7.

13 1 0
                                    

Sometimes quiet is violent, I find hard to hide it
My pride is no longer inside, it's on my sleeve
My skin will scream reminding me of who I killed inside my dream
I hate this car that I'm driving
There's no hiding for me, I'm forced to deal with what I feel
There is no distraction to mask what is real
I could pull the steering wheel


Il primo giorno di viaggio verso Phoenix era passato eci eravamo fermati in una località sperduta per la notte. Eravamo davverosperduti nel nulla, ci eravamo accampati al lato della strada appena fuori daun minuscolo centro abitato. Io non avevo messo piede fuori dalla roulottedurante le soste nonostante i numerosi incoraggiamenti da parte di Kristy. Leie gli altri erano andati a cenare in una paninoteca posta a una ventina dimetri prima dell'accampamento, sul lato opposto della strada. Io me ne stavoseduta davanti alla finestra guardando l'immensa distesa di ciottoli ed erbasecca tipica del deserto americano. Era un paesaggio macabro: la lineadell'orizzonte si mescolava con il nero cielo notturno, rendendo impossibiledistinguere la fine dell'uno e l'inizio dell'altro. Immaginavo che deglizombie, o dei demoni non ben definiti, potessero spuntare dall'oscurità. Amomenti credevo di scorgere delle figure nere muoversi, ma erano solo scherzidella mente. Ero talmente concentrata sul lugubre panorama che sobbalzai quandoKristy rientrò.
«Che stavi facendo?» ridacchiò.
«Cercavo gli zombie all'orizzonte.» ammisi con una mano sul petto attendendoche il mio cuore riprendesse la velocità normale.
«Ne hai avvistato qualcuno?»
«No.» risposi seccata.
«Allora che ne dici di alzarti e prendere una boccata d'aria?» insisté perl'ennesima volta.
«Mmh...magari domani.» declinai nuovamente la proposta.
«I ragazzi hanno chiesto di te, ancora. Sono preoccupati.» mi informò. Abbassailo sguardo dispiaciuta, in effetti avrei voluto vedere Tyler e Josh. «Dai, seipiù pallida del solito. Ti sgranchisci le gambe, fai un giretto...magari làfuori trovi qualche zombie!» disse furba.
«Ok, hai vinto.» mi arresi sotto il suo sorriso soddisfatto «Ma lo faccio soloper gli zombie!»
Presi una felpa e uscii trascinandomi, probabilmente se avessi incontrato glizombie mi avrebbero scambiata per una di loro. Il fresco serale mi accolse conun pungente brivido freddo. Mi guardai attorno, era tutto tranquillo epiuttosto silenzioso. Le luci dei mezzi erano tutte accese, ma fuori non c'eranessuno. Come biasimarli, il clima del deserto non era un granché. Sentii levoci di Mike e Alex provenire dal lato opposto dell'accampamento, erano gliunici all'esterno anche se l'orologio segnava le 10 appena passate. Rimasiqualche minuto ferma davanti alla roulotte con le mani in tasca ponderando sucosa fare, cercando di ignorare gli spifferi freddi che entravano dagli strappisui jeans. Alla fine assecondai il mio stomaco e optai per andare in cucina;non avevo mangiato nulla oltre alla macedonia e a qualche patatina, quindiavevo un po' di fame. Presi una tazza qualunque da uno degli armadietti e civersai del latte, poi la misi mezzo minuto nel microonde. Recuperai unpacchetto di Oreo e cominciai il mio spuntino al tavolo. Non si poteva daretorto a Josh per amare alla follia quei biscotti, dopo il primo non si riescepiù a smettere. Non ebbi il tempo di terminare quel pensiero che la sua crestarosa apparve alla porta, mi inquietai leggermente.
«Ehi!» mi salutò con un enorme sorriso.
«Ehi.» ricambiai il saluto, ma con un tono molto più pacato.
«Stai meglio?» chiese sedendosi di fronte a me.
«Un po'.. Che ci fai qui?»
«Volevo prendere qualcosa da mangiare, ma vedo che hai avuto la stessa idea.»spiegò rubandomi un biscotto e intingendolo nella mia scodella.
«Già. Stavo giusto pensando a quanto tu adori gli Oreo.» ridacchiai.
«E così mi stavi pensando, eh?» disse diventando improvvisamente malizioso eaddentando un altro biscotto.
