svegliarmi, cioè, non volevo...» dissi imbarazzata.
«Per l'ennesima volta, non preoccuparti.» mi precedette «Puoi stare qui quanto vuoi, non ci crei assolutamente nessun disturbo. Anzi ci piace averti intorno.»
«Ok..» sussurrai col mio sorrisino timido.
Sorrise e uscì dalla stanza. Io andai velocemente al bagno, poi recuperai il cellulare disperso tra le lenzuola ed uscii anch'io. La luce del tardo pomeriggio mi accecò non appena oltrepassai la porta. Superato anche quel piccolo trauma mi addentrai nell'accampamento. Trovai Josh seduto al tavolo che di routine, a meno che non piovesse, mettevamo davanti alla cucina.
«Finalmente ti sei svegliata! Mi fa ancora male il braccio. E non hai nemmeno finito di vedere X Files, era un episodio cruciale!» scherzò.
«Scusa Josh. Se ti consola ho sognato che avevi fatto amicizia con un alieno viola.» risposi facendo la finta dispiaciuta.
Si fermò a pensarci un attimo. «Sì mi consola.» disse poi tutto d'un fiato.
Ridacchiai e andai alla mia roulotte. «Ehilà.» salutai Kristy.
«Alla buon'ora! Pensavo di doverti venire a recuperare.» mi accolse allegra.
«Sì, beh... Com'è andato il sesso al telefono?» chiesi molesta.
«Meglio di quanto pensassi.» rispose imbarazzata evitando il mio sguardo.
«Beh, in effetti ti vedo molto raggiante!» continuai divertita. L'essere molesta costituiva buona parte del mio carattere e, sinceramente, adoravo esserlo.
Mi lanciò un'occhiata di finta disapprovazione, tentando di nascondere un sorriso. «E com'era il bracciò di Josh?» ribatté con tono di sfida.
Io mi ammutolii di colpo abbassando lo sguardo e cercando inutilmente di trattenere un dolce sorriso ebete. «Era comodo..» ammisi con un filo di voce «Ma tu come lo sai?»
«Tyler ha mandato la foto sul gruppo, non hai visto?»
«Umh, no.» dissi perplessa controllando il telefono che avevo ignorato fino a quel momento. Tra i vari messaggi c'era anche la foto di cui parlava Kristy: Josh tutto preso con l'IPad e io appoggiata su di lui che dormivo beatamente. Involontariamente sorrisi. Il fatto che mi avesse lasciata dormire sulla sua spalla, quando avrebbe tranquillamente potuto spostarsi, era stato un gesto davvero dolce. Io e Josh ci stuzzicavamo sempre, facendoci pure i dispetti. Ero abituata a vederlo così, come un fratello maggiore dispettoso e a volte un po' rude. Pensavo che la sua parte dolce e tenera fosse riservata solo a Tyler, invece a volte faceva queste uscite che mettevano in discussione la mia avversità verso il romanticismo. A dire la verità, da quando l'avevo conosciuto, avevo cominciato a mettere in discussione tutto quanto.
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21 weeks.
FanfictionHo cominciato questa fan fiction qualche anno fa, ambientata nell'era di Blurryface, prima di Trench. L'ho conclusa solo di recente continuandola su quella linea. Ci tengo davvero molto a questa storia, mi ha aiutato a stare via con la mente durant...