Mi sentii arrossire di colpo. «S-sì, no, cioè, no...è che collego te agli Oreo,sai com'è.» farfugliai in preda al panico.
«Dovresti vedere la tua faccia!» rise divertito.
«Sta' zitto!» lo rimproverai tra una risata e l'altra.
Passò qualche istante di silenzio. «Comunque, mi dispiace per il tuo cane.»disse tornando serio.
«Oh, sì.. Mi manca.» sussurrai malinconica.
«Facciamo un brindisi.» esortò lui prendendo un Oreo, inzuppandolo nel latte ealzandolo come fosse un bicchiere.
«Un brindisi coi biscotti?» chiesi perplessa.
«Sì.» confermò convinto.
«Ok.» ridacchiai, poi anch'io presi un Oreo.
«Allora, emh...» cominciò prima lui «A Sam, spero tu stia correndo felice trale nuvole.»
«A Sam, il cane migliore che potessi desiderare. Mi mancherai tanto, amico.»conclusi io. Poi facemmo scontrare i biscotti e ce li mangiammo. Finimmo lospuntino serale e uscimmo dalla cucina, faceva ancora più freddo. In silenzio,mi accompagnò fino alla roulotte.
«Grazie, Josh.» gli sorrisi nonostante fossi ancora triste.
«Vieni qui.» disse aprendo le braccia. Non ci pensai nemmeno e affondai il visonel suo petto. Immediatamente un tiepido tepore si diffuse in tutto il miocorpo. Adoravo stare fra le sue braccia, ogni volta mi sentivo come se non cifosse posto migliore al mondo. Inspirai il suo profumo come una droga prima checi staccassimo, io entrai nella roulotte e lui tornò al suo pullman. Vedere Joshmi aveva tirato su di morale, il giorno seguente stavo decisamente meglio e ioe Kristy passammo gran parte della giornata coi ragazzi. Per circa tre ore fecilezione di ukulele con Tyler, intanto Josh aveva praticamente obbligato Kristya guardare un programma sugli alieni alla tv dopo una discussione tra i duesull'esistenza degli extraterrestri.
«Ty sono stanca, facciamo una pausa?» lo implorai.
«Sì dai, così Josh la smette di lamentarsi che interferiamo con la visione delprogramma.» enfatizzò la frase lanciando un'occhiataccia all'amico.
«Ci vuole concentrazione per apprendere i segreti extraterrestri! E comunque èfinito ormai.» protestò contrariato Josh, ricevendo in risposta una smorfia esasperatadi Tyler.
«Sappi che non ho cambiato idea dopo questo, gli alieni non esistono.» sbuffòannoiata Kristy.
«Come puoi non... Ah, ci rinuncio!» esclamò Josh piuttosto deluso.
La bionda lo ignorò e si sedette su una poltrona a leggere una rivista. Tylermise a soqquadro le sue valigie cercando un burro cacao per le sue labbraleggermente screpolate. Josh invece andò a farsi una doccia veloce. Io mi misisul divano a guardare la tv e a strimpellare qualche nota con l'ukulele diTyler. Pochi minuti dopo Josh uscì dal bagno con solo dei pantaloncini addosso,i capelli bagnati e il busto ancora coperto da piccole goccioline d'acqua. Aquella meravigliosa visione la mia serie di note quasi perfette venneinterrotta da un suono stridulo, attirando il suo sguardo su di me. Subitoguardai da un'altra parte mentre le mie guance si tingevano di rosso e unavampata di calore si espandeva lungo il mio corpo. Recuperò una lattina di unastrana bibita americana e si sedette accanto a me guardando la tv. Quel ragazzovoleva farmi impazzire, ne ero sicura. Tornai a concentrarmi sull'ukulele,anche se con un Josh in topless era arduo mantenere il controllo.
«Ehi Josh, guarda che ho trovato!» esclamò Tyler soddisfatto lanciando a Josh unpezzo di stoffa bordeaux con delle stampe bianche.
«La mia bandana.» disse sorpreso osservandola.
«Visto, te l'avevo detto che l'avrei trovata!»
«Peccato che mi serviva 5 mesi fa!» ridacchiò Josh. Si voltò poi verso di mecon un sorriso e mi porse la bandana: «Tieni. È del tuo colore.»
«Davvero? Grazie!» dissi perplessa per poi piegarla e legarla attorno allatesta.
«Ferma! Non così!» rise Josh ricevendo uno sguardo confuso da parte mia «Aspetta,faccio io.»
Detto ciò mi sfilò la bandana dalle mani, la piegò per bene e me la legò colnodo rivolto sul davanti. Infilò i lembi sotto il tessuto e me la sistemòminuziosamente. Avevo un bel primo piano del suo petto nudo a meno di mezzometro da me, non arrossire era praticamente impossibile. Scambiai un'occhiatacon Kristy che assunse un sorrisetto molesto. «Ecco fatto.» sorrise soddisfattoJosh. Io non risposi, mi limitai a ricambiare il sorriso imbarazzata.
«Ragazzi! Partitina?» esortò Tyler esibendo un Monopoly recuperato da uno deicassettoni.
Cominciammo a giocare seduti in cerchio sul pavimento. All'inizio era tuttotranquillo, ma non passò molto prima che la cosa degenerasse. Alla fine c'eraTyler che faceva lo scemo, io che quasi piangevo dal ridere, Josh che cercavain ogni modo possibile di battere Kristy e quest'ultima che si vantava distarci stracciando. La sera, dopo esserci fermati, aver cenato e fattochiacchiere, io e Kristy tornammo al nostro rifugio. Mi misi a letto pensandoal fatto che la tristezza era quasi svanita. Stare con Kristy e i ragazzi mifaceva davvero bene, da quando ero partita erano stati davvero pochi i momentidi malessere. Il giorno dopo arrivammo finalmente alla meta, circa verso l'oradi pranzo. Dopo lo show di Phoenix andammo a San Diego e successivamente a LosAngeles. Non vedevo l'ora di fare quella tappa, ci saremmo fermati quasi unasettimana e avrei avuto modo di visitarla. Il primo dei due show si svolgeva inuno stadio all'aperto, ovvero la nostra prima tappa in quella grande cittàpiena di vita. Uscii di fretta dalla roulotte per godermi il caldo sole californianodel primo di giugno. Non c'era molto da fare quel giorno, così mi aggregai aglialtri nullafacenti della crew per fare un primo giro in città. Sono semprestata affascinata dalle grandi città, piene di palazzi e cose da scoprire adogni angolo. Ci recammo in centro città, vedemmo un sacco di cose interessanti.Io e Kristy ci facemmo delle foto insieme e comprammo pure delle maglietteuguali in un negozio di souvenir. Prima di tornare all'accampamento ci fermammoa prendere delle pizze per la cena. La sera Tyler e Josh vennero alla nostraroulotte, nessuno di noi aveva di meglio da fare così trovammo qualcosa perpassare il tempo: Pictionary. Ci eravamo divisi in due squadre, ragazzi eragazze, e avevamo appeso due fogli sul mobile davanti al divano. A turno unoper squadra disegnava mentre l'altro stava sul divano cercando di indovinare. Comeal solito la situazione degenerò, finendo a barare o usando le maniere forti.Adoravo quando usavamo le maniere forti, era divertente infastidirci a vicendain tutti i modi possibili: spingendoci, bloccandoci nei movimenti, tappandocigli occhi, strattonandoci e chi più ne ha, più ne metta. A malincuore versomezzanotte concludemmo il gioco, dovevamo tutti riposarci in vista del concertosvoltosi il giorno successivo. Dormii particolarmente bene quella notte e lamattina seguente mi sentivo piena di forze. Dopo pranzo avevo intenzione diassistere alle prove dei ragazzi, ma fui costretta a rinunciarci. Mike dovevaandare a un meeting e io, in quanto sua assistente, avevo il compito diaccompagnarlo. Inizialmente ero abbastanza entusiasta, mi sentivo importante adassistere il grande capo in un incontro di lavoro. Passò poco più di un'oraprima che cambiassi totalmente pensiero, fare la porta documenti di Mike mentrelui discuteva di non so cosa con degli uomini non era poi così figo. L'unicacosa divertente fu il tragitto in auto, durante il quale cantammo ogni canzoneche passava alla radio. Quando tornammo allo stadio Tyler e Josh stavanofacendo un'intervista per la tv locale, come accadeva spesso prima o dopo loshow. Puntualmente, appena finirono l'intervista, mi diedero i gadget omaggio,ormai erano tutti a conoscenza della mia passione per il trash. Prima diconcludere le tappe negli Stati Uniti avrei dovuto comprare una valigia o unborsone, stavo accumulando una notevole quantità di gadget e souvenir che nonsarebbero entrati dentro i miei bagagli. Il secondo show sarebbe avvenuto unpaio di giorni dopo in un locale non molto grande nella zona sud della città. Lanuova location mi piaceva decisamente di più: eravamo circondati da palme e la spiaggianon era troppo lontana, difatti riuscimmo a farci un salto per pranzo. Sentirela sabbia sotto i piedi fu solo la ciliegina sulla torta, la cosa migliore erastata passare qualche ora lì con i ragazzi, Kristy e altri della troupe.Giocammo a pallavolo, prendemmo il sole e mangiammo panini e tacos. L'unicoinconveniente erano i fan che riconoscevano Tyler e Josh, interrompendo lenostre attività. Loro ormai ci erano abituati e li accontentavanopazientemente, io invece ero leggermente seccata delle continue interruzioni.
«Ti piace averli tutti per te, vero?» ridacchiò Kristy notando la mia smorfiaannoiata.
«Sì...» ammisi addentando il mio panino. Eravamo sedute sul suo telo mare daicolori vivaci, di fronte a noi stavano i ragazzi e sparsi intorno qua e làc'erano gli altri. La bionda era incantevole con il suo vestitino bianco e ilgrande cappello abbinato. Io, al contrario, avevo optato per dei pantaloncinicorti e una canottiera e avevo raccolto i capelli. Inoltre la mia candida pelleaveva bisogno di una costante applicazione di crema solare, rigorosamenteprotezione 50. Tornammo all'accampamento verso le 3 ed io e Kristy cistanziammo subito in cucina siccome avevamo deciso di preparare un dolce.Avevamo visto la ricetta di una sfiziosa torta al cioccolato su Instagram. Eravamoa buon punto quando arrivò Josh a ritirare il caffè per lui e per Tyler cheaveva ordinato una decina d minuti prima.
«Ehi ragazze!» esclamò «Uh che state facendo?»
«Una torta al cioccolato.» spiegai rovesciando l'impasto nello stampo.
«Il caffè è quasi pronto, aspetta un minuto.» disse Kristy dall'altro latodella roulotte.
«Tranquilla Kriss, fai con calma.» le rispose, per poi guardare me «Wow, sembrabuona!»
«Certo che è buona, l'ho fatta io!» mi vantai.
«Modesta la ragazza!» rise lui.
«Modesta o no, Ary è davvero brava con i dolci.» lo informò Kristy.
Josh mi sorrise. «Buona a sapersi.» disse guardando interessato l'impasto.
«Vuoi leccare il mestolo?» gli proposi con un sorrisino molesto e porgendogliil leccapentole. Lui lo afferrò contento e io mi affrettai a mettere la tortain forno.
«Cazzo se è buona.» ammise Josh. Mi voltai verso di lui trovandolo intento aripulire il mestolo come se stesse limonando. Avrei voluto essere quel mestolo.Vedere le sue labbra e la sua lingua muoversi in quel modo mi stava facendoavvampare i piani bassi, per dirla in modo carino. Ero imbambolata a fissarlo,ma la voce di Kristy mi fece scattare.
«Ecco il caffè, Josh.» intervenne la bionda porgendogli le tazze. Nel frattempoio stavo mettendo in ordine gli utensili e pulivo cercando di non darenell'occhio. Sentivo il mio corpo talmente bollente che temevo di sciogliermi daun momento all'altro.
Josh buttò il leccapentole nel lavandino e prese i bicchieri.
«Ary dopo voglio quella torta!» mi raccomandò.
Io lo guardai, sperando di non avere le guance rosse e cercando di comportarmicon nonchalance. «Hai del cioccolato sul labbro.» gli feci notare. Lui aggrottòla fronte e fece per pulirsi con la mano, ma si bloccò osservando i duebicchieri di carta che reggeva. «Faccio io.» dissi tesa, senza rendermirealmente conto di quello che stavo per fare. Mi avvicinai a lui e passaidelicatamente il pollice sul suo labbro inferiore. Aveva delle labbrameravigliose, nonostante la linea che le contornava non fosse ben definita, ederano più morbide di quanto mi aspettassi. Mi chiedevo che sapore avessero.Beh, probabilmente al momento sapevano di cioccolato, ovvio. Staccai il pollicee istintivamente me lo portai alla bocca per mangiare l'impasto residuo. Inquel momento incrociai il suo sguardo e di colpo mi resi conto di quello chestava accadendo. Con il dito ancora tra le labbra solleticato dalla lingua,sgranai gli occhi imbarazzata. Desiderai che si aprisse un varco sotto ai mieipiedi per inghiottirmi e farmi sparire. Anche Josh arrossì e rimase a fissarmiin silenzio. La piccola parte ancora funzionante del mio cervello mi obbligò areagire, così mi affrettai ad abbassare la mano e a far uscire qualche paroladalla mia bocca.
«E...il-il caffè, si raffredda...» farfugliai portandomi una mano fresca sulmio viso più caldo dell'inferno.
«Eh? Ah, sì...sì, g-giusto. Adesso vado...» rispose guardandosi attorno, poi sivoltò e se ne andò a passo spedito. Ripresi a sistemare la cucina in silenziomaledicendomi per quello che avevo appena fatto. Come mi era venuta in menteuna cosa del genere? È stato strano e molesto. Perfino lui era imbarazzato.Però quelle labbra, quelle stupende bellissime labbra. Per non parlare del modoin cui leccava il mestolo.
«Ary? Ehi, ci sei?» mi richiamò Kristy mentre preparava la crema per la torta.
Ero talmente concentrata sulle urla della mia mente che mi ero completamentedimenticata dell'ambiente circostante. Mi voltai spaesata. «Eh?»
«Smettila di pensare a Josh!» ridacchiò «Ordiniamo cinese o indiano perstasera?»
«Cosa? Non stavo pensando a Josh!» negai subito in preda al panico. Miavvicinai a lei e con il dito rubai un po' di crema per assaggiarla. «Cinese,comunque.» aggiunsi a voce più bassa.
«Se non ci stavi pensando perché sei arrossita?» domandò con aria furba.
«Non è vero che sono arrossita.» protestai portandomi le mani sul viso percoprirmi le guance.
«Dai, lo so che ti piace Josh.» rivelò sorridente. Io persi un battito e la miaespressione si incupì. Era chiaro che un po' mi piacesse, ma non ci avevo maipensato. O semplicemente avevo evitato di pensarci. «Ehi, scusa, non volevo...»continuò lei allarmata.
«No tranquilla, solo...non credevo lo sapessi.» la interruppi.
«L'ho capito nell'esatto momento in cui vi siete incontrati il primo giorno.»
«Ah! Sono un disastro.» mugugnai affranta.
«E perché? Non c'è niente di male. Josh è un ragazzo carino, simpatico,gentile.» cercò di consolarmi.
«Sì ma...è Josh.»
«E quindi?» insisté.
«Josh. Dei Twenty One Pilots. Una star. Ricordi?»
«Ma è anche Josh, il nostro amico. Sai, scemo e tutto il resto.»
«Mmh, sì ok, ma non lo so. Io non...» quasi sussurrai lasciando la frase ametà.
«Tu non cosa?»
«Non sono alla sua altezza.» dissi con tono rassegnato guardando il pavimento.
«Sei seria? Come puoi...anzi no, non mi sprecherò a dirti quanto sia assurdo iltuo discorso perché so che sarebbe inutile, quindi vado subito al punto: tu glichiederai di uscire.» sentenziò seria e decisa con un tono quasi arrabbiato.Non l'avevo mai vista così.
«C-cosa!?» balbettai sconcertata.
«Finiamo questa torta, andrai a portargliene un pezzo e ti inventerai una buonascusa per chiedergli di uscire.»
«Ok..» mi arresi. Non osai replicare altro, il tono autoritario che avevaassunto mi metteva ansia.
«Tanto più tardi Mike mi vuole portare a un meeting, quindi sarò via perqualche ora.» sbuffò.
«Quei meeting sono noiosi.»
«Lo so, ma Mike ha insistito tanto che ci andassi anch'io.» mormorò rassegnatasfornando la torta.
«Qualcuno ci vuole provare, porta le precauzioni!» la presi in giro.
«Oh, ma dai!» mi diede uno spintone «In ogni caso sono fedele a mio marito.»
«Ma sì, stavo scherzando.»
«Tu, invece, vedi di provarci!» mi ordinò.
«Oddio, vedrò di fare qualcosa, ok..» mugugnai.
Finimmo la torta e ne tagliai una fetta da portare a Josh. Arrivata davanti alloro pullman urlai al ragazzo di raggiungermi. Ero a dir poco nervosa all'ideadi chiedergli di uscire, inoltre ero ancora un po' imbarazzata per la figura diprima. Continuavo a ripetermi mentalmente la frase da dire come se potessidimenticarmela all'improvviso. Avevo la scusa perfetta: Kristy aveva l'incontrocon Mike e Tyler, poco dopo essere tornati dalla spiaggia, aveva espressamentedetto di non voler muoversi dal letto fino a sera.
«Mi hai portato la torta, grazie.» esortò sorridente prendendo il piatto. Morsesubito la fetta. «E' buonissima.» bofonchiò masticando.
Sorrisi e lasciai passare qualche secondo di silenzio. «Ehi, emh...» cominciaiattirando la sua attenzione «Adesso Kristy deve andare a un meeting con Mike eio volevo andare a fare un giro qua vicino, ho visto dei negozi carini, ti vadi farmi compagnia?»
Ok, ce l'avevo fatta. Gliel'avevo chiesto, più o meno. Il mio cuore batteva amille e mi sudavano leggermente le mani. Non ero molto pratica di appuntamenti,in tutta la mia vita avevo chiesto solo un paio di volte a un ragazzo di uscireinsieme. Lo fissavo speranzosa trattenendo il fiato, lui invece se ne stavaappoggiato al pullman gustandosi l'ultimo boccone di torta con un'espressioneindecifrabile sul volto.
«Mi dispiace ma tra poco esco anch'io, mi vedo con la mia ex che abita nonlontano da qua.» rispose tranquillo dopo aver deglutito.
«Ah.» sbottai spiazzata. Potrei giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi.«Ok, non importa.» aggiunsi nascondendo la delusione nella mia voce.
«Se vuoi sveglio Ty e chiedo a lui, magari...» propose mentre mi ridiede ilpiatto.
«No, no, non disturbarlo. Non fa niente tranquillo.» lo interruppi «Beh, buonappuntamento allora.»
«Ci vediamo dopo.» mi salutò con un sorriso accennato.
«Ok!» ricambiai con un sorriso più falso delle borse tarocche dei venditoriambulanti.
Andai alla mia roulotte circondata da un alone depressivo. Come mi era venutoin mente di sperarci davvero? Era chiaro che sarebbe andata così. E poi, chiesce con gli ex? Chi ci vuole tornare insieme, suppongo. Era una battaglia persa,non potevo competere con quella ragazza talmente bella da non sembrare vera. Nonsarei mai stata alla sua altezza, io ero solo una ragazza problematica e fuoridi testa. La vita me lo ricordava ogni giorno regalandomi delusioni e rifiuti. Misentivo degli artigli aggrappati alla parete dello stomaco che premevanoaffinché le lacrime cominciassero ad uscire. Kristy era già andata via, avreipotuto benissimo sfogarmi senza problemi. Però una parte di me voleva resisteree ricacciare dentro il dolore. Il mio telefono si illuminò segnando l'arrivo diun messaggio da parte della bionda.
Kriss: "Mi sto annoiando da morire!" scrisse con tanto di foto di lei stufamarcia con un caffè in mano.
Io: "Te l'avevo detto xD"
Kriss: "Hai chiesto a Josh di uscire?" continuò subito.
Io: "Sì ma era occupato.."
Kriss: "Mi dispiace :( che ti ha detto?"
Io: "Doveva uscire con la ex"
Kriss: "Seriamente!? Ma è scemo!?"
Io: "Vabbè, non fa niente.." mentii.
Kriss: "Dopo mi racconti tutto"
Non risposi ulteriormente e tornai tra le braccia della solitudine. Rimasi piùdi mezzora sdraiata a letto con il bisogno di piangere e la voglia di reagireche mi strattonavano a turno. Me ne stavo lì in silenzio, in balia dei mieipensieri, giocherellando con uno dei miei boccoli. I miei capelli erano di unmarrone spento, reduci di una tintura più chiara ormai sbiadita. Si meritavanouna nuova vita, almeno loro, così decisi di alzarmi e di andare da Joanna. Recuperaidella torta dalla cucina, poi bussai titubante alla porta del camper che condividevacon Maria e George.
«Ary! Che ci fai qui?» chiese allegra.
«Ehi Jo, ti va della torta?»
«Uh, certo! Comunque entra pure.»
Entrai nel veicolo trovando la coppia di sarti intenti in una partita a carte.Mi salutarono entusiasti alla vista del dolce che lasciai sul tavolo.
«A cosa devo questa visita?» domandò nuovamente Joanna cercando delleforchette.
«Beh, mi chiedevo...mi chiedevo se...» farfugliai timida guardando la ciocca dicapelli che stavo attorcigliando sulle dita.
«Vuoi una sistemata ai capelli?» mi precedette lei divertita.
«Emh, sì. Volevo sapere se potevi farmi la tinta.» ammisi.
«Sì, certo. Fammi mangiare la torta e poi facciamo quello che vuoi.»
«Fantastico, grazie!» dissi contenta.
Mangiò velocemente il dolce e mi fece sedere su uno sgabello. «Allora checolore vuoi?» aprì un bauletto pieno di tubetti di tinte «Abbiamo praticamentetutto, sai, nel caso a Josh venga voglia di cambiare colore.»
«Umh, pensavo a un castano più luminoso e brillante, magari tendenteleggermente al rosso.» spiegai incerta.
«Credo di aver capito cosa intendi. Lascia fare a me!» esclamò guardandomi comese avesse già progettato tutto nella sua testa.
Passarono due ore in cui lei, oltre a ravvivare i miei capelli, blaterò senzasosta dei suoi 6 ex fidanzati. O forse erano 7, non ricordo. Persi il filo deldiscorso verso il numero 4, Robert mi pare. No, Robert era il numero 3, quellocoi capelli rossi. Il 4 era il tatuatore e si chiamava Roger...o Richard, behnon ha importanza. Il punto clou del suo discorso era quanto si trovasse benecon il suo fidanzato attuale, il quale le aveva chiesto di sposarla in riva almare. A seguito mi aveva mostrato le foto del suo vestito da sposa e mi avevachiesto se io volessi sposarmi un giorno. Ero impreparata a quella domanda, nonci avevo mai pensato più di tanto. Non era una di quelle cose che volevoassolutamente fare, ma se per caso fosse capitato non si sarebbe dispiaciuto.Anche Maria e George avevano preso parte al discorso, raccontando la lorostoria d'amore: si erano conosciuti da giovani nel loro Paese d'origine, ilPerù, e dopo essersi sposati erano emigrati negli Stati Uniti e aprirono unasartoria. Poco dopo Maria scoprì di avere un tumore, di conseguenza dovetterochiudere il negozio per fronteggiare le spese mediche. George le era rimastoaccanto ogni giorno durante le cure ed era disperato all'idea di poterlaperdere. Alla fine Maria guarì completamente, rimettendoci però la possibilitàdi avere figli. Entrambi desideravano averne, ma si rassegnarono ed impiegaronole loro energie nella passione per la sartoria.
«Ecco fatto, ora hai dei capelli meravigliosi!» disse soddisfatta Joannapassandomi lo specchio.
«Wow, sono bellissimi! Grazie mille Jo!» la ringraziai entusiasta.
«Figurati, finché mi porti la torta!» ridacchiò lei.
Tornai alla roulotte e passai almeno dieci minuti allo specchio. I miei riccierano tornati splendenti e vivaci. Nel frattempo si erano fatte quasi le 7 edovevo ordinare la cena che arrivò mezzora dopo insieme a Kristy e Mike. DiJosh nessuna traccia fino alle 11 e mezza, quando lo vidi ritornareall'accampamento da una delle finestre della roulotte. Mi domandavo com'eraandata l'uscita, ma la sua espressione non lasciava intendere nulla se nonl'evidente stanchezza. Andai a letto trascinandomi, con un buco nel petto e laconfusione in testa. Era come se la mia mente fosse stata invasa da una nebbiagrigiastra che mi aveva fatto smarrire tra quelle strade insidiose. Quellanotte dormii male svegliandomi parecchie volte. Difatti l'indomani il sonno nonvoleva lasciarmi andare, così preparai la colazione con Kristy, feci duechiacchiere con gli altri e me ne tornai a letto senza nemmeno bere il mioconsueto cappuccino. Nemmeno a pranzo avevo fame, mangiai solo un pezzo dipollo. Al pomeriggio Kristy uscì con Joanna e io mi piazzai davanti alla tv condei noodles avanzati dalla cena prima. Seguire la tv in inglese mi era ancoradifficile, ma non mi lamentavo. Passai di canale in canale, senza trovare unprogramma degno della mia attenzione. Alla fine mi accontentai dell'ennesimofilm su La Bella e La Bestia. Non ero una grande fan dei film romantici esmielati, tranne quando ero un po' depressa. Non ci misi molto a farmitrascinare dal film e a iniziare a fantasticare, a modo mio chiaramente. Avolte mi sarebbe piaciuto indossare un bel vestito ed essere sul tappeto rossoa sorridere ai fotografi. E poi arriva, in sella alla sua bella moto, il miocavaliere per il ballo: scende dalla moto con il completo scuro, si toglie ilcasco, passa una mano tra la sua chioma rosa e...chioma rosa? No, riproviamo.Scende dalla moto con il suo completo scuro, si toglie il casco e scuote la suachioma ros... Ah, basta, ci rinuncio. A quanto pare nelle mie fantasie "fiabeversione moderna" il mio cavaliere era un ragazzo con il piercing al naso, unbraccio tatuato di mille colori e i capelli rosa. Fantastico, ero fottuta.Cercai di scacciare quel pensiero, anche se fu più complicato del previsto:quella cresta rosa, che mi ricordava il salmone, fece capolino nella roulotte.
«Ehi, disturbo?» chiese con un sorriso dolce.
«No, entra.» dissi agitando la forchetta «Non dovresti avere le prove?»
«Sì ma stanno ancora transennando l'area, ci vorrà un po'.» spiegò rassegnatofacendo spallucce, per poi sedersi accanto a me.
«Oh, ok.» risposi incurante spostando lo sguardo da lui allo schermo della tv einfilandomi un enorme forchettata di noodles in bocca.
«Hai tinto i capelli!» esclamò sorpreso.
«Grazie, ieri ho fatto un salto da Jo e mi ha dato una sistemata.»
«Stai bene.» quasi sussurrò, io mi limitai a un sorrisino. Fissò anche lui latv per una manciata di secondi. «Ti piace questa roba?» ridacchiò perplesso.
«Perché?» domandai lanciandogli un'occhiataccia divertita.
«No, nulla, solo non credevo ti piacessero questi film.» si sbrigò a precisare,probabilmente temendo qualche reazione da parte mia. Josh aveva imparato a suespese che certe volte avevo l'incazzatura facile.
«Non mi piacciono infatti.» precisai arrotolando i noodles sulla forchetta.
«Quindi perché oggi te ne stai tutto il giorno rifugiata qui dentro, mangiandonoodles, davanti a film che non ti piacciono? Non volevi andare a zonzo per LosAngeles?»
«Sono stanca, non ho dormito un granché.» mormorai. Per un attimo i pensieri angosciantimi avevano lasciata in pace, ora però erano tornati e la mia parte irrazionalemi imponeva di indagare. «Tu invece? Com'è andato il tuo appuntamento?» chiesienfatizzando leggermente l'ultima parola.
Ci pensò un momento, poi alzò le spalle e sospirò un po' deluso e un po' seccato.«All'inizio ok, poi noioso, e alla fine sempre noioso ma con la birra.»
«Umh...mi spiace.» farfugliai masticando. Improvvisamente il peso sul petto sifece più leggero.
Sospirò ancora buttando la testa all'indietro e socchiudendo le labbra, lebraccia distese sulla lunghezza del bordo del divano. Era sexy, ma c'era semprequel qualcosa di dolce e tenero in lui. «Non so nemmeno perché ci sono andato.»aggiunse poi.
«Se non volevi andarci perché ci sei andato?»
«Per gentilezza, credo. Lei mi ha chiesto di vederci e io mi sentivo in doveredi farlo, non mi importava davvero di uscirci.» spiegò posando lo sguardo sulmio piatto quasi vuoto.
«Vuoi finirli?» gli proposi perplessa dopo qualche secondo di silenzio in cuicontinuò a fissare il mio cibo.
«Sì.» ammise trasformando la suaespressione frustrata in un tenero sorrisino. Gli passai il piattoridacchiando. «E insomma com'è questo film che non ti piace?» chiese allungandoi piedi sul puff.
Ormai il peso opprimente sul cuore si era volatilizzato, le affermazioni diJosh avevano distrutto le mie paranoie. E finalmente era di nuovo con me,allegro e sorridente che finiva i miei noodles.

21 weeks.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora